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THE TROJAN WOMEN - regia Theodoros Terzopoulos

"The Trojan Women", regia Theodoros Terzopoulos "The Trojan Women", regia Theodoros Terzopoulos

Directed by Theodoros Terzopoulos
Written by Euripides
Translated by Kostis Kolotas
Actors: Anastasia Papadopoulou (Hecuba), Sophia Hill (Helen), Niovi Charalambous (Andromache), Antonios Myriagkos (Talthybius), Savvas Stroumpos (Poseidon/Menelaus), Elisavet Ingliz (Athena/Kassandra), Hadar Barabash (Kassandra), Sara Ipsa (Kassandra), Evelyn Asouant (Kassandra), Erdogan Kavaz (Coryphaeus)
Direction Stage installation: Theodoros Terzopoulos
Assistant Director: Savvas Stroumpos
Music: Panayiotis Velianitis
Costumes: Loukia
Lights: Theodoros Terzopoulos, Konstantinos Bethanis
Stage Technician: Charalampos Terzopoulos
Production Manager: Maria Vogiatzi
Open Air Theatre – TOGA
9th Theatre Olympics - 24th/25th August, 2019

www.Sipario.it, 25 agosto 2019

Vaccino n-valente

Nella splendida cornice dell'Open Air Theatre, nel villaggio di Toga Mura (prefettura di Toyama, Giappone), per la nona edizione del festival "Theatre Olympics", viene presentato uno dei cavalli di battaglia del maestro greco Theodoros Terzopoulos. Le troiane unisce attori di città divise (Nicosia, Mostar, Gerusalemme), ma anche dalla Siria e dalla Grecia, nell'universale grido contro la guerra. Il testo di Euripide è agito in sei lingue: greco, turco, croato, bosniaco, ebraico e arabo. Lo stile di Terzopoulos è inconfondibile, direzione impeccabile, obiettivi chiari e conduzione rigorosa degli attori che ne tengono alto il nome. Si rievoca lo spirito aulico delle tragedie greche rivolte a un'umanità che ha agito troppo o a un Dio che non ha mai agito. Inevitabile, l'evoluzione del linguaggio verbale muta in canto, in cluster di condanna, in respiri spezzati che investono il pubblico come un mare in burrasca. I protagonisti non riescono a stare fermi, impassibili di fronte alla catastrofe consumata. Sono pervasi dal virus bellicoso che sperano di espellere respirando forte. Ancora più forte. Gettandosi a terra, in un rituale di corpi frammentati. La guerra è un virus. Estremamente contagioso. Si contrae o si soccombe. Deve fare il suo decorso innaturale, non esiste cura. Un vaccino di memorie, forse. Ma non si è mai immuni del tutto. Alcune generazioni ne apprenderanno la storia sui libri, sul grande e piccolo schermo, sui videogiochi. Il corpo di Ecuba, interpretata magistralmente da Anastasia Papadopoulou, si radica a centro palco, in attrito e suspense rassegnata, murata da una composizione circolare di stivali, metonimia teatrale dei figli caduti. Lo spazio è in un turbine di ritmo che tiene sempre alta la tensione, spezzandosi in diversi quadri di immagine. Una grottesca partita di tennis, in cui la responsabilità salta di bocca in bocca, da Elena a Ecuba, a frustate di lirica. I tre uomini fanno da contorno, in un dramma ancestralmente al femminile, e sembrano alonati nel ricordo, in una colpa che invade lo spazio, rendendo incredibilmente pesante ogni centimetro cubo di aria messa in gioco. Un gioco. Forse la guerra è anche questo. Un gioco perverso. Un azzardo di vite con un piatto che non smette mai di piangere. Cassandra vuole evadere, ha il bisogno di espellere il virus e ci prova sacrificando tutte le attrici che, attraversando il prato di tombe che ora fa Troia, escono di scena. E più volte il mondo ha ospitato questo grottesco luna-park dal quale, una volta entrati, non si può più uscire. Un grilletto fin troppo facile. Un panzer che ara ogni cosa.

Giovanni Moreddu

Ultima modifica il Lunedì, 02 Settembre 2019 08:06

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