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MISANTROPO - regia Nora Venturini

"Misantropo", regia Nora Venturini "Misantropo", regia Nora Venturini

regia Nora Venturini
di Molière
traduzione di Cesare Garboli
con Giulio Scarpati, Valeria Solarino
e con Blas Roca Rey, Anna Ferraioli, Matteo Cirillo,
Federica Zacchia, Mauro Lamanna, Matteo Cecchi
scene di Luigi Ferrigno
costumi di Marianna Carbone
luci di Raffaele Perin
musiche di Marco Schiavoni
regia di Nora Venturini
al Teatro alle Vigne di Lodi, 14 febbraio 2019

www.Sipario.it, 15 febbraio 2019

Il protagonista del celebre testo di Molière, Alceste, afferma che "stimare tutti è come non stimare nessuno, e che tal vizio è ormai prerogativa di tutte le persone di quest'epoca". Proprio da tale affermazione l'autore, mischiando il genere commedia alla tragedia, restituisce una lucida contemporaneità di un testo "vivo" che nutre il potere di porre in luce le ambiguità, i sotterfugi, le debolezze, ma soprattutto quel vizio delle persone che volontariamente pretendono di possedere ideali e virtù che in pratica non possiedono, manifestando così l'inganno a danno di altre genti con affermazioni volte alla bugia. L'allestimento teatrale, andato in scena per la prima volta nel 1666, nella versione applaudita ed apprezzata dal pubblico lodigiano propone Giulio Scarpati nel ruolo di Alceste, un uomo integerrimo e caparbio nel non sostenere le ipocrisie del tempo, e Valerina Solarino nel ruolo di Célimène, una bellissima donna civettuola (di rosso vestita) da lui amata ma al contempo ritenuta fuori luogo proprio per lo stile di vita frivolo e convenzionale. In scena anche l'amico di Alceste, figura accondiscendente e arrendevole interpretato da Blas Roca Rey nel ruolo di Filinte. Questo sentimento di avversione nei confronti dei propri simili, per lo più provocato da incapacità nel prender parte alla vita attiva e accompagnato da uno scontroso desiderio di solitudine, porta Alceste ad emarginarsi da una società che non gli appartiene, e nel finale lo conduce a rinunciare per sempre al sentimento di puro amore verso la sua prediletta non pronta a vivere appartata dal mondo. Un Alceste provato dalle continue insinuazioni, dagli inganni e dalle maldicenze che fanno sì che il suo ritiro assuma un senso di sconfitta ma non certamente di solitudine. "Il misantropo" ridicolizza fin dalle prime battute le convenzioni degli aristocratici francesi dell'epoca, assumendo una certezza radicata nel giudicare i difetti altrui. L'opera si discosta dalle farse del XVII secolo proprio per la "moderna" capacità di offrire agli spettatori dei personaggi caratterizzati da intraprendenza e costante rapidità per forza, energia e movimento, concentrando l'andamento sui singoli ruoli piuttosto che sulla trama, fornendo così un visibile turbamento dell'animo indomito di Alceste che da cittadino onesto viene messo alla prova del compromesso, del pettegolezzo, della falsità poste in atto dalla corruzione mascherata da buone (o per meglio dire "cattive") maniere. La regista Nora Venturini attualizza la regia – a tratti in maniera esasperata – con riferimenti correnti e ben riconoscibili alla nostra presente società. La messa in scena, godibile nei tempi, non protende alla pura classicità teatrale de "Le Misanthrope ou l'Atrabilaire amoureux" ma preferisce sottolineare l'aspetto burlesco del protagonista a causa della sua programmatica determinazione, permettendo al pubblico di scegliere, a sipario chiuso, da quale parte collocarsi, con Alceste o con Célimène e di conseguenza Filinte, Oronte, Eliante, Citandro, Acaste e Arsinoè?

Michele Olivieri

Ultima modifica il Venerdì, 15 Febbraio 2019 15:05

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