lunedì, 29 aprile, 2024
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CENERENTOLA - coreografia Thierry Malandain

Alessandro Cascioli (Anastasia) Vincenzo Carpino (Matrigna) Gianluca Mascia (Genoveffa) in "Cenerentola", coreografia Thierry Malandain. Foto Rosellina Garbo Alessandro Cascioli (Anastasia) Vincenzo Carpino (Matrigna) Gianluca Mascia (Genoveffa) in "Cenerentola", coreografia Thierry Malandain. Foto Rosellina Garbo

Balletto in tre atti
Musica di Sergej Prokofiev
Coreografia Thierry Malandain
ripresa da Giuseppe Chiavaro
Direttrice Mojca Lavrenčič
Scene e costumi Jorge Gallardo
Luci Jean-Claude Asquié
riprese da Christian Grossard
PERSONAGGI E INTERPRETI
Cenerentola Martina Pasinotti (16, 19, 21, 23) / Yuriko Nishihara (17, 20, 22, 24)
Principe Michele Morelli (16, 19, 21, 23) / Alessandro Casà (17, 20, 22, 24)
Fata Romina Leone (16, 19, 21, 23) / Linda Messina (17, 20, 22, 24)
Matrigna Vincenzo Carpino (16, 19, 21, 23) / Andrea Mocciardini (17, 20, 22, 24)
Genoveffa Alessandro Cascioli (16, 19, 21, 23) / Dennis Vizzini (17, 20, 22, 24)
Anastasia Gianluca Mascia (16, 19, 21, 23) / Giovanni Traetto (17, 20, 22, 24)
Maître di danza e di cerimonia / Amico del Principe / Elfo Emilio Barone (16, 19, 21, 23) / Francesco Curatolo (17, 20, 22, 24)
Padre Diego Mulone (16, 19, 21, 23) / Vincenzo Carpino (17, 20, 22, 24)
Corpo di ballo e Orchestra del Teatro Massimo di Palermo
Direttore del Corpo di ballo Jean-Sébastien Colau
Allestimento della Volksoper Wien GmbH
Palermo, Teatro Massimo dal 16 al 24 marzo 2024

www.Sipario.it, 30 marzo 2024

Capita raramente ma talvolta uscendo da uno spettacolo dire che è stato bello non basta e uscendo dal Teatro Massimo dove è andato in scena il balletto Cenerentola su musica di Prokofiev, ero attraversata da quella gioia che prende quando si riceve un dono. Sì, è stato veramente un dono assistere ad un capolavoro di intelligenza estetica declinata in tutti i suoi vari aspetti, dalla coreografia, ai costumi, alle luci e alla scenografia. Bellezza a tutto campo ottenuta con  pochi mezzi  e potenza di visione.
Negli ultimi tempi i personaggi delle favole, soprattutto femminili, sono stati al centro della cronaca per  quella necessità di rivedere miti e simboli riferiti soprattutto al genere femminile in una fase storica di grandi cambiamenti ma questo allestimento della Volksoper Wien GmbH per la Coreografia di Thierry Malandain ripresa da Giuseppe Chiavaro, il corpo di ballo diretto da Jean-Sébastien Cola, e l’orchestra diretta dalla Direttrice Mojca Lavrenčič ha superato ogni mia aspettativa e ogni schema per la sua riuscita che tiene insieme tragedia e farsa, episodi dolorosi e momenti onirici in perfetto equilibrio.
La storia di Cenerentola ha origini lontanissime e si ritrova con variazioni in molte culture: in musica ha avuto diverse versioni tra le quali ricordiamo la fortunatissima opera di Rossini del 1817, dove la scarpetta è sostituita da un braccialetto e la matrigna da un malvagio patrigno e, sempre nell’Ottocento la scintillante versione di Massenet, dove la fata madrina  ha particolare rilievo e altre letture dopo di questa.
La composizione del balletto  di Prokofiev e il suo allestimento vide la luce nel 1945, con cinque anni di ritardo a causa della Guerra e la cifra stilistica è il mistero.
In tutte le versioni della fiaba, da Perrault in poi, la struttura famigliare è costante: Cenerentola, una matrigna o patrigno in Rossini e due sorellastre. Prokofiev introduce una novità ovvero il padre vivo e succube della moglie dominante e demoniaca. 
Dopo un evocativo cerchio magico di creature germinali e fantastiche è Cenerentola mentre lucida le scarpe del padre ad  aprire la rappresentazione, quasi che la simbologia della calzatura cominciasse già da questo gesto che lei, sporca di quella cenere  che è  il segno del suo essere messa da parte   al contempo si fa simbolo forte della sua rinascita perché come chiarisce Thierry Maladain, questa è la favole di una trasformazione grazie al sole dell’ amore “en trouvant pantoufle a son pied”, trovando la pantofola adatta al suo piede che di fatto significa trovare lo spazio nella vita per avviare i propri passi, il proprio cammino  per “fare del caos una stella danzante”.
Poi l’arrivo delle due “transorellastre”, Genoveffa  interpretata da Alessandro  Cascioli e Anastasia da  Gianluca Mascia   introduce il gioco, il divertissement che si mette in moto   e che prende il volo, Genoveffa e Anastasia sono due maschi en travesti e pure la matrigna appoggiata con tutto il suo carico di cattiveria a due lunghe stampelle che usa in vario modo come fossero le lunghe zampe di un insetto velenoso privo di ogni femminilità o grazia e lanciato famelico sulla preda principesca.
La scena del ballo di corte al quale partecipano la matrigna e le transorellastre è di grande effetto per il magnifico disegno coreografico che interseca schiere di costumi neri luccicanti  in contrappunto con schiere di corpi  in androgini tailleur pantalone di colore grigio perla e una teoria di effetti raffinatissimi grazie anche al disegno luci di Jean-Claude Asquié che fa emergere ogni dettaglio tra luce e ombra.
Visionarietà, gioco ed eleganza sono gli elementi essenziali delle  scene e costumi Jorge Gallardo: il motivo della scarpetta è riproposto come un’ossessione nella sua moltiplicazione seriale, una miriade di scarpette sono  sospese in tutto lo spazio scenico, il tema dominante è questo cammino che nella scarpetta cerca e trova il suo passo liberatorio e i costumi sono originalissimi, attuali, al contempo raffinatissimi nell’uso del total black, e  tonalità di grigio e blu e bianco.
Irresistibile il momento in cui il principe cerca la proprietaria del piede che calza la scarpetta persa da Cenerentola la quale col favore della magia delle fate potè partecipare al ballo ma che per contratto con la medesima fata dovette abbandonare entro la mezzanotte.
Le transorellastre e la matrigna (Vincenzo Carpino), pure provano ad infilare i loro piedoni  nella graziosa calzatura che rappresenta l’agio elegante di una vita nuova ma falliscono e acide si risentono comicamente quando vedono il piedino di Cenerentola entrarvi con facilità e grazia.
Dopo questa scena l’acme poetico dell’opera è raggiunto dal ballo tra Cenerentola (Martina Pasinotti)  e il Principe (Michele Morelli), un’atmosfera diversa immersa in luci diafane bianco perla e la coreografia muove i corpi con una grammatica amorosa, avvolgente e primaverile grazie anche alle luci che accompagnano e la scena finale ripropone il cerchio magico dove fine e inizio sono saldati nella rinascita  avvenuta.
Convincente la direzione della giovane e affermata direttrice  Mojca Lavrenčič che fa emergere  quella tensione ritmica tipica della scrittura di Prokofiev e accompagna i  contrasti energetici degli elementi con una morbidezza inedita e ariosa che è la forza motrice con cui il direttore del corpo di ballo Jean-Sébastien Colau ha regalato al pubblico di Palermo una serata indimenticabile.

Valeria Patera

Ultima modifica il Giovedì, 04 Aprile 2024 00:58

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