LA PESCATRICE DI PERLE Emilia Ricotti
Tre episodi con un denominatore comune, la donna, vista in tre spazi: una règgia, una cittadina di provincia, un luogo indefinito tra cielo e terra e in tre momenti: passato, presente e futuro. Nel primo c'è una rilettura di due archetipi femminili, uno rimanda a Penelope: "voglio una nuova Penelope che si salva da sola che non tesse e stesse per tenere a bada gli intrusi, che non vive vent'anni prigioniera dei Proci, che non si ripete ogni mattina: pazienza! Pazienza! Di che? Perché? E' una pazienza che uccide! Tu immagini Ulisse, con Penelope alla ricerca di Troia e lui tra quattro muri dorati o in una stamberga che puzza con in mano una tela, mentre aspetta Penelope e tace. Sono miti di sterco, fatti per sopraffare una parte del genere umano. Ogni donna deve imparare dal folle volo di Ulisse. L'altro rinvia a Didone. Lei, una regina, con una missione da compiere, si prostra misera davanti ad Enea e ne ha in cambio la vaga promessa di un ricordo, gli occhi fissi ai voleri di Giove, smentite di fede prestata, l'anelito a desideri impossibili, un'accusa di invidia e un manifesto d'amore: L'Italia è la mia Patria, "quella l'amor mio." e un biasimo: Piantala, "di amareggiare dunque con i tuoi vani lamenti il cuore mio e il tuo! Non di mia voglia seguo l'Italia!" A questi modelli si contrappongono altre donne : doppio paio di guanti, tuta gialla, maschera , cappuccio, occhiali: "Ho lasciato la ciurma, la palestra, la discoteca, lo shopping e l'Europa, sono venuta qui in Africa, qui mi sento in pace col mondo." Nel successivo episodio una donna Franca Viola, diciassette anni, in un giorno, il 26 dicembre 1965 in una cittadina, Alcamo, e uno spasimante respinto, che con quattro scagnozzi si porta via Franca e il fratellino che le si è aggrappato alle gambe. E' la Sicilia degli anni sessanta quella di Guttuso, di Sciascia e del capitano Bellodi, questa donna con un "no" dà una spallata "all'articolo 544 del codice penale", abbatte lo zoccolo duro dello "stupro legalizzato" e ribalta la storia del costume in Sicilia, il prezzo è alto: la vigna del padre rasa al suolo, il casolare bruciato. Il paese risponderà:" mai, mai e poi mai!" alla domanda "sposeresti Franca Viola?" Il coraggio di una donna, di un padre e di un giudice (voce fuori campo) "Picciriddu bieddu, vieni 'cca, assiettati. T'arricordi comu fu u fatto?"* ribalta il canone. Nell'ultimo episodio appare il Fantasma della madre di Esperanda, sospesa nel tempo e nello spazio con una domanda, uno spiraglio e un manifesto. La domanda è "ti piace il mondo come è diventato?" Lo spiraglio auspica: "solo due forze da vincere , gravità e resistenza, come fanno le aquile quando si alzano in volo", e il "Manifesto Einstein –Russell" che approda ad un confronto serrato, tra il Soldato d'oro con gaget -tecno ed il Fantasma della madre di Esperanda che invoca un' equilibrata cooperazione di generi dove le donne siano disposte ad appendere grembiuli, scarpette e lustrini per contribuire a ribaltare un sistema di pensiero, dal contributo pesantemente maschile, che a gioielli, fatti di mirini, sensori, F 35 contrappone altri gioielli, "gli esseri umani," "scintilla di Dio". *"Bambino bello, siediti qua, ti ricordi come avvenne il fatto?"
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