venerdì, 29 marzo, 2024
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Emancipazione femminile
redatto da Francesco Digrandi 
VA Istituto Tecnico per geometri Gagliardi di Ragusa
Docente referente del progetto: Rosanna Bocchieri

Ancora oggi in Italia, come in molti altri Paesi occidentali, le donne sono spesso discriminate e non godono delle stesse opportunità degli uomini:

come riuscire a far finalmente sì che le donne abbiano gli stessi diritti degli uomini? Le cosiddette "quote rosa" possono essere la risposta?
In passato le donne si limitavano a svolgere lavori domestici e nei campi , non venivano trattate con rispetto, erano considerate "inferiori" e chiaramente non accettavano codesta situazione. Già nel Settecento iniziarono a diffondersi voci femministe, decise a modificare la condizione delle donne. Una rappresentante, "Olympe de Gouges", che partecipò alla rivoluzione francese, sosteneva che, poiché le donne si dedicavano alle incombenze più faticose, avevano il diritto di essere coinvolte nelle cariche sociali, come gli uomini. Questa sua lotta la portò alla ghigliottina e prima di salirci affermò:" come la donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere altresì il diritto di salire nelle più alte cariche". Lei sacrificò la sua vita per donarne una migliore alle donne, senza risultato.
Nel primo decennio del Novecento, in Gran Bretagna, anche le " suffragette" lottarono per raggiungere lo stesso obiettivo: il suffragio universale, compiendo talvolta atti estremi. Alcune si incatenarono alle inferriate di Westminster, una donna si gettò davanti al cavallo del re durante una corsa, molte fecero lo sciopero della fame, della sete e del sonno, altre infransero vetrine, incendiarono chiese; per queste ragioni vennero anche chiamate: "le furie criminali di Londra". Il loro slogan era:" fatti, non parole".
Questa battaglia fu vinta e in molti stati fu concesso il diritto di voto alle donne. Nonostante questo, la parità con gli uomini era ancora lontana. In Italia regnava il fascismo, secondo il quale la donna doveva essere una moglie fedele e una madre premurosa non adatta all'ambito politico. Per questo, in Italia, si dovette aspettare il 2 giugno 1946, ovvero, quando le donne poterono finalmente votare per la prima volta durante il referendum, per poter scegliere o la monarchia o la repubblica, subito dopo la caduta del fascismo. Questo è stato un obiettivo per tanto tempo ambito e finalmente raggiunto. Ma c'è ancora tanto da fare.
Secondo recenti statistiche, il 13% delle donne vengono licenziate per discriminazioni dopo il rientro dalla maternità. Per evitare certe situazioni, sono state istituite le "quote rosa", ovvero, posti riservati alle donne. Tornando alla domanda iniziale, le quote rosa sono veramente un bene?
Andrea Tarquini su:" La Repubblica", le esaminò attentamente giungendo alla conclusione che le quote rosa penalizzano le donne e le limitano. Però pensando da dove siamo partiti, questo risultato, sebbene non sia eccelso, fa riflettere sul fatto che la donna abbia fatto un percorso eccezionale, mettendo talvolta a rischio la propria vita. Adesso la donna vuole ottenere gli stessi diritti degli uomini, ma tale obiettivo è ancora molto lontano dall'essere raggiunto. Però le donne ci hanno insegnato una cosa: non bisogna mai smettere di lottare, se si vuole raggiungere qualcosa nella vita.
Le donne anche se discriminate, maltrattate, uccise, non si sono date per vinte e hanno combattuto con i denti, per essere artefici del loro destino. Erano sole contro il mondo. Una battaglia persa in partenza, ma ce l'hanno fatta.

Ultima modifica il Sabato, 26 Novembre 2016 11:27
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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