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Saggio breve su carcere
redatto da Emanuel Gimenez

Istituto Tecnico "Gagliardi" Ragusa
Docente referente: Rosanna Bocchieri

La tutela della dignità umana è un combinazione per una democrazia che vuole definirsi tale.

Questo vale maggiormente per tutti coloro che, per ragioni di vario tipo, sono in una condizione di svantaggio. La civiltà di un paese si misura anche dal modo in cui tratta i detenuti.
Non dare ad una persona una propria libertà rappresenta una condanna di per sé terribile. Molti detenuti sono colpevoli di crimini, ma questo non comporta che lo stato debba essere altrettanto feroce o disprezzare la persona che ha "sbagliato". Tra l'altro, l'obiettivo della detenzione è di ri-educare il soggetto per un eventuale re-inserimento nella società, no di peggiore la situazione.
Il carcere è, in Italia, uno dei peggiori: si pensi che il sovraffollamento grava sulle condizioni di vita dei detenuti. Le carceri non sono e non devono essere, campi di concentramento.
Citando una fonte "Ministero di Giustizia, 30 sett. 2013" troviamo delle statistiche sui numeri di carcerati in Italia; in Pole Position Lombardia con 8900 detenuti di cui più della metà stranieri.
Ci sono interventi molto importanti da mettere in atto per risolvere questa terribile situazione. Il reato di clandestinità, per esempio, interessa il 9% dei detenuti stranieri. Poca cosa, quantitativamente, ma perchè mai queste persone dovrebbero finire in carcere, assieme a stupratori, assassini e ladri, solo per aver cercato di trovare una vita migliore? L'eliminazione del reato di clandestinità sarebbe già una buona cosa, ma non è certo la soluzione.
Abbiamo avuto la possibilità di approfondire le nostre conoscenze con un educatore, quindi una persona importante nell'ambito carcerario. La figura dell'educatore, adeguatamente formato affinché sappia promuovere attività rieducative e formative con la partecipazione attiva del detenuto, ha un ruolo centrale nel trattamento psicologico e anche morale del detenuto, così come l'educazione permanente rappresenta l'indispensabile metodo di crescita e di rapporto sociale, fuori e prima del carcere. Esso ci ha fatto capire la dura vita di un detenuto , che però può essere " alleviata " prestando la propria attività in campo culinario (difatti l'educatore era un addetto alla pasticceria del carcere). Come vengono contati i coltelli e qualsiasi materiale utile per contribuire al detenuto di avere "vita facile" prima e dopo l'attività di questo all'interno della pasticceria.
Concludo dicendo che, il carcere, come molti pensano, non è un posto per rifugiarsi, non è un albergo, non è un posto per stare con gli amici, non è un posto dove avere u lavoro e garantire un mantenimento alla propria famiglia... esso ti priva della cosa più bella e magnifica che una qualsiasi persona, ma anche essere vivente possiede... LA LIBERTÀ!

Ultima modifica il Venerdì, 16 Dicembre 2016 09:24
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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