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SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE - regia Andrea Battistini

Sogno di una notte di mezza estate Sogno di una notte di mezza estate Regia Andrea Battistini

di William Shakespeare
adattamento e regia di Andrea Battistini
con Alessandro Buggiani, Chiara Di Stefano, Veronica Forosio, Daniela Marra, Pietro Mossa, Raffaele Musella, Totò Onnis, Davide Pedrini, Aurora Peres, Giovanni Rizzuti, Daniele Sala e Daniele Squassina
disegno luci di Carlo Pediano
produzione Ctb Centro Teatrale Bresciano in collaborazione con il Teatro di Castalia
al teatro Sociale di Brescia (prima nazionale) 9-10 novembre 2010

www.Sipario.it, 18 novembre 2010

Il Sogno di una notte di mezza estate fatto a pezzi, digerito e 'vomitato' come un bolo indistinto da sottoporre ad un pubblico senza denti... E' quanto fa della pièce di Shakespeare Andrea Battistini, metteur en scene onnivoro che spezza, sintetizza la vicenda rubando qua e là suggestioni sceniche da certo teatro anni Ottanta (si veda il Sogno di Elio De Capitani) ma anche da certe cupezze del Sogno del Teatro del Carretto e per la parte dei comici, citando a man bassa il cabaret di Zelig con qualche omaggio a Ficarra e Picone oppure a Migone... Tutto ciò funziona e raccoglie alla grande il consenso del pubblico. Nella cupezza delle liti amorose dei quattro giovani ateniesi e degli inganni di Oberon ai danni di Titania, complice il folletto Puck, lo spettatore si sente gratificato nell'intravedere il peso sfuggente della poesia shakespeariana. Nella leggerezza politicamente corretta della parte comica degli ex artigiani - qui in realtà malati psichici alle prese con la messinscena della storia di Piramo e Tisbe - il pubblico si ritrova nel salotto di casa con i ritmi di un cabaret para televisivo e un po' fumettistico che si conquista il consenso della platea. Tutto ciò funziona. L'apertura di questo Sogno predigerito è affidata alla condanna di Ermia a seguire il volere del padre, a sposare Demetrio e non il suo Lisandro. Andrea Battistini pone così l'accento sul motore drammatico del Sogno, l'impossibilità di coronare l'amore vero che diviene una prigione se costretto alle leggi degli uomini. La premessa che porterà gli innamorati nel bosco è immediatamente interrotta da una sorta di disvelamento per cui lo spettatore finisce col trovarsi davanti alla dichiarazione di attori impegnati a costruire uno spettacolo. Questo permette di introdurre il quartetto di ex artigiani del Sogno che qui Battistini trasforma in psicolabili guidati da un'operatrice di teatro sociale. Altro stacco, i mattacchioni sono invitati ad assistere a ciò che accade sulla scena, agito da 'attori veri' e qui si disvela la parte del sogno legata a un Oberon in stile dark con doppiopetto nero e a un Puck con cappotto di pelle nera. Il clima è cupo, gotico, il Sogno è un incubo, la sfida fra Oberon e Titania una guerra all'ultimo sangue. La lite fra Oberon e Titania e i bisticci dei quattro giovani ateniesi sono un tutt'uno cupo e inquietante che si alterna alla comicità fumettistica dei malati mentali impegnati a raccontare l'amore impossibile fra Tisbe e Piramo. Tutto ciò procede parallelamente e in modo autonomo, non si ha l'impressione che le due storie s'intreccino – come invece accade nel testo – e l'una storia e l'altra vanno sciogliendosi di pari passo, accomunate dal gioco del teatro elevato a finzione. Questa mancanza di coerenza narrativa non sembra disturbare la fruibilità frammentata del Sogno di una notte di mezza estate che è centone teatrale e divertissement ben accolto dal pubblico, con attori di maniera e una regia furba che rubando qua e là cerca di essere originale e 'moderna' frequentando di luoghi comuni di un teatro di vent'anni fa. Poco male, al pubblico piace e il teatro è pieno.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Mercoledì, 25 Settembre 2013 08:58

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