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Vita in trincea. "Terra di nessuno"
redatto da Adriana Corallo
ITG "R.Gagliardi" Ragusa
Referente del progetto: prof.ssa Rosanna Bocchieri

A cento anni di distanza dalla Grande Guerra, è giusto rievocarla per fare comprendere lo sviluppo e il significato per l'Europa di oggi.

La prima guerra mondiale scoppiò tra il 1914 e durò fino il 1918, essa fu un evento di grande e indiscussa drammaticità e importanza per la storia.
Una delle prime cause si può ricondurre all'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando il 28 giugno del 1914 a Sarajevo, egli fu ucciso da uno studente serbo, di conseguenza l'imperatore Francesco Giuseppe dichiarò guerra alla Serbia.
In questa guerra troviamo diversi fronti: L'Italia che dichiarò guerra all'Austria nel maggio del 1915, i tedeschi occuparono il Belgio e poi entrarono in Francia, francesi e inglesi presero i possedimenti in medio Oriente alla Turchia.
Bisogna considerare che le trincee sono state uno dei simboli della Grande Guerra e la linea sulla quale gli eserciti combattevano si chiamava fronte.
Il fronte era costituito da fosse e ricoveri sotterranei che i soldati utilizzavano per ripararsi dagli attacchi nemici.
Queste trincee erano lunghi corridoi scavati nel terreno, riparate da muretti, mucchi di terra e filo spinato.
All'interno delle trincee le truppe vivevano in condizioni molto difficili, di notte i soldati erano costretti a vigilare per respingere eventuali attacchi e per evitare di essere colpiti dai nemici, di giorno la lotta era contro i topi, pidocchi, freddo, fango e umidità.
Il giorno accennato da Cadorna, in cui gli austriaci cambiarono le loro milizie, essi patirono un bombardamento spaventoso, vissero sotto una pioggia di ferro e fuoco.
Cadorna racconta di quel giorno in cui era l'unico ufficiale di servizio che si trovasse nelle trincee, in mezzo ai soldati per dare l'esempio di rimanere al proprio posto, egli affermò che i soldati pensavano alla sua vita, a proteggerlo.
I sintomi dei traumi di esplosione erano drammatici, come la neurastenia più comune tra gli ufficiali, si andava incontro a veri e propri sintomi di guerra come paralisi spasmi, inuttismo, cecità.
Le nevrosi di guerra, al pari della nevrosi in tempo di pace, era la fuga, attraverso la malattia da una realtà percepita come intollerabile e distruttiva.
E' chiaro che le trincee hanno avuto un impatto negativo sulle persone che hanno vissuto questa tragica esperienza.
Moltissimi soldati venivano colpiti dal fuoco delle mitragliatrici nemiche, altri rimanevano feriti o mutilati nella ''terra di nessuno'' senza poter essere soccorsi.
In trincea il soldato conviveva in ogni momento con la paura, proprio per questo i soldati per sopportare questa vita bevevano grandi quantità di alcolici, infatti Cadorna parlando di quel giorno disse: ''Negli intervalli dello scoppio di due proiettili, i soldati seguitavano a mangiare, bere e fumare''.
Nel 1918 la prima guerra mondiale termina lasciando sul campo 37 milioni di morti. ''Anche la morte si presenta per la prima volta nella dimensione dei grandi numeri come risultato di operazioni in serie e prodotto di organizzazione industriale. I soldati parlano spesso delle masse dei morti come fosse merce accatastata e imballata uscita da una catena di montaggio''.
Queste parole tratte da A.Gibelli, la Grande Guerra italiani, Rizzoli, Milano 1998, fanno comprendere la drammaticità e il dolore di questi eventi che in qualche modo lasciano sempre un segno di dolore.

Ultima modifica il Domenica, 13 Dicembre 2015 09:54
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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