mercoledì, 08 maggio, 2024
Sei qui: Home / Attualità / DAL MONDO / Interviste / INTERVISTA A ARIANNA ONGARATO - di Francesco Bettin

INTERVISTA A ARIANNA ONGARATO - di Francesco Bettin

Arianna Ongarato. Foto Valeria Mutinelli Arianna Ongarato. Foto Valeria Mutinelli

Sul palcoscenico e nella vita, essere se stessa. Attraverso il talento, la sensibilità d’artista. E con semplicità, che va a completare il tutto. Si potrebbe definire così, in poche parole, Arianna Ongarato, ballerina, (e insegnante di danza) di Castelfranco Veneto, dotata di una grande determinazione e di una forza interiore che traspare dai suoi occhi, da un sorriso aperto. Un percorso, il suo, che dal classico talvolta si sposta, abbraccia altri generi della danza e dello spettacolo con un’attenzione all’approfondimento. Tutto background, dove troviamo (tra le altre esperienze) Aida, con regia di Franco Zeffirelli, o  La bella addormentata, con Eleonora Abbagnato. Aspetto di una ragazzina adolescente, Ongarato è professionista classica dalla formazione pregna, che si svela in questa intervista raccontandosi dietro le quinte, come persona oltre che ballerina.

Ci racconti di come hai iniziato Arianna?
Ho cominciato a studiare presso la scuola di danza Il balletto, della mia città, diretta da Susanna Plaino, e alla Fondazione Morello diretta da Elisabetta Galli. Mi sono diplomata in balletto classico con la Royal Academy of Dance di Londra e poi ho iniziato a lavorare, e durante il periodo di studio ho fatto diversi concorsi nazionali e internazionali. Ho vinto una borsa di studio per il Teatro alla Scala di Milano, dove ho fatto un periodo di formazione, poi la Royal Ballet a Londra e a Cannes alla Scuola Rosella Hightower. Il mio primo lavoro è stato al Teatro Regio di Parma, successivamente sono entrata nella Compagnia  dell’Arena di Verona, e fatto alcune cose da freelance. Nel frattempo mi sono anche laureata al Dams di Padova e parallelamente ho iniziato a insegnare alle giovani allieve, cosa che faccio attualmente.

Un inizio deciso, che ti ha formato molto, credo.
Senz’altro. Poi  mi piace pensare che la danza è una parte della mia vita e non tutta, comunque. Questo proprio per i diversi interessi che ho. Per esempio, ho un’anima molto dark. Ascolto la musica rock, il punk, il metal. E proprio per unire questo mondo parallelo alla danza, con un amico musicista, il bassista Erik Mazzocca, degli Shaman’s Blues, abbiamo creato un progetto artistico che ha ottenuto bei riscontri e che abbiamo già portato un po’ in giro per il Veneto. La band in scena suona brani dei Doors con cinque ballerine, cinque stili. 

Una delle tue variazioni di ballerina… 
Anche quello è, come altri che ho ballato del resto, uno spettacolo molto bello. Si intitola A night with Jim Morrison, vorremmo riproporlo di più ma ci dobbiamo scontrare con dei costi importanti. Anche parlare con le istituzioni è difficile, quindi o hai un nome trascinante, che so, un ballerino che arriva dalla TV, o fai una gran fatica. E’ un progetto che ritengo davvero molto interessante perché unisce la musica e la danza e avvicina i pubblici diversi, contrapposti. Ce lo conferma il fatto che il pubblico che l’ha visto è rimasto entusiasta. 

Torniamo alla danza classica. Hai incontrato molte persone e danzato con personaggi importanti, di questi c’è qualcuno che ricordi con particolare piacere? E qualche spettacolo o esperienza che ti è rimasto dentro il cuore? 
Per me è stato fondamentale l’incontro con Letizia Giuliani, étoile che ha ballato con tutti i più grandi. Con lei ho avuto la possibilità di danzare al Gran Teatre del Liceu a Barcellona, di fare La danza delle ore da La Gioconda di Ponchielli, con la coreografia di Gheorge Iancu e la regia di Pierluigi Pizzi, poi sono stata in tour in Cina con il balletto Giselle. Un’altra bella esperienza è stata anche Keyhole, un progetto di danza contemporanea di Matteo Zamperin, con cui siamo stati in Arabia Saudita. Recentemente sono tornata sul palco con Giselle al Teatro Municipale di Piacenza, con la coreografia di Maria Grazia Garofoli, anche lei una grandissima artista che ammiro molto.

La situazione della danza oggi in Italia?
Mi sembra drammatica. Inoltre c’è il fatto che sei fai arte non vieni mai riconosciuto dagli altri come un professionista, ti chiedono sempre qual è il lavoro che fai veramente, e questo è triste, avvilente. In generale invece, tanti teatri importanti non hanno nemmeno il corpo di ballo, spesso sono scelte politiche che sacrificano troppo, economicamente. Non dimentichiamo poi che all’estero l’artista viene sempre visto come una persona di  un certo spessore e di cultura, mentre qui da noi non mi sembra, o comunque non sempre.

Sei stata anche tu una di quelle bambine che sognava di fare davvero la ballerina? Che sogni avevi? 
La danza la iniziai grazie a mia madre, e di questo la ringrazierò sempre. Non è un mondo facile tanto è vero che qualche volta ho sentito di mollare, ma la passione ha sempre vinto.Credo che ci voglia una personalità molto forte per sopravvivere a certe dinamiche che si vengono a creare, è un percorso pieno di rifiuti, sconfitte, porte che si chiudono, invidie. 

Ballando esprimi te stessa realmente e del tutto?
No, non sono quel tipo di ballerina, per fare ciò mi bastano le parole. Anche perché sul palco si interpretano dei personaggi, pur mettendoci del proprio. Quella che sono io veramente è quella del quotidiano, che vive fuori dalla danza. L’arte è una specie di meditazione, quando lavori devi concentrarti e sei quella. Al di fuori di questo c’è un altro mondo, quello, diciamo, vero.

Qualcos’altro che avresti voluto fare da piccola? 
Amo molto gli animali., certamente la veterinaria. Ho un progetto in mente, spero si realizzi, dove il ricavato vorrei andasse a qualche associazione che ne ha bisogno, ma torniamo anche qui al discorso di prima, le difficoltà  di mettere in scena qualcosa sono sempre tante da superare.

Qualche altro progetto?
Avrei in mente di fare un gala della danza, visto che ci son tanti bravi ballerini in giro ma in questi tempi è sempre più difficile organizzare una cosa così.  Naturalmente è un po’ frustrante lasciar perdere e  rinunciare, però mai dire mai. Mi piacerebbe riproporre anche Pop requiem, un concerto di canzoni di artisti che son venuti a mancare, come Milva, De Andrè, Battisti, con coreografie di danza. Un'altra cosa che ritengo interessante. Certo, gli anni della pandemia hanno un po’ spento l’idea di mettersi in carreggiata e ora paghiamo le conseguenze.

Personalmente come l’hai vissuto quel periodo? 
Per noi del settore spettacolo passare due anni senza lavorare è stata una bella batosta, sicuramente, sotto tutti i punti di vista. Riguardo al discorso di prima, chiaro che è più facile essere scritturati che pensare di fare qualcosa in proprio. Ma non demordo, cerco di crederci e di andare avanti. 

Insegni danza alle bambine e  alle ragazze. Quanta soddisfazione hai?
Mi piace molto farlo, in particolar modo quando riscontro interesse, disciplina, ascolto. Quando vedo qualcuno più predisposto, che potrebbe diventare professionista penso che di questi anni è, però, dura. Le compagnie sono spesso al collasso, i progetti che si trovano in giro sono saltuari, non si ha continuità lavorativa. Sono anni davvero difficili.  

Si riconosce  la predisposizione, il talento?  
Si vede, a partire da determinate caratteristiche fisiche. Da una struttura fisica idonea, anche se quella da sola non basta. E ci vuole la testa, quella che ti fa pensare che la danza è la cosa più importante della tua vita, che ce la farai a ogni difficoltà. Perseveranza insieme a passione forte e alle doti fisiche. La determinazione è tutto, comunque. E non parlerei nemmeno di sacrifici, perché se una cosa ti piace la fai e non sacrifichi nulla.  

E un valore determinante, per te? 
L’umiltà, decisamente. Che  vale per ogni aspetto della vita. Le persone che si mettono sul piedistallo, che si adulano, magari senza neanche averne il motivo, proprio non le capisco e non le sopporto. Cerco di stare assieme ai miei simili,  e amo anche le persone introverse. Io sono così in fin dei conti.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Venerdì, 13 Ottobre 2023 19:51

Iscriviti a Sipario Theatre Club

Il primo e unico Theatre Club italiano che ti dà diritto a ricevere importanti sconti, riservati in esclusiva ai suoi iscritti. L'iscrizione a Sipario Theatre Club è gratuita!

About Us

Abbiamo sempre scritto di teatro: sulla carta, dal 1946, sul web, dal 1997, con l'unico scopo di fare e dare cultura. Leggi la nostra storia

Get in touch

  • SIPARIO via Garigliano 8, 20159 Milano MI, Italy
  • +39 02 31055088

Questo sito utilizza cookie propri e si riserva di utilizzare anche cookie di terze parti per garantire la funzionalità del sito e per tenere conto delle scelte di navigazione. Per maggiori dettagli e sapere come negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie è possibile consultare la cookie policy. Accedendo a un qualunque elemento sottostante questo banner si acconsente all'uso dei cookie.

Per saperne di più clicca qui.