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MEFISTOFELE - regia Simon Stone

"Mefistofele", regia Simon Stone. John Relyea (Mefistofele), Coro e Voci Bianche del Teatro dell'Opera di Roma. Foto Fabrizio Sansoni-Opera di Roma "Mefistofele", regia Simon Stone. John Relyea (Mefistofele), Coro e Voci Bianche del Teatro dell'Opera di Roma. Foto Fabrizio Sansoni-Opera di Roma

Musica di Arrigo Boito
Opera in un prologo, quattro atti e un epilogo
Libretto di Arrigo Boito dal Faust di Goethe
Prima rappresentazione assoluta Teatro alla Scala di Milano, 5 marzo 1868
Prima rappresentazione al Teatro Costanzi, 29 ottobre 1887
Durata: Atto I (60') - intervallo (30') -Atto II (35') - intervallo (30') - Atto III (60')
Direttore Michele Mariotti
regia Simon Stone
MAESTRO DEL CORO Ciro Visco
SCENE E COSTUMI Mel Page
LUCI James Farncombe
PERSONAGGI E INTERPRETI PRINCIPALI
Mefistofele John Relyea / Jerzy Butryn  29 novembre, 3 dicembre
Faust Joshua Guerrero  / Anthony Ciaramitaro 29 novembre, 3 dicembre
Margherita / Elena Maria Agresta / Valeria Sepe 29 novembre, 3 dicembre
Marta / Pantalis Sofia Koberidze
Wagner Marco Miglietta
Nereo Leonardo Trinciarelli / Yoosang Yoon  29 novembre, 2, 5 dicembre
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
con la partecipazione del Coro di Voci Bianche del Teatro dell’Opera di Roma
Nuovo allestimento Teatro dell’Opera di Roma
in coproduzione con Teatro Real di Madrid
Roma – Teatro dell’Opera dal 27 novembre al 5 dicembre 

www.Sipario.it, 29 novembre 2023

Parafrasando un celebre incipit: “Uno spettro s’aggira fra i teatri d’opera: quello della attualizzazione ad ogni costo”. Che un classico debba riuscire a parlare a tutti trascendendo stili ed epoche, è tacito. Lo disse Brecht dando un’indicazione di estetica teatrale tanto semplice quanto inosservata: concentrarsi sui personaggi e la loro individualità. Ma che per rendere accessibile, qualora ve ne fosse necessità, un lavoro del passato sia d’obbligo mettergli dei panni non suoi: questa è tutt’altra cosa e, di caso in caso, discutibile. Perché il rischio è quello di rappresentare una storia parallela che con l’originale nulla ha da condividere.

È una moda che ci si trascina da anni e alla quale Simon Stone non ha resistito per il suo Mefistofele di Boito che inaugurato la nuova stagione dell’Opera di Roma. Stagione il cui titolo è quanto mai indicativo: Sconfinamenti. Ma in che senso: spingersi al limite fermandosi prima di eccedere? O travalicare il limite, esagerando anche, per stare a vedere cosa accade?

Stando al Mefistofele in scena al Costanzi, viene da propendere per la seconda ipotesi. E quindi cosa è accaduto oltre il limite dell’opera di Boito? Che i due protagonisti, Faust e il suo tentatore, come c’è da immaginarsi, erano vestiti con abiti moderni – giacca camicia e cravatta. Lo stesso anche per il coro, che è stato il vero protagonista. Dirò poi in che modo.

Rispetto all’originale, il Mefistofele di Stone è stato umano troppo umano, tutto incentrato sul conflitto coscienza e desiderio. Ma mentre tanto il Faust di Goethe quanto la sua riscrittura ad opera di Boito risolvevano tale dissidio attraverso una visione metafisica (il sabba delle streghe) e mitica, per il nostro regista Mefistofele è sporcizia di alcol, sangue e cibo. E il finale, con Faust in un ospizio insieme ad altri vecchi semiparalitici che comprende che l’unica via di salvezza – anche questa totalmente umana – è la solidarietà reciproca, conferma tale rilettura terrena se non terragna.

Ciò che ha reso le interpretazioni di John Relyea (Mefistofele) e Joshua Guerrero (Faust) non brillanti sotto il profilo scenico. Al di là delle rispettive vocalità, dalla timbrica netta e con un bel vibrato (bellissimi i bassi di Relyea come gli acuti nitidi, mai pungenti di Guerrero), non vi è stato approfondimento psicologico dei personaggi. Mefistofele non appariva crudele e compiaciuto di sé. Faust si aggirava sul palco apparendo più che spaesato, disinteressato. 

Coro e orchestra hanno sovrastato l’intera opera. Mariotti alla direzione ha optato per un evidenziare la maestosità della partitura di Boito. Ma al di là di una bella esecuzione dell’ouverture, mantenere questa cifra stilistica è stato un errore, come un voler coprire un vuoto di regia, e quindi d’interpretazione. Fortissimi gli acuti del Coro, eccessive le percussioni. Boito non credo volesse questo.

Sicché del suo Mefistofele riletto da Stone cos’è rimasto? Una visione umana, tutta fatta d’opposti, carne, sangue e alcol.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Mercoledì, 29 Novembre 2023 19:44

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