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TRADIMENTI - regia Michele Sinisi

"Tradimenti" regia Michele Sinisi. Foto Luca Del Pia "Tradimenti" regia Michele Sinisi. Foto Luca Del Pia

di Harold Pinter
traduzione Alessandra Serra
con Michele Sinisi, Stefania Medri, Stefano Braschi
scene Federico Biancalani
direzione tecnica Rossano Siragusano
aiuto regia Nicolò Valandro
regia Michele Sinisi
produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale con il contributo di Next – Il Laboratorio delle Idee
Bassano del Grappa, teatro Remondini, 5 aprile 2022

www.Sipario.it, 7 aprile 2022

Un monolite luminoso è al centro della scena e va a ricordare inesorabilmente i passaggi del tempo, che, in “Tradimenti” di Harold Pinter è curiosamente a ritroso. Al monolite, che protagonista lo è di sicuro, si affiancano tre persone, due uomini e una donna, i due fra loro “migliori amici” e la donna sposata con uno e amante dell’altro. Una storia che va indietro nel tempo come detto, che parte quando tutto tra Emma e Jerry, gli amanti, è già finito quasi in una sorta di cerchio che si richiude. Altro protagonista, si sa in questo autore, è certamente il non detto, e quell’incomunicabilità che invia da una parte o dall’altra i personaggi, apparentemente senza che nulla succeda ma in realtà agendo di continuo sulla loro psiche, e sul loro srotolomento disordinato esistenziale. Che poi a vedere bene i tradimenti, come lo stesso regista Michele SInisi conferma, sono anche quelli che riguardano gli spettatori che vanno incontro a una serie amplificata di situazioni paradossali e non tutte aspettate. SInisi interpreta anche Robert, il marito di Emma, e gli dà il giusto tono affilato e misterioso, lucido e cinico come i personaggi di Pinter spesso procedono. Gli altri due lo seguono, sia ben chiaro, nessuno è vittima oppure tutti, se si vuole. A lato della scena una consolle regolata dagli attori stessi di volta in volta scandisce luminosamente i vari periodi e luoghi, dal pub del 1977 alla casa dei coniugi del 1968. Il testo, come altri dello stesso autore, è di una bellezza clamorosa, a mio modo di vedere, sublime in certi passaggi, ed è qui trattato con i guanti da SInisi, che addirittura nelle didascalie luminose non lo tradisce riportando quelle originali. Il teatro di Pinter in generale è basato sull’incomunicabilità, è un confrontarsi spesso sterile dove ognuno gioca la sua partita con esiti diversi. Questo spettacolo è godibilissimo e Sinisi riesce, anche se forse usando un po’ troppo modernismo, a entrare nel vivo delle tematiche pinteriane, per non parlare delle straordinarie, memorabili pause, qui declinate osservando la parola, e la stessa pausa come nei migliori allestimenti di Pinter infatti. Siamo in piena destrutturazione che riguarda tutto e tutti, e che se non dà speranze, certo sono poche, pochissime. Il ritmo delle battute è serrato, non lascia scampo, e certe trovate del regista pugliese sono da manuale, come la testa di cervo indossata, l’eco - riverbero del dialogo al ristorante. Per non parlare della magnificenza, e qui non esagero, della scena del ballo sessantottino, a casa dei coniugi, dove Emma si scatena per poco meno di una decina di minuti che sembrano anche di più, con grande pace di Jerry, che guarda dietro il quadro luminoso quando lei sparisce e ritorna, sempre ballando, e soprattutto di Robert, seduto in ombra davanti alla platea. La gente mormora ed è un piacere sentire questo, segno che c’è complicità d’azione davanti all’avanguardia del teatro, che ogni tanto fa capolino fortunatamente e segnala la sua presenza. E’ questione di flussi e riflussi. La colonna sonora è variopinta e anacronistica, anch’essa in odor di detrutturazione, e va da “Il mondo” di Jimmy Fontana (l’unica appoggiata esatta al periodo) a “Disco bambina” di Heather Parisi, e poi Madonna, gli A-Ha, Michael Jackson, i Duran Duran. Uno spettacolo che pare possa spaccare a metà il pubblico che invece, che bello vedere questo, partecipa anche con tanti applausi finali. Stefano Braschi è uno straordinario Jerry incredulo e Stefania Medri fa Emma con una giusta freddezza. Di Michele Sinisi abbiamo detto. Dateci altre date, altri teatri per rivederli.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Giovedì, 07 Aprile 2022 23:11

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