
Non categorizzato (346)
LA BOHEME Scene liriche in quattro quadri su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa Mimì Jessica Nuccio - Aurora Tirotta |
SCENE DA UN MATRIMONIO «L’idea di ‘riproporre’ sulla scena un progetto come «Scene di vita coniugale» è estremamente stimolante, e lo è per una molteplicità di aspetti. Comincerei dal fatto che è un testo divenuto icona internazionale intorno alle complessità delle relazioni uomo-donna, e in particolare di quelle matrimoniali. Un altro aspetto è che propone un linguaggio «cinematografico» già dal titolo del capolavoro realizzato poi da Bergman. Viene subito voglia di proseguire quell’indicazione con il linguaggio tipico della sceneggiatura da cinema tipo: int. sera, ecc... Aggiungo che è una piece assente dalle scene italiane da molto tempo. È un testo che invita ad una proposta nei confronti del pubblico attraverso una rilettura dei comportamenti in chiave contemporanea e contestualizzata alla nostra cultura. Molti giovani non conoscono l’opera, e forse nemmeno il film, ma sono sicuramente un target molto sensibile alla tematica. Parlo di giovani, ma non solo. Il perno centrale dell’opera sta nel rapporto tra un uomo e una donna e lascia immaginare un’interpretazione magistrale tra due attori che si confrontino sul quotidiano della convivenza. Il fatto che i due appartengano ad una fascia d’età in bilico tra la gioventù e la piena maturità rende l’allestimento ancor più interessante». Alessandro D’Alatri |
GIOVANNA AL ROGO «Il progetto di spettacolo è il punto di arrivo di un percorso di studio avviato dalla Compagnia intorno a Giovanna d’Arco, figura leggendaria e complessa sulla quale la letteratura offre le versioni più diverse. Le proposte cinematografiche, teatrali e scientifiche, operistiche e pittoriche, sono specchio di quanto Giovanna – bambina e soldato, donna e martire, profetessa e visionaria, devota e ribelle, patriota e santa – sia fonte inesauribile d’ispirazione. La figura straordinaria e dibattuta di Giovanna è avvolta dal mistero, sia per la natura stessa della sua esperienza, dagli incerti confini tra l’autenticità del misticismo e i fantasmi della visionarietà, sia per l’ambiguo rapporto del potere con la sua figura, su cui permane un’ombra di convenienza strumentale a certe dinamiche storiche, nel fare di questa donna dall’indubbio carisma e seguito prima un’eretica esemplare processata e giustiziata sul rogo, poi una vittima da riabilitare e beatificare». Maria Grazia Cipriani |
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE «Sul palco vuoto centinaia di corde cadono dall’alto delimitando uno spazio cubico e polimorfo: sono liane… alberi... sbarre... catene... colonne...lacrime, sono la corte di Teseo ed Ippolita, ma anche il bosco di Atene. Due voci si rincorrono come le due ombre che danzano il rito di nozze che dà l’abbrivio allo spettacolo. Irrompono Teseo, sua figlia Ermia che ama Lisandro, il promesso sposo Demetrio che la ama non riamato, il reietto Lisandro che non ha i favori del padre di Ermia e, in disparte, la disperata Elena, che ama Demetrio, non riamata. Un editto crudele condanna Ermia ai voleri del padre, la commedia viene ferita dalle leggi dell’uomo che piegano i voleri naturali dei quattro adolescenti, l’inconscio prende il sopravvento, l’irrazionale si ribella al suo opposto, lo spazio si trasforma: siamo in un ring metafisico e claustrofobico. Nel bosco della coscienza si dipanano le vicende d’amore che vedono i quattro adolescenti scoprire il desiderio, l’invidia, il rifiuto, la passione, la carne, la violenza, l’odio; ancora si fa fatica a credere che le loro urla disperate siano i suoni di una commedia. Shakespeare prepara progressivamente il proprio terreno dall’esatto rovescio, aderisce al titolo entrando dalla porta del sogno nel mondo degli umani … » Andrea Battistini |
LA COMMEDIA DI ORLANDO «Virgina Woolf è figlia diretta di Shakespeare, unica nel miscelare invenzione, gioco, umorismo e profondità, e con Orlando compie un viaggio fantastico in cui il protagonista, come Ulisse, non si pone limiti al desiderio disperimentare, di agire e di conoscere. Emanuela Giordano |
4:48 PYSCHOSIS «4:48 Psychosis non è l’ultima lettera di un suicida. Non è follia se, come dice Alda Merini, “la follia è la mancanza di qualcuno d’importante”. 4:48 Psychosis è mancanza, ricerca, desiderio e rifiuto. È quello che succede alla mente di una persona quando crollano le barriere che dividono la realtà dall’immaginazione. È la tenacia di fronte all’irrinunciabilità della speranza sentimentale, il bisogno di far funzionale i rapporti, la fragilità dell’amore. Sarah Kane scriveva per amore. Drammaturga contemporanea ma che, come dice Edward Bond, usa immagini antiche che ritornano in tutte le stagioni dell’arte, e questo la rende un “classico”. 4:48 Psychosis è un testo scritto con devozione; chi è devoto è disponibile al sacrificio, e Sarah Kane ne è la prova. Per il rispetto che merita tutto questo abbiamo scelto di proporre il testo integrale, lavorando al servizio delle parole che in scena prendono corpo e voce attraverso la sensibilità, la bravura, l’eleganza, l’ironia di Elena Arvigo, attrice di vero e puro talento... Il linguaggio appassionato di Sarah Kane è un’arma, uno strumento che, insieme alla scelta di privare il dramma di un contesto e di una struttura nell’ambito della quale capire le cose, permette allo spettatore di comprenderle su un livello meno intellettuale e più emotivo». Valentina Calvani |
CYRANO DE BERGERAC La celebre commedia teatrale in cinque atti, pubblicata nel 1897 dal poeta drammatico francese Edmond Rostand (1868-1918) e ispirata alla figura storica di Savinien Cyrano de Bergerac, uno dei più estrosi scrittori del seicento francese, precursore della letteratura fantascientifica, ebbe già dalla prima rappresentazione un eccezionale trionfo di pubblico e critica che salutò questo dramma romantico come una vera e propria summa delle potenzialità espressive nella sfera dei sentimenti e delle passioni umane. |
GALA - LE STELLE DI DOMANI Il corpo di ballo, formato da giovani danzatori emergenti provenienti da una delle più famose scuole di danza mondiali, quella de l’Opéra National de Paris, interpreta alcuni classici del balletto dell’Ottocento intercalati da coreografie contemporanee. Il Ballet de l’Opéra National de Paris affonda le sue radici in più di tre secoli di storia. Culla della danza classica nata con il regno di Luigi XIV che istituì, nel 1661, l’Académie Royale de Danse (dove vennero stabiliti i principi di base ed i codici ai quali si fa riferimento ancora oggi per posizionare il corpo o eseguire i passi), il Balletto de l'Opéra ha assimilato nel corso del tempo gli elementi dei periodi successivi: ha conosciuto i grandi voli delle silfidi, le eteree creature del Romanticismo, ed è stata attraversata dall’uragano magico dei Balletti Russi di Sergeij Diaghilev. Il Balletto dell’Opéra si è sempre affermato come una compagnia di repertorio, e durante gli ultimi cinquant’anni ha presentato al mondo le creazioni dei nomi più importanti della coreografia internazionale: |
IL NEMICO DEL POPOLO Il nemico del popolo di Henrik Ibsen è la storia di un dottore che scopre che le terme pubbliche, meta di innumerevoli villeggianti e fiore all’occhiello della sua cittadina, sono inquinate da scarichi montani provenienti da concerie di pellami. Il dottore vorrebbe fare un pubblico appello per denunciare il misfatto e porvi subito rimedio, ma tutti – in particolare suo fratello, rappresentante dei potenti azionisti di maggioranza delle terme, e i redattori di un giornale popolare, che si schierano invece contro i potenti della città – gli impongono di tacere. Il dottore non riesce quindi a trovare nessuno che sia disposto a dargli ascolto, poiché tutti sarebbero in qualche modo parte lesa. Gli appelli al potere risultano inutili, e quelli alla coscienza popolare anche: sia i vinti che i vincitori sono in ultima analisi una schiera di opportunisti, interessati solo al denaro e a mantenere intatta la propria reputazione. È in questo scenario che il dottore sceglie l’unica strada possibile: istruire i giovani, poveri o ricchi che siano, per aiutarli a comprendere meglio la realtà e renderli così cittadini futuri di una società migliore di quella in cui vivono. |
I MASNADIERI «Die Rauber, cioè i fuorilegge, i banditi, i briganti, ma per noi, e probabilmente per sempre, I masnadieri. Con questa tragedia Schiller entra violentemente nella storia della letteratura tedesca come poeta della ribellione e come suddito ribelle, retore della libertà politico-sociale e della kantiana libertà etica. Ma soprattutto entra nella storia della drammaturgia con un evento straordinario, che si tentò più volte di imitare e a cui certamente molto dobbiamo. Ciò che affascina maggiormente in Schiller è la capacità di far scoppiare effetti scenici e fondare su questi la struttura della sua drammaturgia. Egli possiede un grandioso stile drammatico, e quella particolarissima abilità scenica che consiste nel saper sfruttare ogni risorsa dell’emozione e della sorpresa. I masnadieri si inseriscono idealmente nello Sturm und Drang, e in quella luce di furore visionario l’opera attacca le istituzioni politiche e sociali e i pregiudizi morali nel proposito di impiegare il palcoscenico come “Istituto morale”. In questo senso le parole di Schiller risuonano nell’orecchio del mondo contemporaneo, e quell’opera “giovanile”, straordinaria, del poeta, mi è sembrata l’occasione giusta per poter far nascere la Giovane Compagnia del Teatro di Roma, con uno spettacolo agile, appassionato e di grande presa». Gabriele Lavia |