giovedì, 16 maggio, 2024
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Dear England (Cara Inghilterra). Un nuovo testo teatrale trascinante e impeccabile... -di Beatrice Tavecchio

Il cast di "Dear England",  West End. Foto Marc Brenner Il cast di "Dear England", West End. Foto Marc Brenner

Dear England (Cara Inghilterra)
di James Graham. Regia di Rupert Goold, scene di Es Devlin, costumi di Evie Gurney, luci di Jon Clark,
coreografie di Ellen Kane e Hannes Langolf, suono di Dan Balfour e Tom Gibbons,
video di Ash J Woodward.
Con Joseph Fiennes (Gareth Southgate), Denzel Baidoo (Bukayo Saka), Josh Barrow (Jordan Pickford), Will Close (Harry Kane), Darragh Hand (Marcus Rashford) Griffin Stevens (Harry Maguire).
Prima al National Theatre il 20 giugno 2023
Ora al Prince Edward Theatre, West End, dal 9 ottobre 2023

Un nuovo testo teatrale trascinante e impeccabile con una regia che ne sottolinea il ritmo veloce e lo esalta con musiche, coreografia ed il gioco dei colori nei costumi. Cast brillante e coinvolgente. 

James Graham (1982), il drammaturgo inglese che si distingue per l’indagine storica e a volte politica dei suoi lavori e che sta acquistando sempre più fama sia in UK che negli USA, pluripremiato per This House, Best of Enemies, Ink, e i musical Tammy Faye e Finding Neverland, ha scritto ora un testo teatrale che farà storia. Per vari motivi. Prima di tutto perché ripercorre una storia conosciuta: quella della Nazionale Inglese di calcio, in cui tutti si possono rispecchiare e sentirsi coinvolti criticamente. Secondo, per il ritmo impresso al testo che copre un lungo arco di tempo, tre e più decadi, dettagliato dai specifici riferimenti agli eventi che vivono nella memoria collettiva del calcio inglese, dalla sua nascita ai suoi eroi, per poi concentrarsi sul rigore mancato di Gareth Southgate nella semifinale europea contro la Germania del 1996 e sulla sua strategia come commissario tecnico per risollevare le sorti e la connessione col pubblico della nazionale. Dicevo del ritmo del testo, che è dato da una scrittura che non si perde nei dettagli, ma con piglio sicuro dà voce a personaggi ed eventi che delineano senza orpelli una storia che vuole essere personale per Southgate e per i calciatori della nazionale e che allo stesso tempo si rifrange sulla memoria collettiva per quello che è stata ed è la nazionale, non solo per i tifosi, ma per la coscienza nazionale. Un esempio di vita.

The cast of Dear England in the West End. Credit Marc Brenner 3
Il cast di "Dear England", West End. Foto Marc Brenner

Il testo è un’esplorazione della strategia psicologica di Southgate che diversamente da chi l’ha preceduto, punta a costruire l’affiatamento, la coesione, il supporto tra i calciatori della nazionale che provengono da diversi club, a lasciar loro la prerogativa di dar voce alle loro ansie con l’aiuto della psicologa, la dottoressa Pippa Grange, (l’attrice Dervla Kirwan), e alle loro iniziative - Marcus Rashford in tempo di Covid porta avanti una campagna affinché tutti i bambini delle scuole inglesi abbiano un pasto - fino al poter esprimere il proprio punto di vista sulle oscenità razziste gridate da certi tifosi ai calciatori di colore, che portò all’esaltante visione di ammirare tutti i calciatori della nazionale inglese piegare il ginocchio in loro supporto. La crescita personale dei giocatori, la loro maggiore confidenza sul chi sono e sul sopporto dei compagni di squadra si riversa sul campo da gioco con una progressione di vittorie che li porta al quarto posto nel campionato del mondo 2018-19 e al secondo posto nel campionato d’Europa 2020-21, dove a Wembley perdono ai rigori la finale contro la nazionale italiana. Ed è proprio questa alternanza di sconfitte -da quella del mancato rigore di Southgate nel ’96, a tutti gli altri rigori mancati- e di vincite, che cuce insieme il testo, che diventa un esempio positivo, nel suo insieme di bassi e di alti, di resilienza e solidarietà umana.

Ma veniamo allo spettacolo. Rupert Goold, il regista sostiene il testo e gli infonde l’esuberanza distintiva del calcio, il ritmo incalzante e la coerenza delle scene. Come? Prima di tutto attraverso la scenografia di Es Devlin, semplice, minimalista: un ciclorama sul fondale, in alto un cerchio al neon più largo ed uno più ristretto in basso a delineare la scena. Dieci scatoloni a misura d’uomo, rettangolari, usati  in verticale, ad aiutare i cambiamenti di scena, entrate ed uscite. Tutto qui. Sono le proiezioni solitamente in bianco e nero sul ciclorama ad indicare e far rivivere gli eventi sportivi, mentre sul nastro al neon superiore vengono indicati i punteggi delle varie partite, in rosso. 

The cast of Dear England in the West End. Credit Marc Brenner
Il cast di "Dear England", West End. Foto Marc Brenner

Altri elementi non intralciano il discorso dello spettacolo perché non delimitano gli spazi in cui gli avvenimenti occorrono. Il suo inizio è da 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. L’arena del vecchio stadio di Wembley con le sue due iconiche torri -in bianco e nero- emerge a poco a poco dal livello del palco, e si innalza  adagio sul ciclorama fino a esplodere nei canti e nelle grida dei tifosi. Gareth Southgate, l’ottimo protagonista Joseph Fiennes, solo sul palco, si porta sgomento le mani sul retro del capo, come fece il giocatore stesso dopo il mancato goal del ’96. Il rosso delle divise dei giocatori e il giallo di quella del portiere irrompono come esplosioni sui colori tenui della scena, così come il rosso delle sedie su cui gli interpreti a volte si siedono e che vengono anche usate come pulsazioni, battute sul palco, per dar ritmo allo spettacolo. I rigori, che sono al cuore del discorso del lavoro, sono resi da un cerchietto al neon sul palco nel punto da cui partirà il colpo dato dagli interpreti, che è accompagnato da un boato sonoro. Musica di tutti i tipi, curata da Dan Balfour e Tom Gibbons, dalla classica, alla semi-classica, al pop, ai canti: dall’universale “It’s Coming Home” (Sta tornando a casa) al “Sweet Caroline” - non é mai stato così bello, pensavo che bei tempi non sarebbero mai arrivati, ma ora io...- all’inno nazionale,  sostengono la tensione per diversità e ritmo. Ho detto prima di come la diversità degli ambienti in cui la compagnia si muove, da quelli intimi come gli spogliatoi a quelli ampi dei campi da gioco sono stati risolti. Ma come si è resa la dimensione di una squadra ed i suoi movimenti? La coreografia di Ellen Kane e Hannes Langolf gioca sia sull’interpretazione di movimenti atletici che sul loro fermo immagine, che danno ai giocatori quasi un aspetto statuario o anche se si vuole di gioco delle ‘belle statuine’, di Un, Due, Tre, Stella! Un aspetto scherzoso adottato anche per le entrate dei personaggi del pubblico, tutti assieme freneticamente, dal venditore di pesce e patatine, al curato, alla coppia di sposi, alla lollipop lady, e poi per i tre ministri: Teresa May, Boris Johnson e Liz Truss che appaiono più come clown che veri personaggi, a cui sono state date brevi incoerenti battute - un po’ alla Ubu Roi di Alfred Jarry o alle marionette o ai personaggi demistificanti di Dario Fo - che contrastano il lavoro ben programmato di Southgate.

Will Close Young Gareth Southgate in Dear England West End. Credit Marc Brenner
Will Close (Young Gareth Southgate) in "Dear England" West End. Foto Marc Brenner

Joseph Fiennes rende il manierismo di Southgate, pacato, riflessivo, ma fermo nelle proprie convinzioni, umano. Se all’inizio può sembrare un po’ stereotipato, nell’azione diventa sempre più convincente e sicuro del proprio ruolo. Gli altri attori sono ben inseriti e individualizzati, pur giocando con tono scherzoso e istrionico su un certo aspetto o caratteristica del personaggio che interpretano: la difficoltà di comunicare del capitano Harry Kane, per esempio. Ma il tutto in un’atmosfera di cameratismo che si esplicita anche nell’ultima scena, fisicamente, nella “brutta”danza improvvisata dai giocatori raggruppati in solidarietà intorno a Kane che ha mancato il rigore. L’ironia giocosa che è nel testo, è visibile sul palco. Dove, a concludere lo spettacolo, irrompe il personaggio della Leonessa Chloe Kelly -quella che si era tolta la maglietta-, con la Coppa UEFA Euro 2022 e quello di Sarina Wiegman, manager della squadra nazionale femminile inglese, che offre a Southgate la Coppa, perché tanto lei ne ha delle altre! Evviva, un testo teatrale ed uno spettacolo che ricordano l’uguaglianza di genere e celebrano, se pur brevemente, le vittorie femminili!

Uno spettacolo quindi che rispecchia il nostro tempo, ben scritto, intelligente, e bello in tutto tondo, umano e positivo.

Beatrice Tavecchio

Ultima modifica il Mercoledì, 01 Novembre 2023 10:28

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