di William Shakespeare
traduzione e adattamento Alessandro Serra
regia, scene, luci, suoni, costumi Alessandro Serra
con (in ordine alfabetico) Alessandro Burzotta, Andrea Castellano, Vincenzo Del Prete, Massimiliano Donato, Salvo Drago, Jared McNeill
Chiara Michelini, Maria Irene Minelli, Valerio Pietrovita, Massimiliano Poli, Marco Sgrosso, Marcello Spinetta
collaborazione alle luci Stefano Bardelli
collaborazione ai suoni Alessandro Saviozzi
collaborazione ai costumi Francesca Novati
maschere Tiziano Fario
consulenza linguistica Donata Feroldi
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale
Emilia Romagna Teatro ER T / Teatro Nazionale, Sardegna Teatro, Festival d’Avignon
MA scène nationale – Pays de Montbéliard
in collaborazione con Fondazione I Teatri Reggio Emilia, Compagnia Teatropersona
Teatro Carignano (Torino) dal 7 al 19 novembre 2023
La scenografia minimalista stranisce, d’accordo, ma probabilmente serve a porre maggiore risalto sul testo universale, sulla forza eterna di personaggi che raccontano – senza rinunziare alle componenti del sogno e dell’ironia – prevaricazione e abuso di potere. Visivamente parlando c’è poco mare, vero anche questo, ma è dentro i protagonisti che va ricercata la profondità e l’azzurrità dell’oceano che sconvolge, che sovverte le umane sorti. Alessandro Serra mette in scena al Teatro Carignano di Torino La Tempesta, di William Shakespeare, dopo una tournée internazionale. È un’emozione nuova assistere al dramma shakespeariano, perché inusuale è la luce che vi si getta in questa rappresentazione: per iniziare, è notevole l’effetto del bianco, che prevale tra i costumi dei personaggi, sul fondale nero cupo della scena (Miranda, mesta, tiene stretta una conchiglia tra le mani e la porta all’orecchio, mentre il papà Prospero le racconta la congiura di cui è vittima da anni). Ben pochi gli elementi in scena; un telo scuro e ampio ondeggia, simboleggiando l’oceano; quattro rametti rappresentano la selva intricata che sull’isola imprigiona i naufraghi in preda alla follia. Solo luci e ombre – niente effetti speciali, ma elementi basici e candele – a definire i contorni dei personaggi. Si rimane rapiti e suggestionati, riflettendo su come tutto questo intenda sottolineare il potere originario – addirittura primordiale – del teatro, al di là di qualunque artifizio o nuova tecnologia. Indossando vesti meno sontuose e appariscenti (quanto di più vistoso in palcoscenico sono le maschere di cui gli attori si coprono, durante un rito tribale), la trama de La Tempesta trova ulteriore impeto: l’amore tra Miranda e Ferdinando; le congiure di Antonio, Alonso e Sebastiano; la lealtà di Gonzalo, la comicità di Trinculo e Stefano. Anche i personaggi, comunque, sebbene notissimi, si rivelano in una prospettiva inusuale: Calibano, mostro selvaggio e deforme, è nero, senza paura di sfidare il politicamente corretto; e, al di là del colore della pelle, contrasta (giustamente) con la leggiadria di Ariel, spirito dell’aria, interpretato da una giovane ed eterea fanciulla. La regia di Serra, che è autore di teatro ancestrale, si presta benissimo a far rivivere La Tempesta senza tempo, raccontando il rapporto tra uomo e natura, tra verità e finzione. Giovanni Luca Montanino