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BEATRICE DI TENDA - regia Italo Nunziata

"Beatrice Di Tenda", regia Italo Nunziata. "Beatrice Di Tenda", regia Italo Nunziata.

Dramma storico ambientato nella Milano del 1418.
Tragedia lirica in due atti di Vincenzo Bellini
su libretto di Felice Romani
In occasione del progetto “Genova capitale del Medioevo” 2024
Personaggi e interpreti:
Filippo Maria Visconti Mattia Olivieri
Beatrice di Tenda Angela Meade
Agnese del Maino Carmela Remigio
Orombello Francesco Demuro
Anichino Manuel Pierattelli
Rizzardo del Maino Giuliano Petouchoff
Maestro concertatore e direttore d’orchestra Riccardo Minasi
Regia Italo Nunziata
Scene Emanuele Sinisi
Costumi Alessio Rosati
Luci Valerio Tiberi
Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova
in coproduzione con la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia 
Orchestra, coro e tecnici dell’Opera Carlo Felice 
Maestro del coro Claudio Marino Moretti
Genova, Teatro Carlo Felice, 15 marzo 2024 

www.Sipario.it, 22 marzo 2024

Esistono dei titoli d'opera nei cataloghi dei grandi operisti che ancora stentano ad entrare nel consolidato repertorio. Questa è stata la sorte della Beatrice di Tenda, opera di Vicenza Bellini, che a quarant'anni dall’ultima rappresentazione, è tornata sulle scene liriche genovesi. Penultimo lavoro operistico del compositore catanese, dramma storico su libretto del genovese Felice Romani, Beatrice di Tenda, fu ultima opera ‘italiana’ di Bellini prima dei Puritani (Parigi 1835) e debuttò al Teatro La Fenice di Venezia il 16 marzo 1833. Fu un debutto dall’esito inizialmente infelice con una genesi tormentata a causa di diversi incidenti, ritardi, ripensamenti e fraintendimenti che giunsero a determinare la rottura dei rapporti fra Romani e Bellini. Bellini non considerò mai Beatrice inferiore alle sue precedenti opere, anzi ebbe modo di scrivere: “io l’amo al pari delle altre mie figlie: spero di trovar marito anche per essa” e più volte vi ritornò per rivederla, ritoccarla, modificarla, migliorarla ma riscatto non ci fu. Di recente è stata pubblicata l'edizione critica, a cura Franco Piperno, musicologo all'Università La Sapienza di Roma, presentata a Napoli al Teatro San Carlo, in forma di concerto, nel settembre 2023. Un progetto che restaura l'essenzialità dell’opera togliendo la patina delle convenzioni esecutive, per dar nuovo vigore al repertorio belliniano, interesse, tra l'altro, documentato dai recenti allestimenti dell'opera al Liceu di Barcellona, a Liegi, e dopo le riprese a Martina Franca del 2022 e quella, in forma di concerto, a Napoli del 2023. Unico dramma storico nel catalogo belliniano, si ispira a una fatto di cronaca accaduta nel 1418 presso il Castello di Binasco, vicino a Milano che ripercorre la triste vicenda di Beatrice di Tenda, vedova del condottiero Facino Cane, sposa di Filippo Maria Visconti, accusata da questi di tradimento. La natura stessa dell’intreccio, dove trovano posto contrasti, tensioni, desideri e implacabili vendette, permise al compositore, nel pieno della propria maturità artistica, di esprimersi attraverso una scrittura intensa e ricca di sottili sfumature. Di queste sfumature stilistiche che caratterizzano la scrittura vocale di Bellini se ne è fatto partecipe il pubblico, che ha assistito alla rappresentazione proposta dal Carlo Felice di Genova. Un cast di rispetto che aveva il suo punto di forza nel soprano statunitense Angela Meade, come protagonista, con le sue caratteristiche di voce di agilità ricca di estensione che la porta a giocare anche con l'essenza più drammatica della scrittura del belcanto belliniano. L'artista ha dimostrato, specie nel primo atto, tutta la peculiarità vocale della Beatrice di Tenda che si presenta con ampie escursioni verso le parti più acute della vocalità sopranile, incisi, come le ampie scene in cui è protagonista, come l'aria di ingresso Ah la pena in lor piombò. Ha dato ampia dimostrazione delle sue capacità vocale interpretative che richiedono capacità di fraseggi e di smorzare le frasi. Dove richiesto si è adoperata in una dimensione di voce più strutturata, specie nei momenti di aspro confronto con Filippo, intervenendo con veemenza nei concertati d'assieme nell’ampio finale del I atto. Nel secondo atto è apparsa affaticata, perdendo concentrazione proprio nella aria finale del secondo atto Deh! se un’urna è a me concessa, e soprattutto nella conclusione Ah! la morte a cui m’appresso, non perfettamente a fuoco con le agilità. Peccato! Tra l'altro era attorniata da cast di estremo valore aggiunto imperniato sul canto svettante ed eroico del tenore Francesco Demuro, un un Orombello ben articolata nelle sue sfaccettature liriche e drammatiche, per una parte che non ha arie, ma inizi di frasi e sempre in dialogo tra le parti, a cui sono richiesti qualità del fraseggio, cantabilità, come l'essere incalzante. Suo degno contraltare, a cui Bellini gli ha affidato una scrittura vocale specificamente belcantista a cui si richiede di essere buon fraseggiatore, la figura di Filippo, qui affidata al basso Mattia Olivieri che ha delineato una linea interpretativa impostata sulla musicalità come nella risolutiva scena Rimorso in lei?...No si resista, con una linea di canto ben strutturato. Ha dimostrato di essere più a suo agio nelle parti di pura cantabilità, meno nelle strette musicali. Ha dominato la parte di Agnese del Maino, il soprano Carmela Remigio con la sua vocalità drammaticamente ben strutturata in una parte delineata verso il canto drammatico d'agilità. Funzionali l'Anichino di Manuel Pierattelli e il Rizzardo del Maino di Giuliano Petouchoff. Da sottolineare l’importanza del coro, che è sempre molto presente in scena e ha anche una funzione di raccordo con il racconto di alcuni retroscena che vengono, per scelta del librettista, appunto raccontati invece che mostrati, ben strutturato dal direttore Claudio Marino Moretti. La direzione musicale è stata affidata a Riccardo Misasi che ha offerto una gestione musicale caratterizzata di slanci, di alternanza ritmica e forte incisività negli attacchi, perdendo di tanto in tanto contatto con il palcoscenico, ma anche rimarcando le caratteristiche melodiche che caratterizzato la scrittura belliniana, specie nell'uso equilibrato dei fiati. La regia "gotica", ossia oscura e decadente, ripropone una ambientazione di fine'800, un ambiente diroccato, residuo di un fasto ormai trascorso, con vecchi dagherrotipi sbiaditi dal tempo, di Ola Kolemhainen, definita dagli abiti di festa, uomini in frak e marsina, con l'elemento femminile in eleganti abiti di fattura antica, ma che non aggiunge nulla ad una interpretazione della trama. Del resto era una regia, quella di Italo Nunziata, che si è limitata a coordinare le entrate e uscite dei personaggio anche per l'impossibilità di gestire la fisicità della Meade in palcoscenico in altra maniera. Esisto festoso da parte del pubblico genovese che ha accolto gli artisti con calorosi applausi e ovazioni, per una proposta non affatto scontata.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Martedì, 26 Marzo 2024 04:07

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