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NABUCCO - regia Gianfranco de Bosio

"Nabucco", regia Gianfranco de Bosio. Foto ENNEVI "Nabucco", regia Gianfranco de Bosio. Foto ENNEVI

Seconda rappresentazione
di Giuseppe Verdi
Dramma lirico in quattro atti
Libretto di Temistocle Solera
REGIA Gianfranco de Bosio
SCENE Rinaldo Olivieri
DIRETTORE Alvise Casellati
NABUCCO Amartuvshin Enkhbat
ISMAELE Matteo Mezzaro
ZACCARIA Alexander Vinogradov
ABIGAILLE Anna Pirozzi
FENENA Josè Maria Lo Monaco
IL GRAN SACERDOTE DI BELO Gianfranco Montresor
ABDALLO Riccardo Rados
ANNA Elisabetta Zizzo
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Allestimento Fondazione Arena di Verona
Verona, Arena Opera Festival 2023, 28 luglio 2023

www.Sipario.it, 31 luglio 2023

Meritati sono stati gli applausi a scena aperta indirizzati ai tecnici dell'Arena di Verona che, con velocità e precisione, nei tre intervalli e in alcune momenti di cambio scena, hanno trasformato l'assetto del palcoscenico areniano, spostando, girando, aprendo le strutture architettoniche che dominano in questo Nabucco di G. Verdi riproposto con la regia di Giancarlo De Bosio. Risale al 1991 questo allestimento, che marca un periodo della storia degli allestimenti architettonici, conservando intatto, a distanza di anni, il fascino del maestoso e funzionale, del decorativo di qualità, tradizionale e nel contempo essenziale per come è strutturato. Evoca nelle sue architetture un periodo storico perso nella storia in cui i miti, quello di Babilonia e del popolo ebraico con la sua schiavitù, sostengono la narrazione del libretto, mischiandosi con eventi storici documentati dall' archeologia: Nabuccodonosor, II re degli Assiri, è noto in antichità per essersi dedicato proprio alla ristrutturazione di Babilonia, accreditato ai posteri per essere aver ideato i Giardini Pensili, una delle sette meraviglie del mondo antico, e per aver distrutto il tempio di Salomone, causando la prima deportazione del popolo ebraico, l'Esilio babilonese. Lo spazio areniano è dominata dalla grande torre di Babele ispirata al dipinto del pittore fiammingo Pieter Brueghel, così come l'ha pensata lo scenografo Rinaldo Olivieri, tutto soffuso di un vago color sabbia, ocra e bianco, elementi che caratterizzano l'abbigliamento del popolo ebraico. Di contro una connotazione di colore investe l'abbigliamento degli assisi ricchi di costumi dai colori sgargianti che portano la firma di Pasquale Grossi, ricreati con il rifacimento del progetto scenografico del 2011. Un impianto scenico che ben si adatta all’Arena, eppure abilmente strutturato così da risultare anche decisamente agile ai cambi scena che, alla fine, affascina il pubblico: tutto quanto fa spettacolo, funzionale ai dettami drammaturgici e a quanto cerca il pubblico areniano, di facile e immediato, tra emozione visuale e di ascolto. In questa seconda rappresentazione tutto si è combinato al meglio. Una direzione sobria di Alvise Casellati, fatta di giusti tempi per tener raccolta l'orchestra, ha permesso di avere un occhio di riguardo al cast dominato dal Nabucco protagonista, il baritono Amartuvshin Enkhbat, che si conferma voce che si impone in modo perentorio sotto il profilo vocale musicale. Dotato di voce ben strutturata, autorevolezza interpretativa, sa acquistare morbidezza nel fraseggio, dizione perfetta, accomunata con nobiltà dell’accento e, occorre dargli merito, di inserirsi pienamente nel personaggio. Accanto, il soprano Anna Pirozzi che definisce una Abigaille più lirica, piuttosto che drammatica, che sfoltendo le impervie agilità della parte, riesce a definire un personaggio al tempo stesso pregnante di patetismo, travolta dall' aspirazione di riscattare un suo passato di figlia di schiava e di porsi antagonista al trono. Capace di smorzare le asprezze del ruolo come dimostra Salgo già del trono aurato, e nel contempo nella scena a due con il baritono Donna chi sei? a definire bene i contorni di una vocalità di potenza che penetra negli spazi areniani mantenendosi saldamente sulla linea del canto facendo percepire ancora quei residui di belcanto nella scrittura verdiana. 

Evento ben confezionato anche per merito di tutto il resto cast con il basso Alexander Vinogradov nel ruolo di Zaccaria che si è imposto per vocalità solida, con dizione chiara, ottimo fraseggio e denotando il sacerdote con la giusta sacrale autorità negli accenti 

Bene Fenena, sorella di Abigaille e figlia di Nabucco, con la voce del mezzosoprano José Maria Lo Monaco, che definisce con sensibilità un personaggio quasi di maniera ma determinato. Il tenore Matteo Mezzaro ben si è disimpegnato nel ruolo ingrato di Ismaele, esuberante, ma dimostrando di avere una voce ben controllata.

Il coro è uno dei protagonisti principali nell'opera, fin dalle prime note iniziali imponendosi all'attenzione con l'accurata preparazione da parte di Roberto Gabbiani con tutti gli spettatori in attesa del Và pensiero: ormai è consuetudine rilasciare il bis anche con qualche ammiccamento del direttore nei confronti del pubblico sostenuto nella richiesta di bis. Come sempre, d'esperienza tutto il comparto dei comprimari: Il gran sacerdote di belo, Gianfranco Montresor, Abdallo, Riccardo Rados, Anna, Elisabetta Zizzo. Successo travolgente, con ovazioni per tutti i protagonisti in una Arena piena in tutti i settori.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Lunedì, 31 Luglio 2023 11:39

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