di Jonathan Bertolai
con Gloria Dorliguzzo, Ian Gualdani, Adele Cammarata
suono Hubert Westkemper
musiche Giacomo Vezzani
luci Orlando Bolognesi
ideazione scenografica Marta Crisolini, Francesca Tunno
regia Jonathan Bertolai
coreografie e movimenti scenici Gloria Dorliguzzo
produzione MAT Movimenti Artistici Trasversali con Teatro del Giglio di Lucca e della Città del Teatro di Cascina con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca
Operaestate Festival Veneto
Basssano del Grappa (Vicenza), teatro Remondini 27 agosto 2022
La visione è apocalittica, non fa tralasciare che poche, forse infime, inesistenti, speranze. Chi sono i sopravvissuti, quelli che in qualche modo si stanno adattando al nuovo corso, ai bassifondi della terra e del cosmo? Sono uomini insetto, residuo del post-umano, come le note di regia stesse dichiarano. Ma a ben vedere possono essere anche gorilla, in quella nebbia dispersiva, annientante dell’esistenza. Sono tre, si trascinano con fatica ma cercano resistenza, con dolore, in una grande cella esagonale d’inquietante aspetto che richiama ancestralmente l’esserino che fa il miele, appunto, la deliziosa ape. Api nel cosmo, uomini di un altro corso. In quel buio penetrante salvato da pochi, illuminanti per fortuna, luci (molto indovinate), gli uomini insetto, due femmine e un maschio, saltano, si sprigionano, reagiscono con tutte le loro forze, in un percorso che sembra non avere oltrepassaggio alcuno. Sono sforzi continui, richiami alla vita gridata con tutte le loro forze sebbene contenuti in mugugni, gemiti deliranti dove a fatica si cercano di continuo vie d’uscita, provando a elaborarne le proprie consistenze di esistenza che cerca sublimazione ma ancor di più salvaguardia del proprio io, del proprio essere. E’ un mondo infernale post mortem, un mondo-spazio dove la resistenza fa anche provare a far nascere un idillio, quei sublimi e arcaici elementi di desiderio unito all’infatuazione. L’autoannientamento che spesso trascina verso il fondo, quando non vede speranza combacia con il disfacimento del proprio io, ed è un muoversi in catarsi, un atto e un canto liberatori. I tre attori sono tutti allineatamente perfetti, in questo spettacolo, in prima nazionale che Operaestate Festival Veneto propone nella sezione B. Motion Teatro, il pubblico segue attentamente, non si sente respiro. E’ una specie di rifiuto, l’essere umano visto qui, pur nella sua purezza, se c’è e quando c’è, all’interno di sistemi già preconfezionati dei quali poco si avvede e si interessa. O almeno non ne esce, il massimo che può fare ( e non lo fanno tutti) è quello di riuscire a chiedersi dove va la propria vita. Contaminati dalla cupezza, limitati nella libertà, gli uomini insetto provano a identificarsi, a provare a reggere sullo stato precedente, a risultare chiari e limpidi ma è tutto complicato. Cadi e ti alzi, e viceversa. Tentativi, spremuti fino all’ultima delle gocce. Convivere, esistere in uno spazio ristretto, angusto e frustrante sembra il loro destino. Poi, all’improvviso qualcosa di grande accade, non sembra vero ma è. E’ il nuovo ripartire, il nuovo essere, uno stato di plateau che va incontro a una nuova emancipazione, che almeno pare tale ma che certo è di una forza prorompente che non lascia dubbi. E’ il nuovo stato, attraversato in precedenza da sacrifici penetranti, è la nuova salvezza? Tutto si svolge tra un nuovo dolore una nuova ripartenza, un nuovo commiato. I tre interpreti di MAT Movimenti Artistici Trasversali vanno citati con doveroso ossequio, per impegno e coinvolgimento dove anche il più piccolo gemito segna la loro partecipazione totale, e sono Gloria Dorliguzzo, Ian Gualdani e Adele Cammarata, come detto prima ineccepibili in allineamento, in caduta, in rinascita. Jonathan Bertolai firma una drammaturgia d’impatto, con una regia di adeguata forma. Bravi davvero.
Annamaria Pellegrini