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L'AMAZZONE CORSARA – regia Alberto Allegrezza

"L'amazzone corsara", regia Alberto Allegrezza. Foto Birgit Gufler "L'amazzone corsara", regia Alberto Allegrezza. Foto Birgit Gufler

Carlo Pallavicino: «L’amazzone corsara, ovvero L’Alvilda regina de’ Goti» (Opera in tre atti)
Libretto by Giulio Cesare Corradi
Produczione
Luca Quintavalle direzione musicale
Alberto Allegrezza Stage Direction, Set e Costumi
Cast
Helena Schuback Soprano
Shira Patchornik Soprano
Hannah De Priest Soprano
Marie Theoleyre Soprano
Rémy Brès-Feuillet Controtenore
Rocco Lia Basso
Julian Rohde Tenore
Barockorchester Jung
Haus der Musik Innsbruck, Kammerspiele, 18 agosto 2022

www.Sipario.it, 27 novembre

La Kammerspiele della Haus der Musik di Innsbruck ha ospitato la seconda produzione operistica del l’Innsbrucker Festwochen der Alten Musik. Nel XVII secolo, sui palcoscenici dell'opera apparivano donne potenti e Alvilda, regina dei Goti, non fa eccezione: la giovane regina Alvilda è stata promessa contro la sua volontà al re danese Alfo e non ha più nulla a cui aggrapparsi in patria. Decide quindi di sfruttare la sua flotta di navi come corsara delle Amazzoni invece di soccombere ad Alfo ma viene da questi sconfitta. Segue una lotta interiore, in cui il senso dell'onore e dello status vincono e Alfo è finalmente in grado di abbracciare Alvilda, che ama davvero. Rappresentata per la prima volta a Venezia nel 1686 quest’opera era ormai dimenticata, criterio perfetto per il Festival di Musica Antica di Innsbruck, che non si è mai molto soffermato sui successi conclamati e famosi, ma ha sempre preferito, in perfetta assonanza con l’idea barocca, la ricerca del raro e del stupefacente. In termini di contenuti, questo lavoro offre tutto ciò che è necessario per uno spettacolo barocco, con diverse scene di forte impatto emotivo ma anche altre di grande divertimento.
In quest’opera Carlo Pallavicino e il paroliere Giulio Cesare Corradi impostano un ritmo elevato. È vero che ci sono molte arie che rallentano il ritmo ed esprimono anche stati emotivi con recitativi, ma queste sono per lo più solo brevi intermezzi musicali prima che l'opera riprenda il suo incalzare nella situazione successiva. Tre tipologie di amore vengono caratterizzate. Alvilda, che non vuole che Alfo la costringa a una relazione. Olmiro, il fratello di Alfo, innamorato di Gilde, che deve convincere il riluttante padre Ernando al consenso. Irena e Delio, una classica coppia di servi, che vivono l'erotismo in gran parte senza ostacoli. La partitura e il libretto descrivono le incomprensioni e i fraintendimenti tipici dell'epoca. La trama si svolge rapidamente ma senza perdere mai di chiarezza da una scena all'altra.
Come da tradizione, questa seconda opera del Festival di Innsbruck è riservata ai giovani, e sono stati coinvolti alcuni cantanti che hanno partecipato alla scorsa edizione del concorso Cesti. Nel complesso il cast di cantanti ha dato un’ottima prova musicale e teatrale, peccato per la pronuncia davvero molto deludente. La soprano canadese Hannah De Priest è stata una grandiosa Gilde: intrigante e sagace, il suo timbro sopranile ha fatto brillare il personaggio ora dolce, ora tagliente con leggerezza, ma ha anche potenza e varietà cromatica. La soprano svedese-brasiliana Helena Schuback nel ruolo della protagonista Alvilda è molto intensa. Vocalmente squillante ed efficace come attrice è riuscita a mostrare sul palco le lotte interiori di questa regina ribelle. Julian Rohde mostra tutte le sfumature del suo timbro morbido e nel complesso mette bene a fuoco in ogni scena il carattere del re Alfo. Il suo assolo è stato convincente. Per l'Olmiro, la giovane soprano israeliana Shira Patchornik, dal timbro un po' troppo ruvido, ha dato una prova vocalmente un po’ discontinua ma che ha convinto il pubblico. Armata di spada, ha agito con passione in ogni scena. Rocco Lia nei panni di Ernando era il solo cantante italiano. Ottimo basso, nel ruolo di Ernando è stato dignitoso sul piano recitativo mentre, con la sua voce profonda, è stato una controparte ideale ai soprani. Rémy Brès-Feuillet, ottimo controtenore, nei panni di Delio è stato convincente sia vocalmente che come attore. Eccezionale anche il soprano olandese Marie Théoleyre che, nei panni della dama di compagnia Irena e della Fama, è risultata spesso molto divertente.
La produzione, diretta dal cantante Alberto Allegrezza in veste di scenografo e drammaturgo e regista, è stata di grande impatto nonostante l’evidente budget contenuto. Con solo tre elementi scenici mutevoli Alberto Allegrezza, che ha anche disegnato i costumi, ha portato il pubblico in un viaggio fantastico. A volte questi tre elementi sono una biblioteca, a volte una sala degli specchi, a volte un giardino di delizie e sul palco usa comparse come domestici muti che li spostano. Citando gesti scenici barocchi, ha inserito poi scene di scherma, una fontana magica e un’incombente e gigantesca aquila e, senza sfarzo, ha ottenuto l’effetto speciale di un grande allestimento. I costumi erano sgargianti, esagerati, quasi caricaturali ma il risultato ha rispettato appieno lo spirito barocco. Tutto è stato allegramente divertente, anche se non di rado è caduto nei luoghi comuni, ma tutto è stato accurato, a volte suggestivo. Nel complesso ha portato a Innsbruck lo spirito e l’atmosfera di una rappresentazione come possiamo immaginare fosse a fine seicento a Venezia, dove la concorrenza obbligava a spettacoli grandiosi e soprattutto sorprendenti.
La Barockorchester Jung di Innsbruck, diretta da Luca Quintavalle, che ha suonato la partitura e diretto dal clavicembalo, ha giocato un ruolo di primaria importanza e ha creato un’atmosfera avvincente. Quintavalle e i suoi musicisti hanno offerto passaggi cromatici splendidi ed effetti ritmici sorprendenti modulando i recitativi su tonalità più morbide che introducevano grandi passaggi spesso ariosi per gli archi.
Il Festival di Innsbruck è riuscito in una divertente rinascita di quest'opera barocca.

Giulia Clai

Ultima modifica il Giovedì, 08 Dicembre 2022 13:10

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