ideazione e regia di Francesco Alberici
assistente alla regia: Daniele Turconi
interpreti: Daniele Turconi, Claudia Marsicano,
Salvatore Aronica, Francesco Alberici
scrittura scenica a cura di: Francesco Alberici
produzione Frigoproduzioni
visto al Teatro Filodrammatici, Piacenza, festival L'altra scena, 1 ottobre 2018
Ci si diverte un sacco, si ride molto, ma alla fine rimane un certo senso di amarezza, un po' come il dolce ma acidulo succo di frutta americano Tropicana, arrivato qualche anno fa sul mercato italiano, proprio mentre Daniele Turconi, Claudia Marsicano, Salvatore Aronica, Francesco Alberici stavano realizzando il loro 'Tropicana'. Lo sguardo di Frigoproduzioni si è rivolto al tormentone estivo, l'omonimo brano, cantato dal Gruppo Italiano nel lontano 1983. Si tratta di una storia compiuta e lontana per i ragazzi in scena, nati abbondantemente dopo il 1983. Come tali vengono affrontati la vicenda della hit Tropicana, lo scioglimento del gruppo, incapace di sopportare il successo arrivato improvvisamente, le richieste ciniche del mercato e di Mara Maionchi che ridusse a cinque l'iniziale band di sette elementi. Come archeologi in cerca di reperti del decennio del disimpegno Alberici che firma la drammaturgia, ha interrogato il testo e su quello costruito lo spettacolo. La prima sorpresa arriva proprio dal testo della canzone che racconta di una catastrofe nucleare, di una vacanza spazzata via dallo scoppio di una bomba, eppure tutto questo accade su un motivetto orecchiabile e con un ritornello entrato nella storia dei tormentoni estivi. Tutto questo in scena vive di una sua divertita e divertente analisi.
Tropicana procede su più livelli. Racconta la genesi del brano, Turconi /Marsicano/Aronica/Alberici sono il Gruppo Italiano, al tempo stesso il quartetto denuncia di non esserlo, di mettere in scena il racconto, è come se non volesse concedersi e concederci l'illusione della finzione. Non è un caso che – come sempre più spesso accade nel teatro post-drammatico – gli attori si chiamino con i loro nomi e alla fin fine ci raccontano di loro. Sul tappeto verde – che altro non è che un green screen su cui proiettare il videoclip della nostra immaginazione di spettatori – gli attori si muovono, si mostrano e si svelano e al tempo stesso interrogano la genesi del brano, riflettono sul diktat del mercato, sul produrre pezzi di successo, sulla creatività al servizio del business. Ne fuoriesce un lavoro fresco, intelligente, acuto, spiazzante in grado di mostrare ciò che sta dietro, animato dalla voglia di decostruire non solo il testo di Tropicana ma di leggere la nascita di una dittatura alla produzione seriale e omologante che spaventa, diverte e soffoca.
E se la premessa della messinscena – come i protagonisti hanno sottolineato a fine serata nell'incontro col pubblico – è nella reale difficoltà di Frigoproduzioni di misurarsi col secondo spettacolo dopo il consenso ricevuto con Socialmente, in realtà Tropicana sa andare oltre il biografismo e muoversi in uno spazio di divertito pensiero sulla potenza del mercato, sulla seduzione dell'omologazione, senza fare la morale ma indicando nel refrain del tormentone estivo di trentacinque anni fa la Cassandra inascoltata di una deriva leggera e omologante di cui oggi viviamo le conseguenze. E malgrado ciò alla fine rimane la voglia di cantare E' Tropicana iè....
Nicola Arrigoni