dalla “Notte prima della foresta” di Bernard-Marie Koltès
con Pippo Delbono
musiche Piero Corso
Milano, Teatro Menotti, dal 9 al 14 gennaio 2024
Gli ultimi di Delbono nella Notte di Koltès Delbono introduce il monologo di Koltès dalla lettura di una lettera a lui indirizzata da François Koltès, fratello del drammaturgo. Da lui ottiene l’autorizzazione a far ciò che vuole delle pagine del fratello. È così che inizia “La notte”. Un testo importante che visita la condizione esistenziale dello straniero. Delbono dà voce a un clandestino alla ricerca di una stanza per dormire in una sera di pioggia. Incontra un compagno, come lui lo chiama che però, presto, assume le vesti del nemico, dell’altro, del razzista di chi ti vuole emarginare. È da questo incontro sfortunato che ha inizio una sorta di soliloquio rabbioso. Un urlo in cui si rivendicano i diritti del lavoro, l’orientamento sessuale, una vita dignitosa; la possibilità di volare liberi come uccelli. Ma ci sono gli “stronzi” che ti inseguono. Non resta che scappare nella foresta per evitare gli spari dei soldati. E poi, c’è la pioggia che continua a cadere, simbolo dell’inarrestabilità di una persecuzione. Solo un Sindacato Mondiale, come dice l’interprete, può salvare il destino dello straniero. Delbono colora un testo con le tinte della disperazione allargando la condizione dello straniero ai diversi, agli irregolari a chi non si adegua al conformismo. È questo calarsi nella profondità degli ultimi, nelle loro pieghe psicologiche, a rappresentare il punto centrale e interessante di questa rilettura accompagnata dalle note poetiche della chitarra di Piero Corso. Una rilettura che rischia, a volte, di scivolare, di essere interpretabile come manifesto politico perdendo la potenza della sua natura originaria. Andrea Pietrantoni