lunedì, 29 aprile, 2024
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DODICESIMA NOTTE (LA) O QUELLO CHE VOLETE - regia Giovanni Ortoleva

"La dodicesima notte (o quello che volete)", regia Giovanni Ortoleva. Foto LAC-Lugano Arte e Cultura, Luca-Del-Pia "La dodicesima notte (o quello che volete)", regia Giovanni Ortoleva. Foto LAC-Lugano Arte e Cultura, Luca-Del-Pia

di William Shakespeare
traduzione di Federico Bellini
adattamento e regia di Giovanni Ortoleva
con (in ordine alfabetico) Giuseppe Aceto, Alessandro Bandini, Michelangelo Dalisi, Giovanni Drago, Anna Manella, Alberto Marcello, Francesca Osso, Edoardo Sorgente, Aurora Spreafico
scene di Paolo Di Benedetto
costumi di Margherita Baldoni
luci di Fabio Bozzetta
progetto sonoro di Franco Visioli
produzione LAC Lugano Arte e Cultura
in coproduzione con Fondazione Luzzati Teatro della Tosse, Centro D'arte Contemporanea Teatro Carcano, Arca Azzurra
al teatro Ponchielli, Cremona, 26 marzo 2024.

www.Sipario.it, 7 aprile 2024

Una sorta di gradinata verde acido con in alto un fregio, uno spazio che schiaccia le figure e le trasforma – a loro modo – in bassorilievo, come i putti che svolazzano nell’ultimo anello: è questa la scena, firmata da Paolo Di Benedetto, della Dodicesima notte di Shakespeare per la regia di Giovanni Ortoleva. La dodicesima notte del titolo è la notte dell’epifania, è notte magica, è un tempo in cui ciò che appare non necessariamente è e ciò che realmente è si rivela, malgrado la nostra volontà. E allora Viola si finge uomo, reduce da un naufragio dove ha perso il fratello gemello che poi si scoprirà essere sopravvissuto, a sua insaputa. Viola si traveste da uomo, Cesareo (Alessandro Bandini) al servizio del duca dell’Illiria, Orsino (Giuseppe Aceto), perdutamente innamorato di Olivia (Anna Manella), in lutto per la morte del fratello, salvo poi innamorarsi di Cesareo/Viola. Parallelamente un gruppo di cortigiani – capeggiati da Sir Tobia (Sebastian Luque Herrera) decide di farla pagare al moralista e rigido maggiordomo Malvolio (Michelangelo Dalisi), facendogli credere di essere amato da Olivia, occasione insperata per un’ascesa sociale che lo condurrà all’umiliazione e alla follia. Nella ‘Dodicesima notte’ tutto si complica, gli intrecci e le agnizioni sono elevate all’ennesima potenza nel nome dell’amore e di un dire che sa essere aulico e basso nella bella traduzione di Federico Bellini. Su tutto e tutto oltre che l’amore dominano la musica, le canzoni del fool Feste (Francesca Osso) che commentano e danno ritmo all’azione. Ortoleva raggela la scansione della vicenda, affidando le parole e i gesti degli attori a una sorta di acida e a tratti graffiante recitazione, in un mix di controllata esagerazione dei toni, portati al limite e poi trattenuti. Tutto ciò non inficia l’andamento piano della narrazione che permette di seguire con una certa facilità l’intricata vicenda. Le note del pianoforte danno consistenza agli oggetti scenici: la lettera con cui viene ingannato Malvolio, i soldi che servono a ripagare favori. Tutto è parola, parola detta, cantata, sibilata e digrignata. I corpi degli attori sono costretti a una sorta di innaturale bidimensionalità schiacciati su quella gradinata si muovono orizzontalmente, c’è il tentativo di ascendere la scala (sociale?). Ma ben saldi rimangono in cima solo Orsino e Olivia, gli altri sono destinati ad aspirarvi, per poi precipitare nei gradoni sottostanti. Ortoleva va in cerca del dramma che sta dietro le cose, va in cerca di quel non detto che le parole travestite come i corpi nascondono e che l’azione teatrale rivela, nel suo dichiararsi smaccatamente. Viola/Cesareo confessa davanti a Olivia: «Io sono quello che recito». E il gioco dell’essere e dell’apparire si eleva anche nella prassi teatrale messa in atto da Ortoleva che in Alessandro Bandini ha una sua intensa ambiguità. L’attore unisce in sé Viola, Cesareo e il fratello gemello Sebastiano. Nel corpo dell’interprete coesistono femminile e maschile, senza interruzione di continuità. Ortoleva ha saputo gestire senza eccessi e con gran gusto la scottante e attuale questione di genere e ha regalato una ‘Dodicesima notte’ a suo modo classica, in cui la parola è protagonista, incarnata da attori che sanno essere – con qualche discontinuità interpretativa – al servizio del testo. Qualche eccessiva staticità ridondante rischia di far perdere in linearità all’intera operazione, ma il confronto con la creatività esegetica di Giovanni Ortoleva ripaga di un po’ di fatica e si scioglie in un chiudersi di sipario, scaldato dagli applausi del folto pubblico. 

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Domenica, 07 Aprile 2024 18:38

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