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VITA DAVANTI A SÈ (LA) – regia Silvio Orlando

Silvio Orlando Silvio Orlando

con Silvio Orlando
di Romain Gary
con l’Ensemble dell’Orchestra Terra Madre
regia Silvio Orlando
Teatro Verdi Salerno 25 marzo 2023

www.Sipario.it, 2 aprile 2023

Cosa è la pietà se non quello che dovrebbe essere un sentimento condiviso di adesione ad una speranza futura? Cosa è la pietà se non un momento in cui sedersi e vedere che  le cose scorrono, si adeguano e tacciono di fronte alla perdita affettiva? Forse e dico forse, Romain Gray scrivendo La vita davanti a sé si apostrofa del probabile o meglio dell’improbabile veste futura dei panni di una pietà che porta l’umana specie ad essere migliore, o così dovrebbe essere. Silvio Orlando inarca quella particolare attitudine a parlare di pietas, quella che Pasolini sapeva ben raccontare senza mai essere romantico o cattolico. Egli porta sulla scena una piece di incredibile umanità, di speranza nella futura vita e in quello che significa non avere nulla e avere però la pietà. Un sentimento che non è comune a tanti, anzi a pochi perché costa paura e paura di non sopportare quello che si vede o si sente. Eppure il racconto di Orlando che fa di se stesso, di una traslazione dell’innocenza fanciullesca è talmente coinvolgente che non si può far finta di niente. Si piange e si ride della vita. Della vita umana. Un po' come facevano gli ebrei che non nascondevano il dolore della vita dietro una risata. Risata che è come passare una carezza nella propria dimestichezza con il dolore e cercare di convincersi del bene proprio, anzi altrui. Insomma in questo bellissimo lavoro che Orlando porta sulle assi del Teatro Verdi di Salerno vi è una bellissima ricerca di segni, parole, semantichierie sonore senza mezzi termini. Una bellezza profonda, la sincerità di una narrazione condotta come se si fosse di fronte ad un amico malato che sta sul suo letto e che sta lì a raccontare la sua storia. Ecco Orlando non è mai fuori del contesto, ovvero non riesce a far arrivare allo spettatore la sua dolce demenza di cui vive. Una demenza che  equivale alla follia di Amleto. Dimenticare ricordando ed è quello che fa Momon il suo personaggio sulla scena. Amarità, segni di amori rari, fanciullesca innocenza di sapere che se è una cosa brutta basta sorridere e diventa meno brutta. Il tutto è senso maggiore con i suoni e le note della Orchestra Terra Madre. Sereno l’abbraccio di Momon, così come è la recitazione di Orlando. Anche quando i cellulari rompono la scena della pietas per ricondurre ad un presente a volte troppo volgare e inconsistente per essere elemento di accettazione. Per un significato impossibile da comprendere in tempi in cui è più semplice illuminarsi alla luce dei led di un cellulare e non della propria interiore luminosità che vale molto più di qualsiasi oggetto. 

Marco Ranaldi

Ultima modifica il Venerdì, 14 Aprile 2023 10:50

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