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SIAMO SPAZZATURA DELL’EUROPA DELL’EST - regia Georg Genoux e del Gruppo teatrale Teatr Replika Sofia

"Siamo spazzatura dell'Europa dell'Est". "Siamo spazzatura dell'Europa dell'Est".

Titolo originale: "Wir sind Müll aus Osteuropa"
Progetto di teatro documentario di Georg Genoux e del Gruppo teatrale Teatr Replika Sofia (Bulgaria)
Con: Irina Andreeva, Blagoi Boychev, Ivailo Dragiev, Ina Georgiva, Toni Karabashev, Boryana Peneva, Milko Yovchev
In collaborazione con Teatr Replika Sofia, Interdisciplinary theatrical laboratory NEDRAma,
Democracy.doc, suborgange berlin e Goethe-Institut Bulgaria.
Berlino, STUDIO Я, 18 e 19 ottobre 2014

www.Sipario.it, 21 ottobre 2014

"Siamo spazzatura dell'Europa dell'Est", spettacolo di teatro documentario ospitato per due serate sul palcoscenico STUDIO Я del Teatro Maxim-Gorki di Berlino, nasce dalla fusione di due progetti teatrali indipendenti: il primo, "Spazzatura", ha come tema la marginalizzazione all'interno della società bulgara, il secondo, "Partenza", si concentra sull'"esodo" di gran parte della popolazione bulgara verso l'Europa occidentale. I due spettacoli originari corrispondono rispettivamente alle due metà della messa in scena, separate da una pausa che gli spettatori devono trascorrere nel foyer del teatro per consentire il cambiamento dell'allestimento. Gli attori recitano interamente in bulgaro. La traduzione tedesca dei monologhi viene proiettata sulla parete di fondo.

Al posto del suono della prima campanella, stentorea si innalza la voce di uno degli attori che invita i presenti a uno sforzo di fantasia: "chiudiamo gli occhi, immaginiamo di viaggiare verso l'aeroporto di Berlino per prendere un aereo diretto in Bulgaria, apriamo gli occhi soltanto quando ci verrà detto di farlo". Il teatro documentario sembra dunque non escludere in toto la finzione: gli spettatori vengono condotti ad uno ad uno in sala, dove possono riaprire gli occhi e si trovano seduti, pressoché al buio, su una tribuna a ridosso della scena.

"Benvenuti in Bulgaria!": così ha inizio "Spazzatura", la prima parte dello spettacolo. Gli attori diventano narratori di storie reali, personali, intime. I protagonisti di questi racconti sono gli attori stessi, loro conoscenti o famigliari. Spazzatura è ciò di cui larga parte della popolazione bulgara si nutre, spazzatura è l'essere umano senza diritti in una società che non gli attribuisce alcuna dignità, spazzatura sono gli oggetti che affollano la scena. Storie di senzatetto costretti a nutrirsi del contenuto dei cassonetti, storie di città fantasma i cui abitanti sono partiti in cerca di dignità e riconoscimento o sono rimasti, dimenticati dal mondo, storie di scandali sociali e politici, di cadaveri di bambini morti prematuramente e gettati tra i rifiuti.
La cornice di finzione che ha introdotto lo spettacolo svanisce qui completamente cedendo il passo a una totale assenza di filtro: gli attori interpretano se stessi, gli oggetti giocano un ruolo fondamentale in quanto portatori di significato. Il culmine della "realtà" viene raggiunto quando uno degli attori cerca tra gli spettatori qualcuno che sia disposto ad ospitarlo per una settimana a Berlino e chiede ai volontari di annotare sulla sua agenda il proprio recapito.

E proprio quando la barriera tra pubblico e palcoscenico sembra scomparire ecco che la finzione si insinua di nuovo nello spettacolo, questa volta con più complicità da parte del pubblico: lasciamo la Bulgaria alla volta di Berlino, ma questa volta non in aereo, bensì su un autobus che ci porterà tuttavia solo fino in Serbia perché a corto di benzina, poi occorrerà procedere a piedi. La messa in scena del cliché porta alla decostruzione dello stesso: tra le risate gli spettatori lasciano la sala diretti verso l'autobus immaginario, prima le donne s'intende.

La seconda parte dello spettacolo, "Partenza", viene introdotta dal discorso di fine 2013 del primo ministro inglese David Cameron a proposito delle misure che la Gran Bretagna avrebbe adottato per arginare l'ondata di immigrati rumeni e bulgari attesi nel Paese dal 1 gennaio 2014, data della fine delle restrizioni alla libera circolazione dei cittadini dei suddetti paesi.
Non appena gli spettatori rientrano in sala approdando a Berlino, la cornice fittizia svanisce di nuovo: ci colleghiamo via Skype con le famiglie di due attori del gruppo, che sembrano non essere affatto consapevoli del contesto teatrale nel quale la chiamata viene effettuata. Le storie che in seguito vengono raccontate ritraggono una Bulgaria in cui vivere con dignità non è più possibile, bensì solo sopravvivere, nel migliore dei casi. Sempre più persone si decidono a lasciare il Paese per poter contare su uno stipendio sicuro, per accedere a cure mediche di base dignitose, per mantenere un figlio. I racconti articolano anche una riflessione sulla misera condizione degli artisti in Bulgaria, a loro volta spesso costretti a emigrare per praticare la professione. Gli artisti di Teatr Replika hanno invece deciso di restare in patria, con la missione di provare a cambiare una società che rende l'uomo spazzatura.

Gloria Reményi

Ultima modifica il Martedì, 21 Ottobre 2014 11:59

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