Di Carlo Goldoni
Compagnia: Teatro dei Pistoia, con
Alessandro Averrone: Florindo
Mimosa Campironi: Rosaura (fidanzata di Florindo)
Franca Penone: zia Gandolfa
Nicola Rignanese: Pancrazio (proprietario della bisca)
Massimo Grigo’ : Lelio ( baro)
Davide Lorino: Pantalone
Roberta Rosignoli: Beatrice ( amante di Florindo)
Mario Valiani: Tiburzio (altro baro)
Regia: Roberto Valerio
Teatro Massimo di Cagliari dall’8 al 12 gennaio 2025
Negli intenti di chi ha voluto ripescare nel mare magnum del teatro italiano settecentesco quest’opera sicuramente minore di Goldoni, c’era una intenzione scopertamente etica: la denuncia delle dipendenze più o meno tossiche in una società, come la nostra, che di queste dipendenze sembra alimentarsi. Dal lotto all’enalotto, al gratta e vinci, al poker on line, alle slot machine nascoste nei retro-bar per non parlare delle mille droghe ricreative o terminali, in aumento in parallelo alla potenza della criminalità. Questo l’intento. Ma poi c’é’ l’arte teatrale, che è stile, racconto, recitazione, scenografia, luci, costumi, movimento dei corpi, musica.... E qui’ devo dire che il risultato mi è parso diseguale. Buona l’idea di collocare la vicenda su una barca, in navigazione verso l’ignoto. O verso la catastrofe, come il Titanic. Certo è che a bordo non ci si cura di dove si vada, nessuna domanda, nessun presentimento che possa distogliere dall’effimero, dal gioco, dal piacere, degli intrighi. E’ ancora il Goldoni tutto dentro la commedia dell’arte: Pantalone, il giovane scapestrato, il servo astuto, l’amante nascosta nel baule, e quel continuo correre e saltellare che accompagna i dialoghi e lo svolgimento della azione. Ma nei movimenti del protagonista vi è qualcosa di eccessivo, come egli volesse supplire con il suo correre forsennato da un angolo all’altro della scena ad una insufficiente capacità di rendere il personaggio attraverso la recitazione. Meglio se la cava Pancrazio, per più misurata espressività e maggiore presenza sulla scena. Scialbo invece Pantalone, maschera priva, come sappiamo, di vivacità, ma ancor più intristito dalla recitazione piatta e dalla dizione difettosa di Lorino. Bene le donne, divertenti, vivaci, molto bene i due bari che in coppia, come il gatto e la volpe con Pinocchio, subdolamente blandiscono Florindo, fino a portarlo alla rovina. Le musiche originali della Campironi semplici, elementari, accompagano tuttavia con una certa grazia lo svolgimento dell’azione, le luci piene, senza sfumature, ed i costumi sobri (Pantalone) o stravaganti (Rosaura, Beatrice) in accordo con il carattere dei personaggi. Attilio Moro