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CARMEN - regia Calixto Bieito

L'ensemble in "Carmen", regia Calixto Bieito. Foto Richard Hubert Smith L'ensemble in "Carmen", regia Calixto Bieito. Foto Richard Hubert Smith

Opera in four acts by Geoges Bizet
Libretto by Henri Meilhac and Ludovic Halévy,
after the novel by Prosper Mèrimée
English translation by Christopher Cowell
Director Calixto Bieito
Revival director Jamie Manton
Set designer Alfons Flores
Set designs realised by Kieron Dockerty
Costume designer Mercè Paloma
Lighting designer Bruno Poet
Revival lighting designer Martin Doone
English National Opera Chorus (Chorus master: Mark Biggins)
English National Opera Orchestra (Leader: Gonzalo Acosta)
Conductor Valentina Puleggi
Characters
Carmen a gypsy Justina Gryngyté
José a caporal Sean Panikkar
Michaela Nardus Williams*
Escamillo a bullfighter Ashley Riches
Zuniga a lieutenant Keel Watson
Moralès a corporal Alex Otterburn*
Frasquita Ellie Laugharne
Mércedès gypsies Samantha Price*
Dancairo Matthew Durkan*
Remendado smugglers John Findon*
Lillas Pastia Toussaint Megghie
Girl Selma Benjellun/Sofia Pang
*ENO Harewood Artist
Co-production with Den Norske Opera and Ballet
London Coliseum dal 29 gennaio al 27 febbraio 2020

www.Sipario.it, 25 febbraio 2020

Per i londinesi semplicemente the Coli, il London Coliseum è “our home”: la casa dell’English National Opera. Situato al limitare di Trafalgar Square, il suo motto è Pro bono publico, il suo pubblico è nella stragrande maggioranza inglese, le opere, qualunque sia la lingua per le quali sono state scritte, vengono eseguite in inglese, ed il traduttore è tra i creativi dello spettacolo a tutti gli effetti. Qui per tradizione si riallestiscono accanto alle nuove produzioni anche quelle del passato. E’ questo il caso della Carmen di Bizet, novità del 2015 per la regia di Calixto Bieito, riproposta in febbraio 2020.
Nel ruolo principale una bionda bellezza, la mezzosoprano Justina Gryngité, voce calda e profonda che si riconferma dopo il debutto, ma questa non è una novità perché già nel 1883 la soprano Adèle Isaac era una bionda fascinosa. Volutamente ben lontano è questo allestimento non solo dal piccolo gioiello formale di Mérimée e dal tradizionale folclore accattivante, la tragica storia di amore e morte è trasposta nell’epoca del franchismo, precisamente negli anni ’70, in una Spagna periferica quanto triviale e corrotta dove regnano il controllo del potere sul singolo e l’ipocrisia. Camici grigi per le sigaraie che si confrontano con l’esercito in mimetica, sulla scena nella prima parte si accampa un malandato telefono pubblico a gettoni e la Michaela di Nardus Williams, soprano dalle capacità tecniche di grande raffinatezza, si fa una istantanea-ricordo con don José, l’aitante Sean Panikkar, che in corso d’opera esprime non solo le qualità vocali che gli permettono di dare il meglio nei più diversi e ricercati ruoli, ma anche sicure doti attoriali. L’allestimento realistico è caratterizzato da una incontrollabile energia, che può diventare facilmente violenza: gli spettatori sono costretti a malincuore a rendersi conto che questa visione della vicenda, per quanto sgradevole, non è ingannevole. Già è presente in questo mondo colorato il turismo di massa e l’esaltazione dell’idolo, il vanesio Escamillo (Ashley Riches) che precorre le pop star. Calzante il mondo colorato di turisti e fans di tutte le età creato da Mercè Paloma in tutta la sua ignara volgarità, e non mancano i macchinoni guidati dai contrabbandieri. Eppure nello svilupparsi del percorso tragico riesce a farsi strada la poesia, dapprima espressa da una danza maschile che simboleggia il rito mortale della corrida, ed infine la pietà nei confronti di una bamboleggiante Carmen conquistata dagli status symbol che, attillata in rosa confetto, va verso una morte brutale da “tutti i particolari in cronaca”.
Straordinario in questo allestimento il ruolo del coro, diretto da Mark Biggins, con numerosi esponenti della prima età, tanto che le scuole sono state invitate a frequentare gratuitamente il teatro per favorirne l’educazione musicale, e straordinarie le doti acrobatiche dei coristi-danzatori. Una rivelazione l’ardita direzione di Valentina Puleggi, italiana che dal primo percorso di studi a Roma e Siena ha raggiunto il premio per il miglior direttore 2018 a Sao Paulo, ed anche qui ha riscosso applausi entusiastici.

Annamaria Pellegrini

Ultima modifica il Martedì, 03 Marzo 2020 10:09

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