A causa mia, il processo D'Annunzio-Scarpetta
soggetto Antonio Vladimir Marino
drammaturgia Antonio Marfella, Antonio Vladimir Marino, Luciano Saltarelli, Francesco Saponaro
regia Francesco Saponaro
con Gianfelice Imparato, Fortunato Cerlino, Marco Mario de Notaris, Giovanni Esposito, Enrico Ianniello, Tony Laudadio, Demi Licata, Antonio Marfella, Peppino Mazzotta, Luciano Saltarelli
e la partecipazione filmata di Gino Curcione, Enzo Moscato, Marino Niola, Andrea Renzi, Peppe Servillo
scene Lino Fiorito, costumi Ortensia De Francesco, luci, direzione della fotografia Cesare Accetta, suono Daghi Rondanini
Napoli, Teatro San Ferdinando, dal 21 ottobre al 2 novembre 2008
Riapre il San Ferdinando, il teatro glorioso che fu per decenni la casa artistica di Eduardo De Filippo, nel popolare quartiere di Foria. Dopo lunghi restauri, il comune l'ha affidato allo stabile cittadino, e lo spettacolo che ora l'inaugura ha molto a che fare con l'artista partenopeo. Protagonista è infatti Eduardo Scarpetta, che dei De Filippo fu padre naturale, oltre che protagonista della scena napoletana del primo novecento. A essere precisi protagonista è il procedimento giudiziario che contro di lui intentò velenosamente Gabriele D'Annunzio, «offeso» dalla parodia della propria tragica Figlia di Iorio, l'altro aveva elaborato col titolo Il figlio di Iorio. Ne seguì un procedimento giudiziario, e due schieramenti contrapposti tra gli intellettuali italiani. Non era proprio un «caso Dreyfuss», ma una fotografia sintomatica della cultura italiana del momento. Nello spettacolo che Francesco Saponaro (autore anche del testo assieme a Antonio Vladimir Marino, Antonio Marfella e Luciano Saltarelli) offre con Delitto di parodia, 'A causa mia, Il processo D'Annunzio-Scarpetta non c'è solo una vicenda da tribunale, ma molto di più. Si vede lo stesso Scarpetta rinnovare una scena impigrita nelle maniere della «antica italiana» (o se si preferisce «all'antica napoletana»), negli anni di inizio novecento in cui la regia nasceva in Europa, e l'intero teatro prendeva la via della modernità.
Nei filmati da cinema delle origini che scandiscono e integrano la rappresentazione, scorre del resto anche il dibattito tra le grandi firme dell'epoca (Croce favorevole a Scarpetta con la voce e il volto di Marino Niola, Mentre Enzo Moscato presta la sua passione e il suo acume a un dubbioso Salvatore Di Giacomo). Ancora più divertenti e rivelatrici le immagini assai eloquenti del D'Annunzio di Peppe Servillo (muto qui quasi per contrappasso, tra i suoi fantasmi estenuati alla Capponcina, e i «consigli» assai interessati del suo amico Marco Praga (Andrea Renzi), non scrittore scapigliato, ma fondatore e sacro guardiano della Siae. Insomma molti elementi si intersecano in questa Parodia, dalla lingua del teatro ai diritti d'autore a una vera e proprio ricostruzione processuale. Il tutto legato, coerente e avvincente, attorno alla presenza magnetica di Gianfelice Imparato, che scarpettianamente passa da una situazione a un'altra, da padrone della scena a vittima giudiziaria, dando una stretta continuità al racconto. E la compagnia attorno a lui non è certo di «comprimari»: il processo per fare un esempio, vede schierati nei due collegi di accusa e difesa attori come Peppino Mazzotta e Fortunato Cerlino, e dall'altra parte Enrico Janniello e Toni Laudadio. E poi ancora i coautori Marfella e Saltarelli. Uno spettacolo ricco e variegato. Con le belle immagini create da Lino Fiorito, il suono di Daghi Rondanini e le luci di Cesare Accetta, passa dal «teatro nel teatro» al docudrama, risultando utilmente «pedagogico» e insieme sinceramente divertente.
Gianfranco Capitta