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FANCIULLA DEL WEST (LA) - regia Andrea Cigni

"La Fanciulla del West", regia Andrea Cigni. Foto Umberto Favretto "La Fanciulla del West", regia Andrea Cigni. Foto Umberto Favretto

Opera in tre atti. Musica di Giacomo Puccini. Libretto di Guelfo Civinini e Carlo Zangarini.
Prima rappresentazione: New York, Teatro Metropolitan, 10 dicembre 1910
Ed. Ricordi, Milano, Riduzione dell’organico orchestrale a cura di Ettore Panizza
Maestro Concertatore e Direttore Valerio Galli
Regia Andrea Cigni

Personaggi e Interpreti:

Minnie, titolare del locale “La Polka” Rebeka Lokar
Dick Jhonson, alias Ramerrez Angelo Villari
Nick, cameriere de “La Polka” Didier Pieri
Jack Rance, sceriffo Sergio Vitale
Ashby, agente della compagnia di trasporti Wells Fargo Andrea Concetti
Sonora, minatore Valdis Jansons
Trin, minatore Antonio Mandrillo
Sid, minatore Federico Cavarzan
Bello, minatore Ramiro Maturana
Harry, minatore Marco Miglietta
Joe, minatore Giuseppe Raimondo
Happy, minatore Matteo Loi
Larkens, minatore Maurizio Lo Piccolo
Billy Jackrabbit, indiano pellirosse Federico Cavarzan
Wowkle, la sua donna Candida Guida
Jack Wallace, cantastorie girovago Christian Federici
José Castro, meticcio, della banda di Ramerrez Marco Tomasoni
Scene Dario Gessati
Costumi Tommaso Lagattolla
Luci Fiammetta Baldiserri
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coro di OperaLombardia
Maestro del Coro Diego Maccagnola
Coproduzione Teatri di OperaLombardia
Nuovo allestimento
Cremona, Teatro Ponchielli, 23 gennaio 2022

www.Sipario.it, 6 gennaio 2022

E la provincia teatrale, raccolta attorno al circuito lirico lombardo, ha fatto centro senza addurre scuse per i tempi incerti che si stanno attraversando, senza trovare scuse per un pubblico che è ancora incapace di uscire per andare a teatro. E questa voglia, il pubblico la ritrova nel momento in cui si confezionano spettacoli che puntano, avendo ben presente le oggettive condizioni economiche e progettuali, sulla qualità musicale e sulla semplicità in scena, senza togliere nulla alla attualizzazione che deve trovare una sua coerenza interna alla drammaturgia del libretto. Aveva iniziato il suo tour a fine settembre partendo da Brescia, questa produzione di Fanciulla del West di Giacomo Puccini, prodotta dal circuito OperaLombardia che, dopo Pavia e Como ha fatto tappa conclusiva al Teatro Ponchielli di Cremona in questo fine gennaio. Viaggio che si è concluso nel migliore dei modi in questa ultima data, raccogliendo entusiasmo da parte del pubblico che ha riempito nella quasi sua totalità il teatro cremonese, tra l'altro, un pubblico molto eterogeneo per età, per una produzione che ha raccolto unanimi consensi per il lavoro musicale di Valerio Galli e per la regia di Andrea Cigni, attuale sovrintendente del teatro cremonese. La Fanciulla di Puccini è un'opera popolare, eppure fa fatica a trovare un posto stabile nei cartelloni lirici come altri titoli dello stesso autore, nonostante sia un'opera che affascina per la vicenda narrativa intensa e facile da seguire che ci rapporta a nuovi mondi geografici riconoscibili di un far west da immaginario collettivo e a nuovi mondi musicali. Puccini prese spunto dal dramma in prosa di David Belasco “The Girl of the Golden West” a cui assistette nel 1907 a New York e, a conclusione di un lavoro problematico, La Fanciulla del West andò in scena al Metropolitan nel 1910. Si tratta di una composizione operistica complessa nella tecnica compositiva, per la drammaturgia, l’orchestrazione, i rimandi ad altri autori a lui contemporanei, con una costante all'attenzione all’ambientazione descritta musicalmente. Come afferma lo stesso direttore d'orchestra Valerio Galli, responsabile musicale di questa edizione: "Una delle difficoltà nel rendere questa partitura pucciniana è il gran numero dei personaggi in scena, dei minatori presenti ad esempio nella taverna di Minnie. Si badi bene che non si tratta di un coro, ma di una serie di solisti e che quindi devono essere di volta in volta messi adeguatamente in risalto." Opera collettiva, quindi, nella quale i minatori si muovono come un unico personaggio ciascuno delineato anche se a volte con poche battute, con la propria personalità umana e vocale che si affianca ai principali protagonisti (Minnie, lo sceriffo Rance, Dick Johnson). Di questa varia umanità perduta alla ricerca di una nuova frontiera di vita, se ne è fatta carico l'idea di regia di Andrea Cigni, facendo saltare il preciso riferimento cronologico e geografico, ma non quello ambientale, ossia il mondo circoscritto di una miniera, di questi cercatori attratti dalla fatica per un pugno di speranza, dove è sacro il giuramento su un mazzo di carte e barare al gioco è reato degno di morte. I suoi intenti sono chiari fin dalle prime battute, nel momento in cui fa emergere dalle botole di scena, costruita su una piattaforma inclinata, la comunità dei minatori, che a fine giornata entrano in possesso della taverna, la Polka, un microcosmo di umanità con i suoi sogni di speranza per sfuggire da una deprimente quotidianità di fatica. Scena lineare ed essenziale, a cura di Dario Gessati, impostata su una questa piattaforma che diventa il luogo dell'opera ma soprattutto che esemplifica questo mondo come luogo di condivisione e di confronto, di scontro di relazioni, un mondo isolato a sé stante, ma che in qualche modo protegge il loro raccolto di fatica da un mondo esterno capace di rubare i loro sogni; il tutto ben definito dalle luci di Fiammetta Baldisserri. Diventa anche la stanza di Minnie, luogo raccolto e intimo, gelosamente custodito. Poco importa come sono fatti i costumi, di una moderna quotidianità lavorativa, ideati da Tommaso Lagattolla, funzionali alla narrazione. Strumentalmente complessa per i continui rimandi ad un mondo melodico che non è solo quelli del canto lirico esteso, e dove la musica sottende l'azione drammatica incessante per tutto il corso dell'opera, con cambi di ritmo, drammaticamente intensi come nella scena della partita a carte tra Minnie e Jack Rance (punto di massima tensione emotiva), che infiltra notazioni di altri mondi musicali. Puccini bisogna amarlo per far emergere tutte questi elementi. Valerio Galli è ormai riconosciuto come il migliore interprete di questo mondo compositivo che riesce a far percepire, oltre alla gestione impeccabile di una orchestra, quella dei Pomeriggi Musicali, e del coro OperaLombardia preparato dal maestro Diego Maccagnola, la complessa articolazione della linea di canto, la ricerca di piccole frasi musicali che possono aprire visioni sul mondo pucciniano che tenta inserimenti, citazioni, che solo una lettura attenta, riesce a far percepire anche ad un ascoltatore non musicalmente formato. Lavoro che ha trovato sostegno anche nelle qualità vocali degli interpreti principali. Rebeka Lokar è stata una Minnie d'autorità, vocalmente sicura in tutto il corso dell'esecuzione che richiede ampie escursione vocali, esuberante quanto basta ad esprimere i vari aspetti della personalità della protagonista, definita dalla concretezza di vivere in un mondo di uomini e alla ricerca costante di un sogno d'amore. Al suo fianco Sergio Vitale interprete convincente dello sceriffo, ex biscazziere, Jack Rance, che lo delinea in maniera giustamente rude e burbera, ma musicalmente in maniera fluida con emissione sempre ben sostenuta nel canto. Tanto della riuscita della produzione lo si deve al tenore Angelo Villari, che tiene saldamente in mano il ruolo di Dick Johnson. Dotato di voce robusta, ampia e con squillo nitido e pulito capace di esprimere cantabilità forse l'unica aria definita dell'opera, quell'improvviso "Ch'ella mi creda libero e lontano", senza troppo badare alla ricerca di effetti o all'eleganza di emissione, che in questo caso è un accessorio, ma al risultato. Un merito particolare a tutto il microcosmo dei minatori e del mondo della "Polka". Tanti i personaggi con più o meno visibilità canora: Didier Pieri nella parte di Nick con la giusta caratterizzazione di confidente e gestore del banco della taverna, Andrea Concetti è Ashby, il titolare della Wells Fargo, un personaggio che finalmente è riuscito a trovare una sua degna caratterizzazione, l'ottimo Sonora di Valdis Jansons; Federico Cavarzan che si sdoppia a Cremona in Sid e Billy Jackrabbit, in questo ruolo di pellerossa, assieme a Candida Guida, la sua compagna Woskle, che hanno depurato la coppia indigena da un certo macchiettismo. Trin è Antonio Mandrillo, (Bello) Ramiro Maturana, (Harry) Marco Miglietta, (Joe) Giuseppe Raimondo, (Happy) Matteo Loi, (Larkens) Maurizio Lo Piccolo, (Jack Wallace) Alessio Verna, (José Castro) Marco Tomasoni, (Un postiglione), Alessandro Mundula: è questa l'umanità protagonista sostanziale della Fanciulla del West e a loro Puccini ha affidato l'atto conclusione d'addio nell'opera. Meritato trionfo, fatto di scrosci di applausi a stento trattenuti, che si sono innalzati al momento della calata completa del sipario, con ripetute chiamate degli artisti al proscenio a decretare il successo di un prodotto ben confezionato che guarda alla modernità ma ben ancorata sulla tradizione letteraria e culturale del compositore.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Mercoledì, 02 Febbraio 2022 00:45

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