Operetta in tre atti
Libretto di Vittore Leon e Leone Stein
dalla commedia L'Attaché d'ambassade di Henri Meilhac
Musica di Franz Lehár
Direttore Andrea Sanguineti
Regia Vittorio Sgarbi
Personaggi principali e interpreti
Il barone Mirko Zeta - Armando Ariostini
Valencienne, sua moglie - Manuela Cucuccio | Leslie Visco
Il conte Danilo Danilovic - Fabio Armiliato | Saverio Pugliese
Hanna Glawari - Silvia Dalla Benetta | Cristina Baggio
Camille de Rossillon -Emanuele D'Aguanno | Matteo Mezzaro
Il visconte Cascada - Riccardo Palazzo
Raoul de St.Brioche - Alessandro Vargetto
Bogdanovic - Gian Luca Tumino
Sylviane - Valeria Fisichella
Kromov - Salvo Fresta
Olga - Paola Francesca Natale
Pritschitsch - Antonio Cappetta
Praskovia - Sabrina Messina
e con la partecipazione di Tuccio Musumeci nel ruolo di Njegus
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO MASSIMO BELLINI
Maestro del coro Gea Garatti
Allestimento della Fondazione Pergolesi-Spontini di Jesi
con
sovratitoli in italiano ed inglese
Catania, Teatro Massimo Bellini dal 10 al 17 dicembre 2017
Inutile addentrarsi nel ginepraio dei confonti e delle valutazioni, ma gli appassionati si sono sentiti certamente gratificati da La Vedova allegra di Franz Lehár andata in scena a Catania il 10 dicembre 2017. A maggior ragione perché da anni tale genere non si vedeve sulle scene catanesi e la gente, negli attuali mala tempora, ha desiderio della suddetta leggerezza.
Il teatro Massimo Bellini era gremito, colmo di spettatori plaudenti che avevano fatto la fila al botteghino, con tanto di numeretti, fino a pochi minuti prima dell'inizio. Accadimento raro davvero anche questo, al giorno d'oggi.
Per saziare tanto desiderio "volatile", a maggior ragione la direzione d'orchestra di un'operetta dovrebbe essere essa stessa leggera e brillante. In realtà, il Maestro Andrea Sanguineti si è lasciato ammaliare dal lato "sognante" della partitura e, volendolo accentuare in maniera un po' svenevole, ha rallentato i tempi. L'ottima orchestra del teatro etneo l'ha seguito docilmente nelle suddette sottolineature che il maestro ha voluto imprimere all'andamento dell'intero spettacolo. Oltretutto, non bisogna dimenticare come il direttore debba favorire le vocalità presenti scena, che sono sia cantanti che recitanti: i rallentamenti eccessivi ed il volume certo non moderato non giovano a nessuno, soprattutto ai cantanti, che di lunghi fiati e spinte hanno dovuto fare riserva.
Colei che ha spiccato sull'intero cast è stata la protagonista, dalla vocalità decisamente professionale e adusa anche ad altro repertorio: Silvia Dalla Benetta si è dimostrata una Hanna Glawari duttile e piacente.
Al suo fianco il conte Danilo di Fabio Armiliato si è distinto per disinvoltura scenica ed esperienza.
Puntuale ed elegante il Camille de Rossillon di Emanuele D'aguanno, affiancato dalla graziosa Valencienne di Manuela Cucuccio e dallo spigliato Armando Ariostini nei panni del barone Zeta.
Gradevoli tutti i numerosi comprimari ed altrettanto il coro diretto da Gea Garatti Ansini. Ma la recitazione è stata un po' ostica per tutti...E allora su questo versante ha dettato legge Tuccio Musumeci, nei panni di Njegus. Un Njegus siciliano, ovviamente, di nome Concetto, che ha dominato la scena con la naturalezza che solo un veterano della prosa può possedere.
L'intero spettacolo si è snodato senza troppe sbavature, piacevolmente arricchito dalle coreografie di Giusy Vittorino, con l'inserimento del celeberrimo can-can di Offenbach nella parte dello spettacolo ispirata a Chez Maxim's, in una produzione che nel complesso si è giovata più che della regia, un po' routinaria, delle scene e dei costumi di Vittorio Sgarbi.
La trovata cinematografica delle proiezioni scenografiche delle Terme Berzieri di Salsomaggiore, riflesse dalle quinte a specchio, è stata un'idea efficace e low cost, che probabilmente sarebbe il caso di ripetere anche in altre produzioni di diverso genere.
Non a tutti è piaciuto, però, il concentrarsi dell'azione sulla parte anteriore del palcoscenico, proprio a causa di tali proiezioni. C'è da dire, dunque, che le proporzioni andrebbero curate con maggiore attenzione e sottolineare che gli effetti cinematografici purtroppo non sortiscono lo stesso risultato dal vivo.
Le immagini dei mosaici del regno del Liberty hanno comunque fatto da adeguata cornice ad una scena ricca più di personaggi che di arredi, in un turbinio di vesti e di veli che Sgarbi ha certamente curato col gusto dell'intenditore Boldiniano, ma che travalicavano la stilizzata eleganza dell'epoca per taglio disinvolto ed eccesso di orpelli, spacchi e trasparenze.
Pubblico delle grandi occasioni, autorità in sala; tutta la Catania che conta era presente all'evento conclusivo della stagione lirica 2017, prodiga di applausi finali che hanno salutato il grande successo della serata.
Natalia Di Bartolo