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AQUILA BAMBINA (L') - regia Antonio Syxty

L'aquila bambina L'aquila bambina regia Antonio Syxty

uno spettacolo di Antonio Syxty
collaborazione alla drammaturgia Paolo Scherani
aiuto regia Claudio Autelli, video, immagini e installazione scenografica Felix Serra
design suono, luci, montaggio video, ambiente multimedia Fulvio Melli
con Chiara Mascalzoni, Gaetano Callegaro, Giada Villanova
in video Raffella Boscolo, Camilla Frontini, Paolo Cosenza
voce della bambina: Alice Saletta
regia: Antonio Syxty
Napoli, Teatro Nuovo, dal 7 al 16 marzo 2008

Il Mattino, 11 marzo  2008
L'incesto e l'impotenza delle parole

Un rapporto d'amore e di sesso fra un padre, Felix (che non a caso è uno scrittore), sua figlia Rosa e un'amica di quest'ultima, Helix. E - in un gioco speculare d'incastri a metà fra il thriller e l'horror - si scoprirà, via via, che Rosa ed Helix sono a loro volta amanti, che il triangolo Felix-Rosa-Helix è la «riedizione» di quello formato, molti anni prima, dallo stesso Felix, dalla sua amante Giuliana e dal di lei convivente Jean e che, infine, anche Helix è figlia di Felix. Questa, in breve, la trama de «L'aquila bambina», il testo-scandalo di Antonio Syxty che nel '91 spaccò la giuria del Premio Riccione e adesso, parzialmente modificato, è al Nuovo in un allestimento prodotto dal Teatro Litta e diretto dall'autore. Come abbiamo visto, vi si dispiega, insieme con l'omosessualità, un incesto addirittura moltiplicato per tre. E un simile accumulo è troppo sfacciato e dichiarato per non rivelarsi una metafora: detto con altrettanta brevità, qui l'«indecenza» non è quella dei corpi, ma quella (che fa rima con impotenza) delle parole. Esemplare, al riguardo, è la seguente battuta di Felix: «Eccole di nuovo, le parole, che vogliono disperatamente significare qualcosa, proprio quando i gesti che danno loro origine sono mille volte più potenti, più eloquenti. Efficaci». E dunque, siamo chiaramente di fronte a una dimensione mentale, niente di quello che vediamo e sentiamo è vero. Forse si tratta di un romanzo che sta scrivendo Felix, o forse di una recita: infatti - rispetto al testo originario, portato in scena da Ronconi e che risultava ambientato in un albergo - questa riscrittura ci trasporta in un teatro abbandonato. E, come se non bastasse, ci si comunica che le due ragazze si sono incontrate per andare a vedere uno spettacolo intitolato per l'appunto «L'aquila bambina». Syxty, così, esalta ancora di più il suo esorcismo contro le parole. E ne fa fede, del resto, quel Felix costantemente e sarcasticamente atteggiato come il proverbiale pistolero dei western. Mentre intorno esplode un gioco di pura superficie che, scandito dall'accendersi reiterato di tubi di neon sparsi qua e là per il palcoscenico, proietta sul fondale un blob di favole hollywoodiane, videogame e nevrosi metropolitane. Perfettamente adeguati a un contesto del genere gli intepreti Gaetano Callegaro (Felix), Chiara Mascalzoni (Rosa) e Giada Villanova (Helix). Ma il merito vero dello spettacolo è che rimanda a quella «post-avanguardia» con cui, auspice il caro Beppe Bartolucci, ci gettammo nell'avventura di rifondare il linguaggio del teatro.

Enrico Fiore

Ultima modifica il Martedì, 23 Luglio 2013 09:03

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