concept e regia Nicola Di Chio, Miriam Selima Fieno
in scena Abdo Al Naseef Alnoeme, Giorgia Possekel
drammaturgia Miriam Selima Fieno
scenografia virtuale e light design Maria Elena Fusacchia
videomaking Nicola Di Chio, Miriam Selima Fieno, Abdo Al Naseef Alnoeme, Giorgia Possekel
video di archivio Hazem Alhamwy
realizzazione miniature Ilenia Lella Fieno
spazio sonoro Antonello Ruzzini
produzione Tieffe Teatro Menotti, Bottega degli Apocrifi
debutto ottobre 2022, tour stagione 2023/2024
Torino, Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, il 5 maggio 2023
Un ragazzo, una ragazza. Ma non è una storia d’amore. Intreccia dolori diversi. Quello di un bambino che la guerra ha strappato alla propria terra. Quello di una bambina a cui la separazione dei genitori ha tarpato la felicità. Si chiama teatro documentario, perché è tutto vero, compresi gli interpreti che sono anche i protagonisti delle vicende narrate. Però la cornice è quella del palco, con le sue regole scritte e non scritte, con l’eleganza, la consapevolezza, la presenza scenica, che trasformano una nuda testimonianza in un’interpretazione. Qui Giorgia e Abdo, in ordine di entrata, incarnano se stessi in un’opera del tutto intellegibile e di estrema complessità formale, con uso di schermi, videocamere, filmati registrati, riprese in diretta. Un’opera necessaria, che svela tanto del conflitto in Siria. Aiuta a capire, sensibilizza, offre una chiave di lettura illuminante sui flussi migratori attraverso la voce di un giovane uomo, che allo scoppiare della guerra era undicenne e adesso è rifugiato in Italia con la numerosa famiglia grazie a un’organizzazione internazionale. Abdo lavora, prende permessi per recitare. Però affronta come un mestiere anche il teatro. Ha garbo, misura, giusta intensità, la capacità di emozionarsi e sorridere senza lasciarsi travolgere da ricordi semplicemente tremendi. La vita salva per un soffio più di una volta. La casa bombardata. I cecchini, i tanti morti, il volontariato in ospedale, la scuola bruscamente interrotta dalla necessità di guadagnare. Giorgia ha un volto di rara espressività. Racconta anche lei una storia diversamente terribile. Il mondo che crolla addosso a una bambina. E questi due estremi di sofferenza si toccano, si comprendono, fanno scattare sete di conoscenza. Giorgia si fa spiegare da Abdo cosa è successo e succede in Siria e alla fine chiede di interloquire con i bambini dei campi profughi in Libano. Perché capire fa cambiare le cose. Fieno e Di Chio sono bravi attori, ancora giovani, che da qualche tempo sentono l’urgenza di approfondire le realtà che si affacciano sul Mediterraneo e contribuire alla comprensione di tutti. Ci stanno riuscendo egregiamente. In operazioni che ricordano da vicino, per forza e qualità, spettacoli memorabili come Il racconto del Vajont di Marco Paolini.
Maura Sesia