scene dal romanzo di Han Kang
adattamento del testo Daria Deflorian, Francesca Marciano
co-creazione e interpretazione Daria Deflorian, Paolo Musio, Monica Piseddu, Gabriele Portoghese
regia Daria Deflorian
aiuto regia Andrea Pizzalis
scene Daniele Spanò
luci Giulia Pastore
suono Emanuele Pontecorvo
costumi Metella Raboni
consulenza artistica nella realizzazione delle scene Lisetta Buccellato
collaborazione al progetto Attilio Scarpellini
consulenza alla drammaturgia Eric Vautrin
direzione tecnica Lorenzo Martinelli con Micol Giovanelli
stagista Blu Silla
per INDEX Valentina Bertolino, Elena de Pascale, Francesco Di Stefano, Silvia Parlani
una produzione INDEX
in coproduzione con Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale; La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello in corealizzazione con Romaeuropa Festival; TPE – Teatro Piemonte Europa; Triennale Milano Teatro; Odéon–Théâtre de l’Europe; Festival d’Automne à Paris; théâtre Garonne, scène européenne – Toulouse
con la collaborazione di ATCL / Spazio Rossellini; Istituto Culturale Coreano in Italia
con il supporto di MiC – Ministero della Cultura
Teatro Astra, Torino 28 gennaio - 2 febbraio 2025
Uno spettacolo potente nella fedeltà al romanzo: a una delle sue qualità, in particolare, ovvero la forza di monopolizzare l’attenzione del lettore/fruitore, immergendolo nell’esperienza drammatica di un progressivo dissolvimento. Una tragedia ordinaria, direbbe qualcuno cinicamente, una sparizione della porta accanto, di cui i contorni via via sfuggono alla comprensione di chiunque. Non può essere altrimenti, del resto: non si può capire. È in scena al Teatro Astra di Torino La vegetariana, tratto dal romanzo premio Nobel di Han Kang, per la regia di Daria Deflorian: una messinscena totalizzante nella sua linearità; ricchissima e intensa nel meccanismo narrativo di sottrazione; allestimento minimalista, recitazione piana, luci ed elementi scenici essenziali, a rappresentare una vastità di significazioni. La tragedia dell’abbandono di sé – nell’impotenza, nell’incomunicabilità e nello sgomento altrui… spesso, nell’indifferenza – illuminata in ogni squarcio. Monica Piseddu è Yeong-hye, la vegetariana: colei che, partendo dalla rinunzia della carne, arriva a fare a meno di ogni cosa, per fino del parlare. Ecco che la parabola della protagonista non può che rispecchiare il principio sottraente dell’allestimento. Nella corporalità di Piseddu, che si rivela come qualcosa di espropriato e dimenticato, dai suoi movimenti in scena traspaiono l’oblio e la totale non curanza; il rifiuto. Armonizzata alla perfezione la presenza degli altri interpreti: la stessa regista Deflorian, Paolo Musio e Gabriele Portoghese. Ciascuno di essi – il marito, la sorella, il cognato – dà la propria versione del dramma, quasi sfogando al pubblico la propria incapacità di comprendere, la distanza da un male che appare impenetrabile e che talvolta si rifiuta di leggere perché rischia di svelare le proprie stesse miserie e fragilità. Più monologhi che dialoghi, dunque, in un crescendo di solitudini che evitano di proposito qualunque possibilità di incontro o sovrapposizione. La scena logora e scarna, adatta a rappresentare qualunque sequenza del dramma, è bellissima nelle sue ombre e nei grigi; riverbera efficacemente l’intento della protagonista di lasciarsi andare. Per il resto, la rappresentazione della sua interiorità (il bosco e gli alberi) è affidata a giochi di luce toccanti: i fiori che si aprono sul corpo sottile di Yeong-hye, contro la parete altrettanto nuda e inondata da uno schiaffo di luce, sono al centro di quello che è forse il momento più lirico della rappresentazione. Yeong-hye/Monica Piseddu è probabilmente il fantasma che più degli altri – protagonisti della stagione 2024/25 del Teatro Astra-Fondazione TPE – ci lascia il senso pietrificante dell’abbandono di sé e degli altri; della determinazione a svanire. Giovanni Luca Montanino