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SEGRETO DI SUSANNA (IL) / SUOR ANGELICA - regia Federica Zagatti Wolf-Ferrari/Giorgia Guerra

"Suor Angelica", regia Giorgia Guerra. Foto Ennevi "Suor Angelica", regia Giorgia Guerra. Foto Ennevi

Il Segreto di Susanna
Intermezzo in un atto. Libretto di Enrico Golisciani
Editore proprietario Josef Weinberger, Londra.
Rappresentante per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano
Musica di Ermanno Wolf-Ferrari
Direttore Gianna Fratta
Regia Federica Zagatti Wolf-Ferrari
Scene Serena Rocco
Costumi Lorena Marin
Costumi della Fondazione Teatro Regio di Parma
Luci Andrea Tocchio
Conte Gil Vittorio Prato
Contessa Susanna Lavinia Bini
Sante Roberto Moro
Suor Angelica
Opera in un atto. Libretto di Giovacchino Forzano
Editore Casa Ricordi, Milano
Musica di Giacomo Puccini
Direttore Gianna Fratta
Regia Giorgia Guerra
Scene Serena Rocco
Costumi Lorena Marin
Costumi della Fondazione Teatro Regio di Parma
Luci Andrea Tocchio
Suor Angelica Donata D’Annunzio Lombardi
La Zia principessa Graziella DeBattista
La Badessa Tiziana Realdini
La Suora zelatrice Alessandra Andreetti
La Maestra delle novizie Alice Marini
Suor Genovieffa Rosanna Lo Greco
Suor Osmina Sonia Bianchetti
Suor Dolcina Jessica Zizioli
La Suora infermiera Elisa Fortunati
Prima cercatrice Manuela Schenale
Seconda cercatrice Grazia Montanari
Prima conversa Emanuela Simonetto
Seconda conversa Mirca Molinari
Una novizia Cecilia Rizzetto
Maestro del Coro Ulisse Trabacchin
Orchestra e tecnici della Fondazione Arena di Verona
Nuovo allestimento della Fondazione Arena di Verona
Verona, Teatro Filarmonico, 2 febbraio 2022

www.Sipario.it, 5 febbraio 2022

La stagione lirica 2022 del Teatro Filarmonico di Verona, riparte da un allestimento che esattamente due anni è stato giocoforza rimandare. Un dittico inedito che accosta due atti unici molto diversi tra loro per caratteristiche drammatiche e musicali, ma che declinano l'opera italiana di inizio Novecento: Il Segreto di Susanna di Ermanno Wolf-Ferrari e Suor Angelica di Giacomo Puccini: titoli che vale la pena scoprire, come nel caso di Wolf-Ferrari, o di ritrovarli estrapolati dal loro contesto creativo come Suor Angelica, parte del trittico di Giacomo Puccini. Trova così compimento l'idea del teatro veronese di disarticolare il Trittico pucciniano e di reinserire le singole parti con altri abbinamenti non sempre del tutto scontati. Nel 2021 si è assistito all'inedito assieme del Tabarro di Puccini con la farsa in un atto di Amilcare Ponchielli, Il Parlatore eterno, nel 2019 era il Gianni Schicchi abbinato con Il Maestro di Cappella di Domenico Cimarosa.
Un altro modo per proporre titoli di un repertorio desueto, che forse proprio causa loro semplicità di atti unici, difficilmente collocabili da soli, sia che si tratti di farse o drammi, e quindi costretti a essere ricombinati in una strutturata proposta. Il problema è di renderli attrattivi cercando altre motivazioni che non siano soltanto quelle musicali. Nel caso di questo dittico si è optato, come motivo di richiamo, per una gestione musicale e scenica tutta al femminile, affidando la direzione d'orchestra a Gianna Fratta e le regie rispettivamente del Segreto a Federica Zagatti Wolf-Ferrari, discendente del compositore, a Giorgia Guerra quella di Suor Angelica, come al femminile le scene e i costumi, di ambo i titoli, rispettivamente di Serena Rocco e di Lorena Marin. Delle due registe, (la Zagatti Wolf-Ferrari aveva già dato prova della sua abilità scenica nello scorso dittico “telefonico” Poulenc /Menotti), si tratta di solidi operatori teatrali, abituati ad un lavoro silenzioso da dietro le quinte, didatti e promotori dell'arte teatrale che sanno fare della semplicità il loro stile. Il risultato, nel suo complesso, è stata una messinscena essenziale sia che fosse lo spaccato di un salotto, nel Segreto di Susanna, sia il colonnato mobile, spazio di azione, in Suor Angelica, tutti creati da Serena Rocco. Semplicità, quindi anche nella regia dell'intermezzo di Ermanno Wolf-Ferrari, dove s'agitano le smanie gelose del Conte Gil e l'ingenuità di Susanna, tutta presa nella sua iniziazione al tabacco. Vittorio Prato e Lavinia Bini, giovani ma esperti di palcoscenico, se la giocano in perfetta sintonia, tra piccoli sotterfugi, e innocenti bugie, fino alla discoperta del segreto di Susanna, fumare, il tutto condotto su una musica scritta nel 1909 per la scena tedesca, vivace e ben calibrata nel dare assist alla comicità dei protagonisti. Musica che ha ben presente la tradizione dell'opera buffa italiana ma che getta uno sguardo a ciò che si muoveva oltre le Alpi, con un cenno a Richard Strauss qua e là, un pizzico di Mozart, mettendoci anche qualche dissonanza vocale per far capire che cominciava ad essere recepita come novità. E così anche la gelosia si dissolve nell'aria, come il fumo di sigaretta. Tutto al femminile il microcosmo conventuale che anima la pucciniana Suor Angelica: in questa data, era protagonista Donata d'Annunzio Lombardi, circondata dalle suorine provenienti dai quadri del coro areniano opportunamente indicate, con inserimenti del comprimariato emergente di qualità (Alice Marini, Jessica Zizioli, Elisa Fortunati, Rosanna Lo Greco, Cecilia Rizzetto). La regia di Giorgia Guerra muove i sui personaggi in una ambientazione metafisica, amplificata dal colonnato squadrato e da tagli di luce plumbei, restituendoci una Suor Angelica sfuggente, estranea agli accadimenti piccoli e grandi del concluso e protettivo mondo conventuale, complice un'interpretazione intensa ma nello stesso tempo sfuggente da parte della protagonista. Una lettura che ci disvela una Suor Angelica donna e madre fino all'estremo esito di morte nel quale si dismette la tonaca, per rivestirsi da donna e da madre. Interessante la Zia Principessa, qui ben caratterizzata dal punto di vista vocale dalla voce possente del contralto maltese Graziella DeBattista, ma ancora appesantita dall'assetto caricaturale del personaggio.
Interessante la direzione di Gianna Fratta capace di andare all'essenzialità delle due partiture e di restituirci quei passaggi che lasciavano trasparire piccoli frammenti di una modernità compositiva, ben assecondata dall'Orchestra dell'Arena e di gestire, anche se non appieno, il volume orchestrale che tendeva a coprire le voci, essendo posizionata a livello di platea. Solo una nota stonata: la scarsità di pubblico sparpagliato per la sala del Filarmonico.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Sabato, 05 Febbraio 2022 09:27

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