Macerata Opera Festival 2017
"Turandot" di Giacomo Puccini,
regia Ricci e Forte
Ricci e Forte da tempo ci hanno abituati alle loro regie incredibili, sospese nel tempo e in quella dimensione onirica, piacevole per molti spiacevole per altri. E' chiaro che quando Francesco Micheli ha affidato al duo la regia della Turandot di Puccini si sapeva che la strada intrapresa sarebbe stata discussa, ovvero un motivo di discussione per critici, pubblico et similia. Quindi una vera panacea per parlar di Puccini senza parlare di Puccini. Ricci e Forte sono un po' come Disney e Beckett, una folle eversione in un imbuto di musical vecchio stile. Ed è così quindi che la loro Turandot rappresentata allo Sferisterio di Macerata è quello che oggi si direbbe un pretesto per parlare di altro, quindi un modo per sentire Puccini in una ricerca molto interiore. Fra ghiacciai pre scena che si sciolgono, pseudo Isis combattenti che agiscono prima dell'opera, teche, orsi e orsacchiotti, la Regina di ghiaccio amata da Puccini come forse il suo ultimo alter ego di vero capricorno, diventa caramello con uno zucchero filato. Ed il terrore nasce da qui, un po' come faceva Kubrick, sbalordire su quello che è lì visibile ma che i più non vogliono vedere. Pertanto la Turandot Ricci/Forte è veramente divertente, immersa come poche in una atmosfera da parco Disneyland e da operetta, ammiccando non poco proprio al mondo dei cartoon's americani e non per dire anche ai manga, l'opera si muove come una macchina di estrema tensione immaginifica, giocando sul dentro e sul fuori, sul visto e non visto, insomma un gioco di scatole che tanto piace. Peccato che non sempre la direzione di Pier Giorgio Morandi coincida con l'ironia e la proverbiale oniricità del duo terrible. La Turandot del cast doveva essere Iréne Theorin ma forse presa da un incauto inconscio, una rovinosa caduta non le ha permesso di partecipare ed essere la vera Frozen del gran cirque Ricci e Forte. Al suo posto una appassionata France Dariz molto brava e credibile nel ruolo di donna poco appassionata così come Puccini disperatamente cercava di non trovare. E' invece Liù come si sa la vera regina delle nubi e della luna, interpretata da Davinia Rodriguez. Nel grande gioco dei ruoli disillusi ovviamente Il Principe Rudy Park che fa sempre il signor Turandot, dimenticando spesso di essere un tenore che deve sostenere un ruolo di incredibile sensualità ed incantamento. Porta, Bonfatti e Nardiss sono Ping, Pang, Pong che diventano il vero oggetto soggetto dei registi. Poi il resto del cast Pisani, Spina, Cutrini reggono le tracce di spirito contrario. Scene e luci di Nicolas Bovery, costumi di Gianluca Sbicca, movimenti coreografici di Marta Bevilacqua. Coro Bellini diretto da Carlo Morganti, coro di voci bianche diretto da Gian Luca Paolucci. Grande plauso come sempre all'Orchestra Regionale delle Marche.
Marco Ranaldi