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AGNESE - regia Leo Muscato

"Agnese" con Maria Rey-Joly nel ruolo di Agnese. Regia Leo Muscato. Foto Edoardo Piva, Teatro Regio Torino "Agnese" con Maria Rey-Joly nel ruolo di Agnese. Regia Leo Muscato. Foto Edoardo Piva, Teatro Regio Torino

Dramma semiserio in due atti
Libretto di Luigi Buonavoglia dalla commedia Agnese di Fizendry di Filippo Casari
tratta dal romanzo The Father and Daughter di Amelia Opie Musica di Ferdinando Paër
Edizione critica a cura di Giuliano Castellani
Prima rappresentazione in epoca moderna

Personaggi e Interpreti
Agnese María Rey-Joly
Uberto Markus Werba
Ernesto Edgardo Rocha
Don Pasquale, intendente dell'ospedale dei pazzi Filippo Morace
Don Girolamo, protomedico, Andrea Giovannini
Carlotta, figlia di Don Pasquale, Lucia Cirillo
Vespina, sua cameriera, Giulia Della Peruta
Custode dei pazzi Federico Benetti
Una bambina di 6 anni, figlia di Agnese, Sofia La Cara / Esmeralda Bertini (14, 17)
Maestro al cembalo Carlo Caputo
Direttore d'orchestra Diego Fasolis
Regia Leo Muscato
Scene Federica Parolini
Costumi Silvia Aymonino
Luci Alessandro Verazzi
Assistente alla regia Alessandra De Angelis
Assistente alle scene Anna Varaldo
Direttore dell'allestimento Paolo Giacchero
Maestro del coro Andrea Secchi

Torino, Teatro Regio 12 marzo 2019 (altre date 14, 15, 17, 24 marzo)

www.Sipario.it, 14 marzo 2019

Al Regio di Torino, tra scatole di antichi farmaci e giochi di ambienti, l'abile guida di Diego Fasolis fa riscoprire Agnese, dramma semiserio, opera del musicista parmense Ferdinando Paër

La musica ha avuto il merito di aver operato sempre oltre i concetti di confine, religione e contenuti, permettendo, ad esempio, ad un compositore di origine germanica, di formarsi professionalmente in un ducato dell'Italia pre-unitaria, del tipo Parma e Piacenza etc. assurgendo poi, ad importanza e tal fama da avere opere commissionate a Venezia, Milano. Grazie al cataclisma napoleonico che però fu fruttifero per la musica e le arti del primo 800, questo stesso compositore poteva essere nominato direttore a Vienna del Teatro di Porta Carinzia, Kapellmeister imperiale, o direttore musicale privato di Napoleone stesso e ad avere proprie opere allestite tra Dresda e Weimar, finendo poi la gloriosa carriera a Parigi, in quel Théâtre-Italien, sostituendo Rossini stesso alla direzione. Questa, in riassunto, la carriera di Ferdinando Paër, nato a Parma il 1 giugno 1771 e morto a Parigi, il 3 maggio 1839. L'attuale repertorio operistico non ci riporta suoi titoli che sia passati nella pratica teatrale, ma questa è comune sorte di tanti musicisti di questi primi decenni del XIX sec. soppiantati da Donizetti e Bellini per i quali furono in qualche modo anche maestri e ispiratori. Di Paër rimane nota Agnese dramma semiserio, commissionata dal conte Fabio Scotti per inaugurare il nuovo teatrino privato del suo palazzo a Ponte Dattaro, nei dintorni di Parma. Andò in scena il 3 ottobre del 1809 in assenza dell'autore che nel frattempo era dovuto rientrare a Parigi, dove prestava servizio presso la corte imperiale in qualità di compositore e direttore della musica privata di Napoleone. Dopo Parma l'opera ebbe una larga circuitazione nei maggiori teatri della penisola, mietendo successi in particolare a Napoli nel 1811, a Roma e Venezia nel 1813 e alla Scala di Milano, dove nel settembre del 1814, alla presenza dell'autore, Agnese fece furore, riempiendo il teatro per più di cinquanta sere, approdando nei teatri delle principali città tedesche, quali Dresda (1812), Vienna (1813), Berlino (1815) e Monaco di Baviera (1816). A Parigi, infine, nonostante la sua rapida diffusione, Agnese fu allestita per la prima volta soltanto nel 1819, andando in scena il 24 luglio al Théâtre Italien, di cui Paër era all'epoca direttore musicale: la serata fu memorabile e successo pieno. Fu un titolo molto apprezzato da Giuditta Pasta proprio in virtú di una vocalità della protagonista che richiedeva una capacità esecutiva improntate sulle agilità. Trama borghese, si estrazione inglese, interessante per i risvolti sociali che supporta. Una donna, che fugge dal fedifrago, vuole tornare a casa dal padre recando con sè sua figlia. Padre, però che quando apprese la notizia della fuga della figlia con questo uomo, perde il senno e viene ricoverato in manicomio dove per sette anni rimpiange la figlia morta. Ma con la pazienza di un amico medico dei pazzi, per il quale la pazzia congenita ha altre manifestazione che con la patologia non hanno nulla a che fare, e con l'assistenza del direttore del manicomio questo padre rinsavisce. Finale classico del tipo "e tutti, felici e perdonati, si rientra a casa". Quindi un opera che lavora sul tema della follia, tema che verrà più volte ripreso da Donizetti stesso, proprio lui che finirà nel marasma mentale di un ictus, nel significato più dello smarrimento momentaneo della ragione, nei risvolti del dramma semiserio come compare ne Il furioso all'isola di San Domingo e in Linda di Chamounix, piuttosto che della patologia tragica della Lucia di Lammermoor. In tempi moderni l'opera venne ripresa per una rappresentazione in forma di concerto trasmessa dalla Radio Svizzera nel 2008 diretta da Diego Fasolis.
A Diego Fasolis stesso si è affidato il Teatro Regio per questa questa Agnese di Ferdinando Paër, prima rappresentazione in epoca moderna, nel nuovo allestimento che il Teatro Regio ha voluto realizzare riaffermando così le sue capacità produttive, in questa stagione 2018-2019 fatta di titoli popolari in riproposti in allestimenti consolidati. Il risultato, visto martedì 12 marzo in un teatro non gremitissimo ma con presenti gruppi di giovani studenti, è stato uno spettacolo godibilissimo e di facile lettura grazie anche all'allestimento di Leo Muscato che fa dato immagine al mondo della follia, in forma di antiche scatole di farmaci dal sapore di latta antica, scene create da Federica Parolini. Scatole che disvelavano al loro interno piccoli ambienti scenici: lo studio del medico, la cella del manicomio, il bosco in cui vaga Agnese, la camera di casa di Uberto, l'armadietto gigante delle medicamenti, spazio di azione finale della protagonista e del suo ritrovato consorte Ernesto. Una regia che si è mostrata leggera nel condurre la storia ben articolata nel gioco delle scatole scrigni e assecondando i costumi un po' ecclettici "di tutto un po' fa anni'30", di Silvia Aymonino. La direzione di Diego Fasolis, alla testa dell'orchestra del Teatro Regio, ha offerto una lettura che esprimeva il debito di Paër nei confronti dell'opera buffa napoletana nei tempi e nello stile di canto nelle parti del basso buffo, e di quanto la musica del compositore fosse debitrice, più del clima complessivo della cultura musicale europea di inzio '800 compositivo fatta di ritmi incalzanti ma mai travolgenti, con precisi incisi nella chiusura delle frasi musicali. La riuscita della produzione è da ascrivere anche all'ottima resa della compagnia di canto ben assortita in tutte le sue componenti. A cominciare dai due protagonisti il soprano spagnolo Maria Rey-Joly nel ruolo di Agnese, in una parte che ripresa da Giuditta Pasta venne appositamente riadatta alle sue esigenze vocali ampliando quelle sezioni che permettevano di espandersi nella zona più acuta e nelle agilità, calibrando adeguatamente la linea di canto tra il lirico patetico della sua prima scena di entrata al canto del ritrovato amore di Ernesto sul versante delle agilità. Al suo fianco l'Ernesto delineato vocalmente dal tenore sudamericano Edgardo Rocha che ha confermato di possedere mezzi vocali non comuni per quel repertorio di primo belcanto ottocentesco capace di esasperare, nelle gestualità volutamente enfatiche, un personaggio maschera di" bellimbusto – amatore" superficiale. Questa carattere di commedia si è poi concretizzato nei due ruoli maschili di Uberto, padre di Agnese, del baritono Markus Werba e di Don Pasquale, intendente dell'ospedale, del basso Filippo Morace che abilmente ha tenuto ben fermo i modelli dell'opera buffa settecentesca ma senza sforzature. In questa linea di storia tra farsa e commedia si è tenuto il Don Girolamo, medico del tenore Andrea Giovannini coadiuvato dal basso Federico Benetti per quanto concerne l'organico medico. Bella sorpresa le parti femminili di Carlotta, figlia di Don Pasquale, del mezzosoprano Lucia Cirillo e la Vespina, sua cameriera, abilmente tratteggiata nella sua aria del II atto (La gioia alfin faccia ritorno) di Giulia Della Peruta. Benfatti gli inserimenti del coro diretto da Andrea Secchi nelle scene iniziali degli atti a dar voce ad una tempesta e all'attesa dell'esito dei medici.
Il pubblico del debutto ha gradito l'evento accogliendo al proscenio con applausi tutti gli artefici della serata merito di un Ferdinando Paër riscoperto.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Venerdì, 15 Marzo 2019 11:42

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