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EDIPO RE - di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia

"Edipo Re", Ferdinando Bruni e Francesco Frongia "Edipo Re", Ferdinando Bruni e Francesco Frongia

una favola nera
uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
con Edoardo Barbone, Ferdinando Bruni, Vincenzo Grassi, Mauro Lamantia
costumi di Antonio Marras
realizzati da Elena Rossi e Ortensia Mazzei
maschere di Elena Rossi
luci di Nando Frigerio
suono di Giuseppe Marzoli
assistente alla regia Alessandro Frigerio
assistente scene Roberta Monopoli
assistente costumi Elena Rossi
si ringrazia Tonino Serra per la decorazione del mantello di Edipo
produzione Teatro dell’Elfo
con il contributo di NEXT- laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo, Regione Lombardia e Fondazione Cariplo
Milano – Teatro Elfo Puccini, Sala Shakespeare 6-29 marzo 2024

www.Sipario.it, 29 marzo 2024

Cosa mi ha colpito dell’Edipo Re di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia in scena all’Elfo Puccini? Indubbiamente la sua qualità di essere uno spettacolo mitico. Non in senso aggettivale, ma specifico del termine. Cioè che del mito di Edipo ha tenuto conto di tutte le varianti più importanti: partendo da Sofocle, passando per Seneca, Cocteau, Hoffmansthal, Dryden e Lee, persino Murakami e svariati altri. In questo peregrinare nel e del tempo, cosa è emerso della figura del re che risolve l’enigma della Sfinge, uccide suo padre, sposa sua madre e, scoprendo la terribile realtà, decide di accecarsi? Un aspetto in particolare: un uomo che non rifiuta se stesso e il suo destino, ma lo accetta rendendosi cieco. Quando credeva di vivere nella verità, e invece era nella menzogna, Edipo vedeva (o pensava di vedere). Ora che il velo di Maya è caduto, cosa vedranno i suoi occhi? E la sua mente, il suo essere virtuoso come si comporteranno? Per accettare la sua vera vita, Edipo deve mettersi da parte. E lo fa, appunto, togliendosi la vista.

In ciò consiste la componente nera della storia di Edipo con cui Bruni e Frongia l’hanno realizzata per le scene. Più che nera, direi di stampo gotico. Perché, come il genere letterario cui occhieggiano i registi, le verità più scomode, che razionalmente sono rifiutate, vivono negli abissi più profondi assumendo forme terrificanti. Difatti, nello spettacolo gli spiriti che visitano Edipo hanno voci roche, cadenze ritmiche lente. Lui le rifiuta, ma nell’animo gli lasciano tracce di inquietudine. 

Inoltre, la dinamica verità-apparenza è resa teatralmente facendo indossare le maschere a tutti gli interpreti. Tranne che ad Edipo. Perché? Si potrebbe rispondere con Pirandello: mettete a un uomo una maschera e vi dirà la verità. E quindi: veri sono tutti gli altri, falso è Edipo? Ma la sua è una falsità innocente? Avrebbe potuto mettere a frutto i suoi sogni, le sue percezioni, andare a fondo delle sue inquietudini? Non facendolo è stato cieco rispetto a se stesso. E per questo si è cavato gli occhi scoprendo la dura realtà?

Come ogni fiaba che si rispetti, la risposta definitiva non vi sarà mai. In tal senso Bruni e Frongia hanno realizzato uno spettacolo fiabesco e mitico al contempo.

E mitica è stata l’interpretazione di Vincenzo Grassi. Il suo Edipo ha avuto la potenza di chi è consapevole del suo valore, dell’efficacia delle sue doti e dei suoi talenti; e allo stesso tempo è stato un Edipo pieno d’innocenza una volta posto di fronte alla mostruosità (consapevole o involontaria?) della sua vita.

Caratteristiche che Grassi ha scenicamente realizzato con voce potente, sguardi ricchi di stupore e di purezza, espressioni del volto che tradivano un fondo di vulnerabilità e tenerezza. Un Edipo umano, molto umano.

Un Edipo, questo di Vincenzo Grassi, che farà storia perché sintesi perfetta di talento e studio profondo del personaggio in ogni suo aspetto vitale.

Recitando, Vincenzo Grassi vive i suoi personaggi. 

È questo il vero teatro.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Domenica, 31 Marzo 2024 03:48

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