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ARENA DI VERONA OPERA FESTIVAL - “ROBERTO BOLLE AND FRIENDS”. - di Vito Lentini

Roberto Bolle, Nicola Del Freo, Gioacchino Starace in “Canon in D major”, coreografia Jiři Bubeníček. Foto Andrej Uspenski Roberto Bolle, Nicola Del Freo, Gioacchino Starace in “Canon in D major”, coreografia Jiři Bubeníček. Foto Andrej Uspenski

ROBERTO BOLLE AND FRIENDS
Gala di danza in coproduzione con Artedanza s.r.l.
- Il Corsaro - pas de trois
Misa Kuranaga, Timofej Andrijashenko, Taras Domitro
- Caravaggio - pas de deux
Nicoletta Manni, Roberto Bolle
- Le fiamme di Parigi - pas de deux
Maria Kochetkova, Angelo Greco
- Canon in D Major
Roberto Bolle, Nicola Del Freo, Gioacchino Starace
- Step Addition
Nicoletta Manni, Roberto Bolle
- Lo Schiaccianoci - atto II, pas de deux
Misa Kuranaga, Angelo Greco
- Proust ou les intermittences du coeur - pas de deux
Timofej Andrijashenko, Roberto Bolle
- At the end of the day
Maria Kochetkova e Sebastian Kloborg
- Don Chisciotte - atto III, pas de deux
Nicoletta Manni, Osiel Gouneo
- Dorian Gray
Roberto Bolle, Alessandro Quarta
Light designer: Valerio Tiberi
VERONA, 96° Opera Festival, 25 luglio 2018

Il tassello tericoreo del 96° Opera Festival

L'appuntamento coreutico dell'Arena di Verona Opera Festival è l'attesissimo ritorno della serata speciale Roberto Bolle and Friends che per il quinto anno consecutivo costituisce il tassello teriscoreo cardinale del seguitissimo cartellone areniano. Lo spettacolo, già da tempo sold-out, è un'occasione preziosa per il pubblico internazionale dell'anfiteatro romano dal momento che offre, secondo un'ossatura consolidata, una carrellata considerevole di momenti di danza di alto livello. Per l'occasione l'étoile del Teatro alla Scala, nonché Principal dell'American Ballet Theatre, ha coinvolto dieci artisti italiani ed internazionali stilando un programma che accosta, come di consueto, segmenti del repertorio classico alla sperimentazione contemporanea e pop.

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L'ingresso di Roberto Bolle sulle note di We will Rock you seguito da un breve e iconico assolo salutato da calorosa ovazione è il preludio della prima parte dello spettacolo che prende avvio con una delle pagine più celebri del repertorio ottocentesco, il pas de trois tratto dal balletto Le Corsaire. Reso celebre in Occidente da Rudolf Nureyev e Margot Fonteyn - nella nota modulazione per due danzatori - qui lo stralcio tratto dal balletto è affidato a Medora, Conrad ed Alì rispettivamente interpretati da Misa Kuranaga, Timofej Andrijashenko e Taras Domitro. Lei, Principal del Boston Ballet, è danzatrice dalle linee minute abilissima nel restituire una solida variazione con particolare riguardo ad equilibri e giri, Timofej Andrijashenko - che Sipario ha seguito nel ruolo in occasione della recente nuova produzione del balletto al Teatro alla Scala - corrobora l'esecuzione di vigore e precisione riconfermando le nostre pregresse analisi. Il personaggio di Alì affidato a Taras Domitro, Principal Guest artist, consegna validamente la celeberrima variazione non privandola di frequenti licenze coreografiche.
Seguono le icastiche modulazioni coreografiche del pas de deux tratto da Caravaggio e che trovano eleganza, coerenza e ricercatezza del movimento nel tratto solenne di Roberto Bolle e Nicoletta Manni secondo il placido incedere della struttura coreografica elaborata da Mauro Bigonzetti.
Angelo Greco e Maria Kochetkova - Principal del San Francisco Ballet - sono, di converso, gli artisti impegnati con la tempra vigorosa del pas de deux tratto da Le fiamme di Parigi: lui, di formazione scaligera, dona alla variazione e alla coda possanza unitamente a disinvoltura esecutiva nei virtuosismi di cui si compongono i citati segmenti coreografici, lei, formatasi presso la scuola del Bolshoi, concede alla variazione l'auspicata leggerezza e fine precisione.
Il minuto lavoro delle mani illuminate nel buio della scena prelude, quindi, alla piena compiutezza di Canon in D Major firmato da Jiři Bubeníček e qui affidato alla definita e ricercata linea di Roberto Bolle, all'eleganza di Nicola Del Freo e alla naturale sensualità di Gioacchino Starace.

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Ancora l'étoile del Teatro alla Scala con Nicoletta Manni ad aprire la seconda parte dello spettacolo con Step Addition: brano coreografico che svela la pregevole aderenza con il tessuto musicale di René Aubry secondo pennellature cadenzate.
È il pas de deux del secondo atto dello Schiaccianoci a riportare in scena Misa Kuranaga al fianco di Angelo Greco abile nel donare nitore esecutivo al breve assolo. La cristallina variazione della Principal del Boston Ballet è intessuta di equilibri reiterati e di significativa tenuta.
Il successivo pas de deux è tratto da Proust, ou les intermittences du Coeur firmato da Roland Petit: segmento, questo, che manifesta quella relazionalità tutta al maschile che è un affondo fascinoso della creatività coreutica; il dialogo speculare peculiare di tale architettura coreografica qui gode della scultorea corporeità di Roberto Bolle e Timofej Andrijashenko, sincroni nel palesare l'imponenza della linea accademica.
La poesia chiaroscurale di At the end of the day - musica di Szymon Brzóska e coreografia di David Dawson - con Maria Kochetkova e Sebastian Kloborg prelude ai due ultimi momenti della serata. L'amatissimo e irrinunciabile pas de deux del terzo atto del Don Chisciotte è l'ultimo frammento affidato a Nicoletta Manni, recentemente seguita da Sipario nel medesimo ruolo alla Scala, affiancata da Osiel Gouneo, Principal del Bayerisches Staatsballet che per l'occasione sfodera prodezze virtuosistiche di prim'ordine con particolare riguardo ai reiterati tours e salti di considerevole definizione inframezzati da solido dominio delle dinamiche di movimento.
Chiude la serata areniana la sperimentazione coreutica aperta alle nuove tecnologie: ambito, questo, già sperimentato dall'étoile scaligera nei plurimi Gala portati in scena in diverse occasioni. L'epilogo dello spettacolo all'anfiteatro veronese è, dunque, affidato a Dorian Gray, breve segmento di danza e musica ideato e coreografato da Massmiliano Volpini. Roberto Bolle qui divide il palco con il violinista e compositore Alessandro Quarta impegnato a incorniciare musicalmente la struttura coreografica che vive di inusuale manifestazione ma che appare efficace nell'intento di palesare l'arduo dialogo fra estetica, sfolgorio, decadenza e lacerazione dell'empirico.
Con tale percorso musicale, coreutico e letterario si conclude, quindi, l'evento unico dell'Arena Opera Festival. L'irrinunciabile appuntamento terisocoreo dell'estate veronese all'anfiteatro romano è il tassello dedicato alla danza di un Festival ricco, eterogeneo e che ci si auspica possa incrementare le serate dedicate al balletto secondo una tradizione dal lungo corso storico.

Vito Lentini

Ultima modifica il Lunedì, 30 Luglio 2018 11:34

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