Editoriale
di Mario Mattia Giorgetti
La parola come atto
fondante del teatro
Se due persone si parlano ed uno ascolta questo è già teatro. Se uno mi parla e io ascolto, questo è già teatro.
Se io parlo a tanti, questo è già teatro.
Con ciò vogliamo sostenere che il teatro è una relazione diretta tra viventi. Tutto ciò che gli creiamo intorno, sono derivati subordinati. Certo, utili a rinforzare la comunicazione, ma sempre secondari.
Ma il nocciolo, l’essenza del teatro è il dialogo, affidato al suono con il significato intrinseco della parola stessa.
Ripetiamo: con questo vogliamo affermare che il teatro risiede principalmente nella parola che un soggetto esprime verso l’altro.
Quindi, il teatro riveste un valore unificante di umanità, intesa come unione tra esseri viventi.
Ma l’essere umano è un soggetto creativo e quindi deve soddisfare anche questo sentimento che ha dentro di sé e lo vuole offrire all’altro, o agli altri.
Questa creatività ha diritto di spaziare in ogni ambito dello scibile umano: immagini, colori, azioni, gestualità, suoni armonici e disarmonici, luci ed ombre e così via discorrendo.
Ma l’elemento fondante del teatro resta e resterà sempre la parola inventata dall’uomo per l’uomo e dal mistero della sua presenza sulla terra.
Con ciò, invitiamo a ridare alla parola la sua importanza di soggetto principale dell’atto teatrale e stiamo attenti a non soffocarla con elementi di contorno, perché alla fine saranno solo illusori per prevaricazione. E cioè tesi ad appagare più gli occhi che altro .