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THE DEEP BLUE SEA - regia Luca Zingaretti

"The Deep Blue Sea", regia Luca Zingaretti "The Deep Blue Sea", regia Luca Zingaretti

di Terence Rattigan

regia Luca Zingaretti

con Luisa Ranieri

e con in o. a. Maddalena Amorini, Giovanni Anzaldo, Alessia Giuliani

Flavio Furno, Aldo Ottobrino, Luciano Scarpa, Giovanni Serratore

scene Carmelo Giammello

costumi Chiara Ferrantini

musiche Manù Bandettini

luci Pietro Sperduti
Teatro Comunale di Carpi, 8 Dicembre 2018

www.Sipario.it, 9 dicembre 2018

La trasposizione teatrale di The Deep Blue Sea per la regia di Luca Zingaretti apre numerose riflessioni sulla drammaturgia contemporanea.
La rielaborazione del testo di Terence Rattigan (classe 1911) ha preso vita ieri sera 7 dicembre 2018 all'interno del Teatro Comunale di Carpi attraverso una mise en scène perfetta dal punto di vista tecnico, caratterizzata da una pulizia stilistica particolare e da una scenografia impeccabile grazie alle scene di Carmelo Giammello e i costumi di Chiara Ferratini.
La pièce vede protagonista una straordinaria Luisa Ranieri accompagnata da un cast di eccellenti attori.
Se andiamo però a scandagliare il lato strettamente drammaturgico bisogna purtroppo riscontrare una perdita di vigore a causa di una rappresentazione del testo che diventa letterale, quasi chirurgica, quindi priva di sbalzi significativi.
I colori di un personaggio affascinante come quello di Hester Collyer rimangono sfumati, senza mai esplodere in un vero e proprio arcobaleno.
Sembra sempre tutto un po' in bianco e nero, sicuramente di classe, ma carente dal punto di vista del pathos.
Lo sfortunato matrimonio tra Hester e Sir William Collyer con conseguente crisi che porta la Collyer a innamorarsi di un altro, stringendo una liaison segreta con quest'ultimo, si sviluppa -ahimè- attraverso una narrazione classica, lineare che non esce mai dagli schemi prestabiliti del teatro convenzionale.
L'umorismo raffinato è presente, ma mai irriverente.
La penna di Rattigan ci regala un bon-ton sofisticato tipicamente inglese, ma viene raggiunta solo la massa e non riesce ad emergere appieno il lato più profondo di quello che è considerato su largo raggio un capolavoro.
Il modus operandi del regista Luca Zingaretti sembra attenersi a una fedele riproduzione del testo senza voler sperimentare strade nuove.
L'umorismo tipico della commedia inglese emerge, ma solo a tratti e non si riesce quasi mai a ridere di cuore.
Allo stesso modo non esistono momenti di reale commozione.
Sarebbe stato bello poter ridere e piangere di più.
La figura di Hester Collyer, famosa per la propria carica e ritenuta per questo uno dei personaggi femminili più forti e interessanti della drammaturgia, in questa rappresentazione, non emerge abbastanza.
La storia, nel suo complesso, viene presentata attraverso una recitazione prevalentemente maschile con un Giovanni Serratore brillante e perfetto nel ruolo di Freddie Page, ma eccessivamente presente sulla scena.
Page occupa uno spazio che diventa quasi ridondante, mentre – a tratti- la figura di Hester si perde, come si spegnesse pian piano, simile a una candela.
Il mal de vivre della Collyer è racchiuso tutto nella prima scena.
Di lei si ricorda il tentativo di suicidio iniziale, ma poi?
L'indagine sul suo tormento interiore è appena accennata e spesso si parla di Hester per interposta persona attraverso gli uomini della sua vita che la nominano continuamente, offrendo punti di vista che si incrociano in un quadro leggibile, ma al contempo sfuggente.
Sembra siano loro ad avere le redini, sembra sia il mondo maschile a prevalere ed Hester Collyer un semplice oggetto d'arredo nelle mani di chi fa a gara per descriverla, per sapere come lei sia fatta.
Solo nella seconda parte della pièce, alla fine della storia, riusciamo finalmente a capire ed entrare meglio nell'animus di questo personaggio misterioso.
La fatidica notte in cui Hester rimane da sola in casa, verrà a farle visita un uomo, l'ennesimo.
L'uomo fondamentale.
Si tratta di Mr. Miller, inquilino del palazzo in cui vive Hester Collyer, nonché ex dottore radiato dall'albo per ragioni sconosciute.
Interpretato da un eccellente Flavio Furno, attore che più di tutti riesce a trasmettere una reale emozione e a rendere l'idea di ciò che Rattigan voleva trasmettere attraverso il suo "Deep Blue Sea", Mr. Miller finalmente sembra avere la chiave di volta per ridare a Hester nuova vita.
Quest'ultimo sembra conoscerla da sempre ed è in perfetta sintonia con la parte vera di lei, quella che in pochi conoscono.
L'uomo che sa fare l'amore con la mente e non col corpo.
L'uomo capace di "correggere la sorte", senza mai puntare il dito, senza farsi giudice bensì guaritore.
Senza volere meriti, ma solo aprendo porte e finestre dell'anima, concedendo a Hester di respirare.
Grazie al dialogo finale tra Miss Collyer e Mr.Miller emergono infatti importanti quesiti di ordine esistenziale.
"Come si può vivere senza speranza?", domanda Hester, ricevendo una risposta sorprendente che solo chi andrà a vedere il dramma potrà scoprire.
In queste ultime battute emerge la grande enorme rivoluzione di un testo del Novecento che è ancora attuale.
Una donna persa nelle tenebre delle proprie passioni, può ritrovare se stessa? Può riprendere le redini della propria vita? Si.
E in che modo può farlo?
Attraverso il talento.
Quello che la Ranieri presenta in dosi massicce e che dovrebbe avere più spazio.
Grazie alla rielaborazione di un testo del Novecento riemergono quei problemi legati alla drammaturgia, che oggi come oggi, vive un momento di estrema crisi.
C'è bisogno di dialoghi forti, di emozioni che trascendano il territorio già conosciuto.

Dafne D'Angelo

Ultima modifica il Giovedì, 13 Dicembre 2018 14:04

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