Sipario - il Portale dello spettacolo: teatro, danza, musica, lirica, festival

Quante vite viviamo? E quanto conta ciò che vediamo noi soggettivamente e quello che in realtà ci circonda? Nello spettacolo Don Chisciotte, liberamente ispirato al romanzo di Miguel de Cervantes Saavedra, nell’adattamento di Francesco Niccolini e la drammaturgia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer e Francesco Niccolini si cerca di affrontare questo tema partendo dal romanzo che ha aperto mille e più mondi alla ricerca di un’anamnesi, quasi medica, della follia cercando di capire se talvolta il pazzo non abbia qualcosa da insegnare a chi vive nella sua monotona lucidità. E Don Chisciotte lo fa, prima di tutto ci insegna che la lettura è un viaggio, una passeggiata in luoghi fantastici, onirici e soprattutto creati dalla nostra mente che si è connessa, per dirla in termini attuali, con l’autore del testo e riproduce con la sua immaginazione quanto ha letto. Cosa colpisce più di tutto di questo fantastico personaggio? Il suo grande, grandissimo coraggio e la sua nobilita di cuore: non importa che non si tratti di giganti ma di mulini a vento, e nemmeno che non abbia ucciso i saraceni ma povere pecore indifese, nel suo mondo, nella sua riproduzione lui ha creduto davvero di affrontarli ed ha dimostrato tutta la sua forza d’animo. Alessio Boni, nei panni e nell’armatura di questo eroe senza tempo, regala un personaggio più che credibile che a tratti fa tenerezza ed a tratti incuriosisce, nel ruolo del fido scudiero Sancho Panza c’è l’attrice Serra Yilmaz in una singolare interpretazione. Siccome si tratta di un adattamento poi ci sono diversi inserti come la moglie isterica e calabrese di Sancho Panza o ancora il riferimento ad una sala operatoria moderna ed un dubbio finale. Una menzione sicuramente va fatta alle scene di Massimo Troncanetti: non era facile riprodurre un racconto che si basa su duelli, cavalcate ed inseguimenti eppure lo ha fatto, anche se con qualche limite ma era quasi impossibile riprodurre fedelmente. Ben fatto anche Ronzinante che ha “recitato” la sua parte in modo puntuale. Uno spettacolo da vedere e commentare perché la conversazione, come la lettura, apre mondi inimmaginati.

Simona Buonaura