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GIANNI SCICCHI / L'HEURE ESPAGNOLE - regia Ersan Mondtag

"Gianni Schicchi", "L’heure espagnole", regia Ersan Mondtag "Gianni Schicchi", "L’heure espagnole", regia Ersan Mondtag

Gianni Schicchi / L’heure espagnole
Seconda parte del progetto triennale “Trittico ricomposto”
In collaborazione con Festival Puccini di Torre del Lago in occasione del centenario della morte del compositore
Durata: 2h 20' circa: 60' "Gianni Schicchi" - 30' intervallo - 50' "L'heure espagnole"
direttore Michele Mariotti
regia e scene Ersan Mondtag
COSTUMI Johanna Stenzel
LUCI Sascha Zauner
VIDEO Luis August Krawen
DRAMMATURGIA Till Briegleb
Gianni Schicchi
Musica di Giacomo Puccini
Opera in un atto
Libretto di Giovacchino Forzano ispirato a un episodio della Commedia di Dante Alighieri
Prima rappresentazione assoluta Metropolitan, New York 14 dicembre 1918
Prima rappresentazione al Teatro Costanzi 11 gennaio 1919 (prima italiana)
PERSONAGGI E INTERPRETI
GIANNI SCHICCHI Carlo Lepore
LAURETTA Vuvu Mpofu
ZITA Sonia Ganassi
RINUCCIO Giovanni Sala
GHERARDO Ya-Chung Huang
NELLA Valentina Gargano*
GHERARDINO Leonardo Graziani** / Leopoldo Finotti** 11, 14 
BETTO Roberto Accurso
SIMONE Nicola Ulivieri
MARCO Daniele Terenzi
LA CIESCA Ekaterine Buachidze*
SPINELLOCCIO Domenico Colaianni
SER AMANTIO DI NICOLAO Mattia Rossi*
PINELLINO Alessandro Guerzoni / Marco Severin 11, 14
GUCCIO Daniele Massimi / Roberto Valenti  11, 14
*dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
**allievo della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma
L’heure espagnole
Musica di Maurice Ravel
Comédie Musicale in un atto
Libretto di Franc-Nohain dalla propria omonima commedia
Prima rappresentazione assoluta Opéra-Comique, Parigi, 19 maggio 1911
Prima rappresentazione al Teatro Costanzi 20 febbraio 1940
PERSONAGGI E INTERPRETI
TORQUEMADA Ya-Chung Huang
CONCEPCIÓN Karine Deshayes
GONZALVE Giovanni Sala
RAMIRO Markus Werba
DON IÑIGO GOMEZ Nicola Ulivieri
Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma
con la partecipazione della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma
Nuovo allestimento Teatro dell’Opera di Roma
Roma – Teatro dell’Opera 2024 dal 7 al 16 febbraio 2024

www.Sipario.it, 13 febbraio 2024

Provate a immaginare un Barbiere di Siviglia rappresentato, e musicalmente eseguito, in modo poco brillante, dai toni comici ridotti al minimo, perché dell’opera di Rossini si è deciso di fare qualcosa di diverso da ciò per cui è nata. Ecco, questo è quanto accaduto col dittico Gianni Schicchi di Puccini e L’heure espagnole di Ravel in scena al Costanzi per la regia di Ersan Mondtag.

Cosa accomuna le due opere? Originalmente, il tono indubbiamente comico e anche buffonesco. Nella prima, ci troviamo di fronte al riscatto di un villan rifatto, Gianni Schicchi per l’appunto, che approfittando di un lascito del quale gli eredi di uno zio ricco da poco deceduto non sono contenti, non ci pensa un momento a volgere la situazione a suo favore, accaparrandosi ciò che di meglio vi è dell’eredità. Nell’Heure espagnole, invece, ci troviamo di fronte a un topos teatrale classico: cioè una donna emancipata – vale a dire di facilissimi costumi –, moglie di un orologiaio, che nasconde i suoi spasimanti dentro delle pendole per poi amoreggiare con loro. Il tutto all’insaputa del consorte, che di nulla si accorge.

Ecco: di fronte ad opere di questo tipo, ce ne sarebbero tantissimi di spunti per realizzare regie divertenti e tutt’altro che banali. Ma l’ironia e lo spirito, si sa, non sono alla portata di chiunque. Anzi, aveva ragione Peppino De Filippo quando sosteneva che è più facile provocare lacrime che risa nel pubblico.

Dico questo perché Ersan Mondtag ha pensato di ambientare l’opera di Puccini e quella di Ravel in scenari che hanno a che fare con ambienti e atmosfere apocalittici. Ma come si fa a ridere, o a sorridere, di qualcosa che è risaputo essere alla fine? Va bene, salviamo il senso della metafora: che i tempi siano apocalittici o meno, la meschinità degli esseri umani è sempre la stessa. E magari è quello che pensavano i nostri due compositori. Ma proprio per questo perché non trovare chiavi più comiche? Il senso di biasimo per una condotta umana tout court deplorevole non solo non ne avrebbe risentito, ma forse avrebbe guadagnato qualcosa in più in termini di efficacia.

Naturalmente di tale impostazione ha risentito anche l’esecuzione musicale affidata a Michele Mariotti. Il quale, in quest’occasione, si può dire che si sia mosso con una certa destrezza fra le partiture. Salvo il fatto che le ha dirette con un tono mesto e poco brioso, con scarsissimo spirito e senza nessun guizzo. 

Persino i cantanti, bravissimi sotto il profilo tecnico, interpretativamente non hanno colpito. O meglio: non sono riusciti a rappresentare appieno i loro personaggi. Mi è piaciuto Lepore (Schicchi) che ha tentato di essere ironico, ma vista l’impostazione di regia più di tanto non ha potuto. Karine Deshayes (Concepción) è apparsa molto legata, poco spontanea. Brava nella dizione e nella rotondità vocale Vuvu Mpofu (Lauretta).

Dettagli, questi, che non mutano il giudizio generale sul dittico: malinconico e non divertente.

Puccini e Ravel, vedendolo, cosa avrebbero pensato?

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Domenica, 18 Febbraio 2024 20:14

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