coreografia: Joseph Fontano
interprete: Luciana Savignano
attore: Luca Di Paolo
costumi Federico Sangalli
installazioni: Chiara Dynys
Milano, Teatro Litta, 4 luglio 2007
Dreamtime, un sogno che nasce da ciò che pare impossibile, e che invece diventa vero: dare a un corpo diversamente abile se non disabile il miracolo dell' abilità, dell' espressione compiuta, del passaggio oltre i limiti del dolore. La rassegna che allo Strehler e al Litta ha messo in evidenza quanto si può fare per chi è più debole, e che si intitola «Dreamtime» (chiude stasera con «Forecast», degli scozzesi Indepen-Dance, e con «Mutamenti» di Scena Mobile), ci porta a valutare la vita degli altri come atto d' amore; la danza dispensatrice di felicità, «luogo» di armonia, e chi non ha avuto tutti i beni dell' essere riesce sulla scena a ritagliarsi un piccolo paradiso. Chi lavora in questo campo, e ciò accade in ogni parte del mondo, merita ammirazione totale, l' impegno di educatori, registi, coreografi, artisti fa da contrappeso alle banalità dell' effimero, richiedendo amicizia, non compassione. In queste giornate sono stati proposti vari temi, a partire dal «Mare in catene» di Ventriglia presentato alla Biennale veneziana, talvolta tradizionali; ma sembra più utile segnalare, sul piano dell' esistenza della fatica e delle scelte difficili (che non premiano in tempi brevi, che impongono sacrifici non lievi ), coloro che lottano per qualcosa di speciale, per una misteriosa uguaglianza. Per esempio, il rapporto fra un uomo «diversamente abile» e una donna senza problemi, nell' «Incontro» di Laura Banfi ci è sembrato un modello di qualità e tenerezza, così come il gioioso esprimersi dei ragazzi e delle ragazze di «Las danzas del alma» che il coreografo Vizcaino ha saputo guidare in un quasi-musical per niente down. Tutti i partecipanti sono davvero bravi. E hanno avuto come testimonial una étoile come Luciana Savignano, cui il coreografo Joseph Fontano, uno dei pionieri del modern in Italia, ha offerto una elegante creazione, «Dreamtime Carillon», che mette in luce la bravura o lo stile della ballerina facendola uscire dalla situazione di essere meccanico (il carillon) per ridarle le seduzioni della vita in una cornice lussuosa firmata da Sangalli, Dynys, e Viscardi per la musica.
Mario Pasi