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"NEONS" e "VACUUM" - concept e coreografie di Philippe Saire

"Vacuum", concept e coreografie di Philippe Saire. Foto Philippe Weissbrodt "Vacuum", concept e coreografie di Philippe Saire. Foto Philippe Weissbrodt

concept e coreografie di Philippe Saire
in collaborazione con gli interpreti Philippe Chosson, Pep Garrigues
In collaborazione con Théatre National de Chaillot (Parigi), La Batie-Festival (Ginevra)
Al Festival di danza contemporanea Exister, IX edizione.
Milano, Teatro Crt, Triennale di Milano, dal 13 al 18 dicembre 2016

www.Sipario.it, 21 dicembre 2016

Luce e ombra nei corpi di Philippe Saire

Luce e percezione è il binomio attorno al quale muove la danza di Philippe Saire. Quello del coreografo svizzero di origini algerine, è un uso alquanto originale della luce - anche se non del tutto nuovo – con una drammaturgia che modella lo spazio e i corpi che in esso agiscono. Il festival milanese Exister ha ospitato in un'unica serata due suoi brevi lavori: Neons – Never, Ever Oh! Noisy Shadows e Vacuum che esprimono bene la pratica e la ricerca coreografica dell'artista dalla cifra installativa. Neons è la storia della relazione di due uomini colti nella loro intimità fisica, emotiva, psicologica, nell'evolversi del loro rapporto difficile. Con intrecci dei corpi seminudi, piegati, sollevati, rotolati, abbarbicati, modellati su posture in movimento e da fermi, in orizzontale e in verticale, i due vibrano nei chiaroscuri di lunghi tubi al neon spostati e posizionati continuamente accanto ai loro corpi, a definire la semioscurità dello spazio scenico in profondità e creando luoghi fisici e dell'anima. Su un tessuto sonoro reiterato, dal ronzio sismico, culminante in alcune arie di Maria Callas, ad accompagnare e definire il mutare della relazione sono parole e frasi che sostituiscono il loro dialogo su dei display led scorrevoli, le cui parole iniziali sono "Dobbiamo lavarci, e raddrizzarci". Sempre seminudi procedono poi rivestendosi, quindi lasciandosi e ritrovandosi, segnando le linee di un racconto esistenziale. Ingaggiano brevi lotte, ansimano, hanno il fiato corto; si abbracciano, si colpiscono con scontri frontali sulla pancia, per esprimere via via, amore, potere, tenerezza, ironia, colpa, svuotamento, crollo. E sarà simile alla faglia creata da un terremoto la sensazione che essi si esprimono. Crepa che lascerà le macerie del loro rapporto nell'accatastare i led rosseggianti senza più le parole ormai frantumate, con i performer uno a terra, l'altro immobile in piedi, mentre del fumo invade tutta la scena. Di tutt'altro fascino - ulteriore dispositivo di esplorazione della percezione visiva - è Vacuum costruito anch'esso con dei tubi al neon ma bloccati orizzontalmente in parallelo definendo un quadrato vuoto e buio al centro. Dentro questa cornice, apparendo e scomparendo, sfumando e riemergendo sospesi a mezz'aria, fluttuano a intermittenza le varie parti del corpo – gomiti, schiene, braccia, ginocchia, gambe, busti - dei due performer. Viene a crearsi una moltitudine di forme immaginarie, richiami a dipinti, fotografie e scene fantastiche, che la luce incandescente bagna e definisce per subito dissolversi e ridefinirsi in altre figure illusorie. La danza, silenziosa, è in quel continuo movimento, lento poi accelerato, che includerà anche l'emergere dei volti – come se sbucati da uno spazio cosmico o da un acquario - e l'espressione di stupore che li sorprenderà.

Giuseppe Distefano

Ultima modifica il Giovedì, 22 Dicembre 2016 11:54

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