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AMLETO PRINCIPE DI DANIMARCA - regia Carlo Orlando e Eva Cambiale

"Amleto Principe di Danimarca", regia Carlo Orlando e Eva Cambiale a Borgio Verezzi.  Foto Emanuele Zuffo "Amleto Principe di Danimarca", regia Carlo Orlando e Eva Cambiale a Borgio Verezzi. Foto Emanuele Zuffo

di Shakespeare
Regia e adattamento di Carlo Orlando e Eva Cambiale
Interpreti e personaggi: Gaia Capelli (Amleto), Iacopo Ferro (Claudio), Gaia De Giorgi (Gertrude), Eva Cambiale (Polonio),
Davide Gavini (Laerte), Irene Vignola (Ofelia), Elia Farinazzo (Orazio), Angelica Girello (Fantasma di ReAmleto/Prima attrice),
Carlo Orlando (Fantasma), Eleonora   Oberto (Barnardo), Francesco Arecco (Francisco), Edoardo Canale (Marcello),
Alessio Ardizzone, Francesco Arecco, Edoardo Canale, Nina Canfora, Lorenza El Ghadbane,
Cristina Gandolfo, Alex Gentile, Eleonora Oberto (Comici, coro, soldati, messaggeri);
coreografie: Claudia Monti; scena e costumi; Anna Varaldo, Laura Pontiggia, Lorenzo Rostagno;  assistente alla scenografia e ai costumi; Anita Gallo; trucco; Lorenzo Rostagno; luci: Michele Abrate; fonica: Milo Prunotto; coordinamento: Marcella Rembado
Produzione La compagnia del Barone Rampante.
Patrocinio  e contributo del Comune di Borgio Verezzi e della Fondazione De Mari
Borgio Verezzi, Teatro Gassman, 8 e 12 agosto 2023

www.Sipario.it, 13 agosto 2023

Lo spettacolo è stato allestito con assoluta bravura al Teatro Gassman da una compagine affiatata formata da due  giovani professionisti, Eva Cambiale e Carlo Orlando, interpreti delle parti di Polonio e del fantasma del padre di Amleto (a cui dà voce un'intensa Angelica Girello), da due giovani che stanno iniziando la carriera professionale, Gaia Capelli e Iacopo Ferro, e da tredici allievi della scuola de La Compagnia del  Barone rampante, importante realtà fondata nel 2005 da Marcella Rembado. Lo spettacolo è dedicato alla memoria di Enrico Rembado, storico  sindaco e ideatore cinquantasette anni fa del Festival di Borgio Verezzi. La pièce, della durata di due ore e quindici minuti senza intervallo, si avvale dell'adattamento della traduzione di Cesare Garboli. La scelta registica è stata quello di rinunciare al plot politico. Di qui l’eliminazione  dall’originale, scritto forse tra il 1600 e l’estate del 1602,  di alcuni personaggi: i cortigiani Voltimando, Cornelio, Rosencranz, Guildestern e Osrico, il principe di Norvegia Fortebraccio, Reginaldo, servo di Polonio, un prete, due clown come becchini, e pochi altri. Per contro sono state mantenute battute come “Fragilità il tuo nome è donna”, “C’è del marcio in Danimarca”, “Essere o non essere”, “ Chi è lui, per Ecuba”, “Chiuditi in un convento”, “Vedete laggiù quella nuvola che sembra  un cammello”, “Il mondo è fuori di sesto”,  “Parole parole parole”, “ Il resto è silenzio” ed  altre.

Il testo di Shakespeare trasforma il meccanismo della allora popolare tragedia di vendetta in una serrata indagine sulle motivazioni essenziali delle azioni umane attraverso una serie di vere e proprie inchieste condotte con metodi  tipici del romanzo poliziesco. E ancora l’autore fa diventare l’eroe della leggenda danese un personaggio tormentato e disgustato dall’iniquità del mondo. Tali aspetti interessano meno i due giovani registi.  Come sottolineano in una nota di regia  avevano incominciato a lavorare all’Amleto con i ragazzi del Barone nel 2020, vale a dire prima del Covid. A quanto aggiungono con orgoglio ora si sono trovati a lavorare con una “compagnia transgenerazionale” che si è proficuamente avvalsa del percorso di formazione magistralmente condotto da Claudia Monti. Tutte le scene in cui il lavoro si articola sono state applaudite a più riprese in maniera convinta e calorosa. Una particolare menzione va fatta alle sequenze in cui la parola è stata sostituita da movimenti di grande forza visiva, eseguite su suggestive basi musicali contemporanee,  ad esempio nel prologo e nella danza di Ofelia, e in altri momenti. Le scene cardine dell’Amleto shakesperiano sono state conservate: le varie apparizioni del fantasma del padre di Amleto prima alle sentinelle, poi ad Orazio e Marcello e infine ad Amleto; l’incontro/scontro tra Amleto, sua madre e lo zio; i dialoghi  dapprima tra Polonio e il re e poi di Polonio con i figli Laerte e Ofelia e quelli tra i due fratelli; la richiesta a Claudio di Amleto di partire per Wittemberg; la finta pazzia di Amleto; la lezione agli attori e la rievocazione del delitto compiuto da Claudio fatta dalla troupe appena arrivata ad Elsinore; l’assassinio di Polonio per mano di Amleto; la decisione di Amleto di differire l’uccisione di  Claudio quando lo  sorprende  in preghiera; la decisione di Claudio di mandare il nipote in Inghilterra dove dovrebbe essere ucciso; la pazzia e successivamente la morte per annegamento di Ofelia; lo scontro mortale tra Laerte e Amleto; la morte finale di Gertrude che beve dalla coppa avvelenata destinata ad Amleto e  di Claudio per mano di Amleto.

Per riprendere una considerazione di Luciana Lanzarotti ”gli attori giovanissimi delle Compagnia del Barone Rampante”  danno vita ad una “narrazione che si snoda in una storia che resta eterna” e dimostra ancora una volta l’”energia corale di questi ragazzi”.  A mio parere, pur essendo stati tutti bravi gli attori  una segnalazione particolare va fatta alle  interpretazioni di  Gaia Capelli, Iacopo Ferro, Gaia De Giorgi, Eva Cambiale, Davide Gavini, Irene Vignola, Elia Farinazzo e Carlo Orlando nelle parti nell’ordine di Amleto, Claudio, Gertrude, Polonio, Laerte, Ofelia, Orazio e il Fantasma del padre di Amleto proditoriamente ucciso dal fratello Claudio.  

Lo spettacolo di grande originalità e intensità è basato sulla essenzialità e l’ eleganza delle scene e dei costumi  firmati dalla Varaldo, la Pontiggia e  Rostagno con un sapiente utilizzo del cromatismo e la forza visiva delle coreografie della Monti che rientrano appieno nel progetto formativo teso a far scoprire il lavoro fisico in alternativa, quando necessario, alla parola. Ogni sequenza di questo splendido spettacolo, oltre ad esaltare la bellezza del testo allestito, evidenzia che la compagnia di teatro ragazzi fondata dalla Rembado coniuga, come sottolineano i due giovani registi  “bellezza,  gioco e cultura”. Il confronto con uno dei capolavori del teatro è una scommessa pienamente vinta per la professionalità  dei due registi, della coreografa, degli scenografi e costumisti, degli addetti alle luci e ai suoni e per l’entusiasmo e la bravura di tutti gli interpreti. Ognuno di loro si dimostra capace di avvicinarci alla bellezza del testo. Regia, autori di scene, costumi, coreografie e luci e attori confermano un aforisma di  Calvino “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”.

Roberto Trovato 

Ultima modifica il Martedì, 15 Agosto 2023 18:49

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