martedì, 03 dicembre, 2024
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RAGAZZA SUL DIVANO (LA) - regia Valerio Binasco

"La ragazza sul divano", regia Valerio Binasco. Foto Virginia Mingolla "La ragazza sul divano", regia Valerio Binasco. Foto Virginia Mingolla

di Jon Fosse
Traduzione Graziella Perin
Regia di Valerio Binasco
Interpreti e personaggi: Pamela Villoresi (Donna), Isabella Ferrari (Madre), Giordana Faggiano (Ragazza), Giulia Chiaramonte (Sorella). Valerio Binasco (Uomo), Michele Di Mauro (Zio), Fabrizio Contri (Padre). Scene e luci: Nicolas Bovey. Costumi: Alessio Rosati. Suono Filippo Conti
Video e pittura Simone Rosset
Assistente alla regia: Eleonora Bentivoglio
Assistente alle scene: Eleonora De Leo
Assistente ai costumi: Rosa Mariotti. Foto di scena: Virginia Mingolla
Produzione: Teatro Biondo Palermo / Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale in accordo con Arcadia & Ricono Ltd per gentile concessione di Colombine Teaterförlag
Teatro Biondo Palermo, Sala Grande - dal 26 aprile al 5 maggio 2024

www.Sipario.it, 27 aprile 2024

Valerio Binasco è innamorato del Teatro di Jon Fosse. Con questo La ragazza sul divano sono sei i lavori del Premio Nobel per la letteratura 2023 (nell’ordine Qualcuno arriverà, E la notte canta, Un giorno d’estate, Sonno, Sogno d’autunno) messi in scena dall’attore-regista piemontese, vestendo qui il ruolo dell’uomo, marito della donna Pamela Villoresi, senza che abbiano un nome, come gli altri cinque personaggi della pièce:  un vezzo che li accomuna ad alcuni drammi di Rosso di San Secondo, di più d’un secolo fa, per tutti valga Marionette che passione e La bella addormentata. Ma andiamo per ordine. All’inizio i sette personaggi appaiono sulla scena ovattata di grigio ad opera di Nicolas Bovey, dove quasi alla rinfusa sono collocati un frigo, una lavatrice, un tavolinetto con due sedie, un giradischi e naturalmente un divano al centro dove vi staziona, quasi incollata, la ragazza di Giordana Faggiano, proiezione giovanile di colei (la Villoresi) che cerca di realizzare, con un piglio d’insoddisfazione, un dipinto sulla parete laterale di fondo, quasi una tela per gettarvi dei colori, in realtà quelli che su una lavagna luminosa fa gocciolare con perizia Simone Rosset e che s’imprimono a guisa d’un video-art dai colori smaglianti. Sempre su questa parete, dietro un velatino, apparirà una piccola camera da letto, una poltrona e un bagnetto attiguo. La donna che adesso è avanti negli anni, non è contenta delle sue opere, forse perché dipinge ciò che vede e non ciò che non vede e che dà il senso della grandezza d’un artista. Adesso è lì tutta sola, scontenta del suo uomo quando gli è vicino, che le esprime tuttavia il suo amore e ugualmente scontenta quando gli è lontano, decidendo infine di farne a meno. Adesso riflette, pensa a ciò che le è passato davanti, cercando di fermare per alcuni istanti la sua vita, ciò che gli spettatori vedranno in scena, ovvero le storie d’una famiglia in un interno, il cui padre di Fabrizio Conti è diventato un uccel di mare, un Corto Maltese alla ricerca di avventure, mentre la madre di Isabella Ferrari, con la quale ha avuto sempre un rapporto conflittuale, è sempre lì pronta a dare su di nervi, confortata alla meglio dallo zio di Michele Di Mauro che non le fa mancare sesso e amore ed è presente una sorella disinibita che sventola la sua beltà, impersonata da Giulia Chiaromonte che preferisce farsi sbattere lungo le panchine del porto da individui senza nome, facendole venire, a lei ragazza appunto, sempre sul divano accucciata dentro una coperta, la voglia di emulare la sorella, giusto per provare l’effetto che fa. Non succede nient’altro. Tutto appare sospeso, come un quadro incompiuto o un’aria musicale priva di alcune note. I loro sentimenti appaiono sbiaditi, anche quando in chiusura apparirà quel marinaio e vedrà il fratello fare l’amore con sua moglie. É un lavoro dove Binasco in sintonia con Fosse mette in scena l’anima dei personaggi, non le loro qualità e la stessa pittrice di Pamela Villoresi ricorda solo ciò che non l’ha fatta andare avanti nella vita, È un Teatro quello di Fosse che ha pietà per le persone, in cui il tempo è il vero protagonista, raffigurato come un cul-de-sac da cui non si può uscire. È così che vanno le cose sembra dirci Fosse. E mentre un angelo invisibile attraversava il palcoscenico, un vasettino con dei fiorellini dentro girava sul quel giradischi.  La bella regia di Binasco che corre ormai su binari cinematografici alla maniera di Bergman e un cast eccezionale, tutti di alto livello, è stato salutato alla fine da calorosissimi applausi del pubblico del Teatro Biondo di Palermo. 

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Sabato, 27 Aprile 2024 22:28

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