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Immigrati clandestini... Una ferita sociale
redatto da Martina Gargano
Classe :1 A Turismo
Istituto Tecnico Economico & Turismo" G. Garibaldi" Marsala
Docente referente del progetto: Teresa Titone

Fra i tanti avvenimenti che hanno caratterizzato la storia, uno dei più importanti è sicuramente l'immigrazione.

Il termine migrazione indica il trasferimento permanente o temporaneo di singoli individui o di gruppi di persone in un Paese o luogo diverso da quello di origine. È uno dei fenomeni sociali mondiali più problematici e controversi, dal punto di vista delle cause e delle conseguenze. I motivi per cui le persone decidono di trasferirsi in un Paese straniero sono molteplici: per sfuggire alla povertà, per cercare migliori condizioni di vita, per trovare un impiego, per impossibilità di praticare il proprio culto religioso. Fin dalla preistoria gli uomini hanno iniziato a spostarsi da un territorio all'altro in cerca di cibo o di un posto più accogliente per vivere. Nella nostra storia si ricorda un triste capitolo d'immigrazione. Tra il 1876 e il 1976 partirono oltre 24 milioni d'italiani, con una punta massima nel 1913 di oltre 870.000 partenze per andare a vivere all'estero, trasferendosi in America Latina e negli Stati Uniti. Come dimenticare le grandi navi o gli straripanti treni che partivano dal mezzogiorno o i migliaia di sventurati con le valigie di cartone pronti all'avventura. Gente che accettava umili lavori pur di sopravvivere: ora la storia si ripete con l'unica variante che i poveri del mondo non siamo più noi. Questo fenomeno, spesso anche clandestino, aumenta sempre più con il passare del tempo. L'Italia, come tutto il mondo occidentale, è vista come una meta da raggiungere per trovare il benessere, ma purtroppo non sempre lo trovano. Negli ultimi decenni si è assistito a un forte aumento dell'immigrazione, perché ai classici flussi migratori, si sono aggiunte le persone che chiedono asilo politico e protezione fuggendo dai Paesi devastati dalla guerra. Nel 1991 il tasso di popolazione migrante in Italia era lo 0.9%, nell'arco di poco più di vent'anni è arrivato a toccare la soglia dell'8%. Come sottolineano le vicende di cronaca, non c'è giorno che clandestini, poveri, disperati e senza niente da perdere, provenienti dal Eritrea, dalla Nigeria, dall'Afganistan, dalla Siria, corrono a imbarcarsi sopra decrepite imbarcazioni che li porteranno non si sa dove, verso quella che credono la salvezza, sopportando fatiche bestiali e molto spesso rischiando di morire durante il viaggio della speranza. Si assiste a ingolfamenti di arrivi o alle stragi di persone a poche migliaia dalla costa, come per Lampedusa. A gestire l'ingresso clandestino molto spesso è la criminalità organizzata internazionale e questo rende il problema ancora più drammatico, in quanto dopo essere stati introdotti nei Paesi di destinazione, vengono spesso inseriti nel mondo criminale e sfruttati come fonti di nuovi profitti illeciti nel campo della prostituzione, dello spaccio di droga, furti o accattonaggio, lavoro nero ecc. Spesso l'immigrato viene considerato come una persona di cui è meglio non fidarsi: viene considerato "diverso" ma ciò non deve diventare sinonimo di "inferiore" o "pericoloso".. anzi, la diversità va sfruttata, conosciuta, anche perché chi si considera diverso è un uomo come noi, con desideri, aspirazioni, capacità da esprimere. In un mondo in cui la "globalizzazione" è considerata di vitale importanza, credo che non ci si può chiudere a riccio nei confronti dell'estero. La popolazione italiana è divisa in due sul fenomeno dell'immigrazione clandestina: da una parte ci sono quelli che vogliono che i clandestini siano rimandati nei loro Paesi di origine; altri credono che sia meglio trattenerli nei centri di accoglienza, in quanto ritenterebbero l'impresa non appena possibile, affrontando rischi sempre maggiori. L'emergenza però è gestita male, si stenta a organizzare l'accoglienza e i rimpatri, e soprattutto non si riesce a dare ai cittadini le sicurezze di cui si hanno bisogno. Volontari laici e cattolici fanno un grande lavoro, gli uomini in uniforme continuano a salvare vite, dovere giuridico e morale che in nessun caso può venir meno. Personalmente non so quale sia la soluzione migliore per affrontare questo triste problema, sicuramente non si possono spalancare le porte agli immigrati, ma è anche giusto dare un'accoglienza dignitosa, promuovere leggi più adeguate, operare con intelligenza e umanità. Altra soluzione potrebbe essere quella di stanziare fondi per migliorare l'economia degli stati di provenienza degli immigrati, personale specializzato, costruendo opere pubbliche adeguate, insegnando tecniche all'avanguardia in modo che si eviti che migliaia di persone lascino la loro terra natale. Per quanto riguarda le guerre, bisogna attendere molto tempo, anni, decenni ,affinché si raggiunga una pacifica risoluzione.

Ultima modifica il Sabato, 14 Gennaio 2017 05:51
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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