Meditazione visio-poetica
Regia e cura della visione di Anna Gesualdi e Giovanni Trono
Produzione: Teatringestione di Napoli
XI Cortile Teatro Festival di Messina
Lido Horcynus Orca 21 luglio 2022
Dopo aver ricevuto delle cuffie wireless, veniamo fatti accomodare su delle sedie sdraio poste in semicerchio sulla spiaggia di Capo Peloro, lì dove ‘Ndrja dell’Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo giunge con la barca in compagnia della femminota Ciccina Circè sulle sponde messinesi di Cariddi, non distante da quel pilone di ferro, simile ad una piccola Tour Eiffel parigina, che un tempo comunicava elettricamente con la sua gemella calabrese posta su quel montarozzo di Scilla dove il mare dello Stretto separa le due mitiche coste. La sera è freddolina, un turbinio di stelle spicca sul blu notte d’un cielo senza luna rendendole ancora più lucenti, mentre una felpa o un giubbotto ti confortano da quel maestrale che non manca mai in quella punta del mondo che un tempo vide passare le navi achee di Ulisse. Sulla spiaggia buia, quattro punti illuminati da piccoli led delimitano uno spazio quadrangolare dandoti l’idea che sia un palcoscenico. Dalle cuffie giunge una voce suadente di uomo (quella di Giovanni Trono) che inizia a descrivere una competizione di danza sulle note di Besame mucho. A quel punto risulta spontaneo chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare in un viaggio carico di immagini che esistono solo nella tua mente. I movimenti degli invisibili ballerini seguono delle traiettorie ben precise percorrendo quella sorta di ring che è la pista da ballo con precisione matematica. Le figure eseguite sono geometriche e intese a rappresentare delle coordinate cartesiane che danno una armonia cosmica. Si arriva così alla seconda parte dove viene descritta la creazione di un universo, dove dal vuoto (che non è mai vuoto del tutto) particelle di materia entrano in collisione tra di loro formando dell’altra materia, dando vita a quell’espansione continua che è propria della formazione di universi. Anche in questo caso le traiettorie che seguono appartengono alla geometria cosmica, quella dei frattali per intenderci. La nostra immaginazione, guidata da quella voce ci fa assistere alla danza di elementi che si moltiplicano sempre più occupando uno spazio grande miliardi di chilometri che è poi il significato dello spettacolo Chorea vacui: legato già in Virgilio e Lucrezio con l’immagine e il culto della magna mater e dunque qualcosa di primordiale riferito alla nascita, mentre il concetto di vacui, genitivo di vacuum (vuoto) non è ammissibile per Aristotele. Forze di materia e antimateria concorrono alla formazione del bosone di Higgs, la cosiddetta particella di Dio perché in grado di conferire una massa a tutte le altre particelle. Si viene trasportati nello spazio cosmico (o più semplicemente al CERN di Ginevra) e la nostra mente assiste alla perfezione che ci fa credere che esista un Dio. Uno spettacolo molto suggestivo, astratto, cui ha contribuito Anna Gesualdi, dove è lasciato allo spettatore, in grado di lasciarsi trasportare, il compito di tradurre in immagini e farsi stupire così come conclude Giovanni Trono: “Chi non è in grado di provare nè stupore nè sorpresa è, per così dire, si, è morto, i suoi occhi sono spenti”.
Gigi Giacobbe