di Nikolaj Gogol’
adattamento e regia Leo Muscato
con Rocco Papaleo
e con (in ordine alfabetico) Elena Aimone, Giulio Baraldi, Letizia Bravi, Marco Brinzi, Michele Cipriani, Salvatore Cutrì, Marta Dalla Via, Gennaro Di Biase, Marco Gobetti, Daniele Marmi, Michele Schiano Di Cola, Marco Vergani
musiche originali Andrea Chenna
scene Andrea Belli
costumi Margherita Baldoni
luci Alessandro Verazzi
Teatro Stabile di Bolzano
Teatro Stabile Torino – Teatro Nazionale
TSV -Teatro Nazionale
Teatro Carignano, Torino 9 – 21 gennaio 2024
La sala grande di domenica pomeriggio è gremita, sebbene si tratti ormai dell’ultima replica (o forse proprio per questa ragione); tutti fremono, attendendo di sorridere davanti a un’opera conosciutissima, ma sempre attuale, caustica, irresistibilmente spietata (specie nei confronti dei potenti) e piacevole da gustare nelle varie riscritture: L’Ispettore Generale, di Nikolaj Gogol’. Non basta qualche problema iniziale al computer delle musiche (e il conseguente ritardo di pochi minuti) per rompere l’incanto: il protagonista Rocco Papaleo prorompe in palcoscenico, scusandosi tra gli applausi e con una battuta lapidaria - «Se anche il computer non ricomincia a funzionare, faremo lo spettacolo senza le musiche… e forse ci verrà ancora meglio» - strappa una risata collettiva (oltre che il perdono). Così, la gag improvvisata di Papaleo dà inizio a una rappresentazione deliziosa, almeno tanto da soddisfare o addirittura oltrepassare le aspettative: il testo di Gogol’ è famoso e non invecchia, non perde di efficacia nel far riflettere sulla piccolezza che spesso alberga nei detentori del potere, nel denunciare la natura infima e corrotta di burocrati e amministratori statali, oltre che la loro mentalità gretta e provinciale. L’opera in sé viene arricchita dalla regia di Leo Muscato e da un gruppo di attori bravi e ironici, coinvolti e divertiti in prima persona (come dimostrato dalla festosa danza finale, per salutare il pubblico in sala). Del resto, deve essere uno spasso vestire i panni dei personaggi inventati da Gogol’: il podestà, in primis, ma poi anche il giudice, il sovrintendente alle opere pie, il direttore scolastico, l’ufficiale postale, gli attendenti e i mercanti; tutte “maschere” che vivono in un villaggio sperduto (ai confini dell’impero, raggiungibile solo «cavalcando senza sosta per tre anni», come l’autore scrive per aggirare la censura) e reagiscono in modo comico all’annuncio della visita di un ispettore generale; hanno paura di essere giudicati negligenti (se non disonesti) e di essere segnalati a Pietroburgo, ma ciò nonostante non smettono di vivere di mazzette e sotterfugi, intendendo coinvolgere anche l’ispettore e trarne vantaggio. Una commedia degli equivoci che è la fiera grottesca dell’ipocrisia e del micragnoso malaffare di provincia! Colpiscono anche la scenografia di Andrea Belli e i costumi di Margherita Baldoni, che trasmettono la suggestione di un posto fuori dal tempo e dallo spazio, una bolla sospesa nel gelo polare: case cristallizzate nel ghiaccio e una parete che gira accompagnata dalle musiche originali di Andrea Chenna, da personaggi che si muovono leggeri e pittoreschi come marionette. Giovanni Luca Montanino