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È COSÌ CHE TUTTO COMINCIA – regia Fabrizio Montecchi

Mariangela Granelli in "È così che tutto comincia", regia Fabrizio Montecchi Mariangela Granelli in "È così che tutto comincia", regia Fabrizio Montecchi

un progetto di Mariangela Granelli e Fabrizio Montecchi
da Le regole del saper vivere nella società moderna di Jean-Luc Lagarce
regia e scene di Fabrizio Montecchi
con Mariangela Granelli
figure e sagome di Nicoletta Garioni
musiche di Marcel Dupré, César Frank, Franz Liszt, Max Roger
luci di Anna Adorno/cesare Lavezzoli
produzione del Teatro GiocoVita e LAC Lugano Arte e Cultura
Teatro Filodrammatici, Piacenza, 30 settembre 2023, prima nazionale

www.Sipario.it, 28 ottobre 2023

C'è un'angoscia ironica e tristissima nella lezione imbastita dalla professoressa M. – alias Mariangela Granelli – affiancata da un bidello/servo di scena, Fabrizio Montecchi in  È così che tutto comincia. Le regole del saper vivere nella società moderna di Jean- Luc Lagarce. Il primo nucleo ideativo del monologo risale al 2012, portato in scena in fase di studio nel palazzo ex Enel, proprio davanti al teatro dei Filodrammatici. A distanza di undici anni Mariangela Granelli e Fabrizio Montecchi ritornano sulla scena del delitto: quella lezione di vita e convenzioni che l’inflessibile professoressa tiene per gli spettatori/studenti, nel segno di un vademecum per la vita che diviene una lenta, ironica, e a tratti dolente confessione di un fallimento esistenziale ed emotivo della professoressa che sembra presa in prestito dal reality di RaiDue, Il collegio.

Il contesto è scolastico, la professoressa M. incede rigida e inflessibile pronta a raccontare come tutta la vita sia scandita dalla consapevolezza che «Nascere, non è complicato. Morire, è molto semplice. Vivere, tra questi die avvenimenti, non è necessariamente impossibile». Questo afferma più volte la professoressa di Jean-Luc Lagarce che mette in chiaro quali convenzioni sia necessario osservare per un buon matrimonio che sia soprattutto un buon affare. Jean-Luc Lagarce enuncia con imperioso e secco argomentare ciò che è lecito fare e ciò che non lo è in un contesto altoborghese d'altri tempi, ma che in realtà non è troppo distante dai compromessi, dagli interessi materiali dei nostri giorni, quei compromessi fatti di 'roba' e micragnosi interessi che, un tempo come oggi, regolano affetti e relazioni. 

Dalla culla alla tomba si definiscono quelle che sono le responsabilità formali di padrino e madrina pescati fra il pubblico, oppure come normare il fidanzamento fra due giovani, anch'essi presi dall’aula/platea di una classe di studenti che si applicano ai precetti di un buon vivere borghese. Con l'ausilio delle sagome disegnate da Montecchi e della tecnica del teatro delle ombre – non poteva essere altrimenti in una produzione Teatro GiocoVita – tempo e situazioni esistenziali si delineano in una cadenza progressiva che lascia poco spazio a sentimenti e sincerità, in cui tutto è regolato con cinica anaffettiva precisione. La stessa ferrea rigidità caratterizza la professoressa evidentemente zitella che nel momento in cui si ritrova a dover narrare il matrimonio salta passaggi, va oltre, si commuove, sbraita – forse un po' troppo – per nascondere come quel passaggio lei – lei che insegna – l'abbia mancato. 

È così che tutto comincia cerca un dialogo – a tratti macchinoso ma non privo di fascino – fra attore in carne e ossa e figure, come nello stile di Teatro GiocoVita. Nel debutto visto al Filodrammatici, la prova di Mariangela Granelli soffre di quella rigidità destinata a sciogliersi con le repliche, mentre il bidello di Montecchi appare un poco troppo marcato. Aggiustamenti che arriveranno – si crede – col tempo e con la possibilità di mettere in scena È così che tutto comincia, un lavoro che forse risente dell’entusiasmo che una decina di anni fa suscitò il drammaturgo francese, portato alla ribalda da Luca Ronconi e dalla pubblicazione dei suoi testi che ne fece Ubulibri di Franco Quadri. L’eco del testo riporta a Ionesco e a Queneau. E con questo si dice tutto o quasi. A distanza di una decina d’anni Lagarce non sembra più così straordinario, almeno il testo scelto da Granelli e Montecchi e dello studio realizzato nel palazzo dell’ex Enel la memoria serba il ricordo di un lavoro più leggero, nella sua ripresa apparso un po’ irrigidito e impolverato a cui bisogna dare un nuovo smalto che solo facendo può forse arrivare. 

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Lunedì, 30 Ottobre 2023 11:47

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