mercoledì, 30 aprile, 2025
Sei qui: Home / U / UN PO’ MENO FANTASMA – regia Francesca Sarteanesi

UN PO’ MENO FANTASMA – regia Francesca Sarteanesi

Tommaso Bianco in "Un pò meno fantasma", regia Francesca Sarteanesi. Foto Luca Del Pia Tommaso Bianco in "Un pò meno fantasma", regia Francesca Sarteanesi. Foto Luca Del Pia

terzo capitolo del progetto triennale La libertà dei ciottoli
un progetto di Kronoteatro + Francesca Sarteanesi
ideazione Tommaso Cheli
drammaturgia Tommaso Cheli / Francesca Sarteanesi
regia Francesca Sarteanesi
con Tommaso Bianco
disegno luci e responsabile tecnico Alex Nesti
scene e costumi Rebecca Ihle
supervisione progetto Maurizio Sguotti
produzione Kronoteatro
coproduzione Teatro Nazionale di Genova
con il sostegno di PimOff, Spazio ZUT!, L’arboreto/Teatro Dimora 
Teatro Elfo Puccini, Milano, 23 febbraio 2025

www.Sipario.it, 12 marzo 2025

All’ingresso ci è stato offerto un bottone celato in una piccola busta bianca di carta. Sarà forse quella la chiave di un qualche svelamento che l’immobilità quasi subito parlante della scultura-attore ci promette. In realtà quella che segue è una galleria di ritratti che si attiveranno a partire dalla capacità di montaggio interno da parte dello spettatore, in un campo-controcampo verbale affidato solamente al cambio di intonazione, di parlata dialettale, di volume, di timbro vocale dell’attore. 

Il costume-scenografia indossato da Tommaso Bianco, un coloratissimo involucro piumato che richiama la figura di un uccellatore, ben delineato dall’inquadratura fissa delle luci, sarà il solo dato visivo a cui far riferimento durante l’intera durata della pièce

Così l’aspettativa di dinamismo, frustrata, si rivolta sulla stasi dell’attore come alla ricerca di una compensazione; e appare subito chiaro come la chiave del lavoro sia da ricercarsi proprio in questa scelta. 

L’ipotesi registica di Francesca Sarteanesi è dunque audace e interessante nella sua radicalità, sfida il senso cenestetico dello spettatore, lo costringe a cercare movimento nella stasi. D’altra parte il teatro orientale, con la sua peculiare capacità di magnetizzare lo spettatore pur in assenza di azione esterna, è del tutto assente nelle intenzioni registiche e attoriali.

In questo contesto appare perciò meno chiaro il motivo di un costume-scenografia che sembra voler attenuare la radicalità dell’impostazione, offrendo la compensazione  di una varietà cromatica e di forme che il lavoro di Bianco, per scelta artistica, non si incarica di arricchire di ulteriori possibilità di sguardo preparando una potenziale tessitura di ulteriori punti vista.

La galleria di personaggi si forma lentamente a partire dalla emersione fioca della voce del protagonista, Marcello, un uomo-fantasma, forse un po’ meno tale dal momento che cerca di raccontarsi, pur nella quasi inudibile articolazione delle parole per via di una caratterizzazione verso l’invisibilità (paradossalmente invece contraddetta dal costume) che si fa quasi inudibilità, comunque delineando una sorta  di Bartleby della provincia italiana, che vive in un tempo-spazio punteggiato da esitazioni, insicurezze, rinunce, contro le quali intervengono le pesanti certezze scaricate su di lui da presenze ben altrimenti configurate: parenti, colleghi, fidanzata, tutti ritratti secondo un topos caricaturalmente regionale, debitori di una bozzettistica tracciata secondo i canoni di una rinnovata commedia del grottesco sociale. 

Una canto all’invisibilità che cerca l’ironia per farci sentire come la diversità di Marcello ci riguardi; dove la pletora di personaggi variamente insensibili o addirittura crudeli si incarica di aumentare il grado di empatia  nei confronti del protagonista, il quale fa della rinuncia il godimento di un qualche poco, e di quel poco una sorta di rinuncia quasi gioiosa al molto (denaro, posizione, famiglia) che gli altri lo sfidano a procurarsi.

Il bottone, alla fine, non reclamato, non richiesto, non restituito, rimane in tasca allo spettatore come pegno di un richiamo invano atteso, come a dire: se Marcello è riuscito infine ad attaccare bottone lo ha fatto con un filo invisibile, e come per singoli richiami soggettivi, individualmente recepiti, affidati alla sensibilità di ciascuno.     

Franco Acquaviva

Ultima modifica il Venerdì, 14 Marzo 2025 06:43

About Us

Abbiamo sempre scritto di teatro: sulla carta, dal 1946, sul web, dal 1997, con l'unico scopo di fare e dare cultura. Leggi la nostra storia

Get in touch

  • SIPARIO via Garigliano 8, 20159 Milano MI, Italy
  • +39 02 31055088

Questo sito utilizza cookie propri e si riserva di utilizzare anche cookie di terze parti per garantire la funzionalità del sito e per tenere conto delle scelte di navigazione. Per maggiori dettagli e sapere come negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie è possibile consultare la cookie policy. Accedendo a un qualunque elemento sottostante questo banner si acconsente all'uso dei cookie.

Per saperne di più clicca qui.