di Ingmar Bergman
con Pia Lanciotti, Clara Galante
Martino D' Amico, Nicole Vignola, Caterina Simonelli, Silvia Corsi
regia e drammaturgia: Federico Olivetti
Compagnia La Rabbia Giovane
Milano, CRT Teatro dell'Arte, dal 20 al 30 settembre 2007
Il regista Federico Olivetti ha scelto per «Sonata d' autunno» di Ingmar Bergman - dramma impietoso e sottile nato per il teatro e divenuto nel 1978 un celebre film - una via onirica, ambientandolo in una scena non realistica, un piano inclinato circolare coperto di foglie e una pedana nera con alte finestre sul fondo. Drammaturgicamente il regista mette a fuoco lo scontro e lo scavo nei sentimenti delle protagoniste, una madre e una figlia, Charlotte, donna affascinante, grande pianista e grande egoista, e Eva, bruttina, mediocre pianista dilettante, sposata a un pastore protestante dal quale ha avuto un figlio annegato a quattro anni. Le donne sono legate da un rapporto difficile carico di rancori e di rimpianti, che nella figlia il tempo ha trasformato in odio. L' incontro tra le due avviene dopo sette anni di lontananza a casa di Eva, dopo la morte del compagno di Charlotte. Una notte la figlia troverà la forza di urlare tutto il suo risentimento alla madre, con rabbia liberatoria. Alla madre non resterà che andarsene, cercare di capire i suoi errori e tentare una riconciliazione con una lettera d' accorata comprensione e speranza. Uno spettacolo non privo di suggestioni che il regista carica di troppi segni e immagini: se evocative sono le tre sedie e un tavolo che calano dalla soffitta per un pranzo sospeso nel vuoto, il vuoto dell' incomuni- cabilità o il doppio di Eva bambina che in altalena malinconica attraversa lo spazio scenico, nulla aggiungono alla parola, anzi la disturbano, le scene che sulla pedana-fondale vedono i doppi dei protagonisti impegnati in balletti della memoria. Belle le interpretazioni della brava Pia Lanciotti, una Charlotte mai di maniera, insofferente, se non cinica, di fronte al dolore, vacua per difesa e per insicurezza, e di Clara Galante, una Eva afflitta, indurita dalle pene e, anche lei come la madre, incapace d' amare.
Magda Poli